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Dopo aver rivoluzionato il mondo dei videogame con Grand Theft Auto e deliziato i palati più fini con l’immenso Red Dead Redemption, Rockstar Games torna quest’anno agli onori della cronaca con il free roaming poliziesco L.A. Noire. Il titolo sviluppato da Team Bondi si impernia su un’innovativa tecnica di motion capture che registra non solo i corpi ma anche i volti degli attori, che vengono quindi trasposti digitalmente su schermo, conferendo loro un’espressività mai vista prima. Ciò ci tornerà particolarmente utile perché, trovandoci di fronte a un titolo investigativo, condurremo più volte degli interrogatori durante in quali un’attenta osservazione della mimica facciale si rivelerà fondamentale.
A dire il vero, soprattutto nelle prime missioni, i nostri interlocutori accentueranno non poco le loro emozioni, al punto che verrà facile pensare che il titolo sia semplice da risolversi, ma la realtà è che l’errore è sempre dietro l’angolo e che capire se chi abbiamo di fronte ci sta mentendo o meno, è tutto fuorché facile. In nostro parziale soccorso vi è comunque l’inseparabile taccuino, sul quale annoteremo automaticamente tutti gli indizi rilevanti sull’indagine in corso. Esso sarà consultabile durante gli interrogatori (mentre lo facciamo sarà anche possibile alzare lo sguardo verso il sospetto, per vedere come sta reagendo) e servirà a ricordarci persone, luoghi e prove con cui incastrare l’indiziato.
L.A. Noire, però, è un gioco dalla sceneggiatura tutt’altro che elementare, e alcuni casi ci proporranno una tale mole di indizi che sarà difficile raccapezzarsi. Già, perché durante un interrogatorio a nostra disposizione avremo tre alternative: Verità, Dubbio o Bugia. Nel primo caso crederemo a quanto ci dice l’interrogato, nel secondo lo metteremo in discussione, nel terzo invece lo accuseremo di mentire. Quando ciò accadrà dovremo sempre produrre una prova a sostegno della nostra tesi, e questo sarà possibile andando a pescare il giusto indizio dal taccuino. Qualora si scelga la prova sbagliata o si accusi qualcuno di mentire senza avere modo di incastrarlo, falliremo quella parte di interrogatorio.
La difficoltà sta quindi nel ricordare sempre tutte le prove a nostra disposizione (e possono essere molte, in alcune indagini) e nel capire quando usarle. A questo si aggiunge che, soprattutto più avanti nel gioco, avremo a che fare non più con cittadini timorosi davanti alla Legge, ma con ceffi strafottenti, bugiardi incalliti e persone fredde come il ghiaccio, che ci guarderanno dritto negli occhi mentre mentono spudoratamente. Se allora concludere una missione col punteggio pieno relativamente agli interrogatori è tutt’altro che facile, è già più alla nostra portata riuscire a raccogliere tutti gli indizi disponibili sulla scene del delitto. In tal caso una musica di sottofondo resterà attiva fino a che ci saranno prove da scovare, e una vibrazione del pad ci avviserà quando saremo in prossimità di qualcosa che meriti la nostra attenzione.
Ciò riguarderà non solo gli oggetti lasciati sulla scena del delitto ma anche gli stessi cadaveri dei malcapitati sulla cui morte ci troveremo a investigare. In tal caso non sarà raro affrontare momenti molto forti, come quando ci dovremo chinare sui corpi di povere donne martoriate da un serial killer, e muoveremo la loro testa tumefatta per scorgere eventuali segni di strangolamento, sentendo le vertebre cervicali scrocchiare tra le nostre mani.
Sarebbe però riduttivo, dopo questa lunga dissertazione sugli interrogatori e sulla raccolta delle prove, pensare che L.A. Noire si riduca a queste due attività, perché il gioco rappresenta in realtà la summa del genere poliziesco. Nel corso della nostra carriera saremo prima dei semplici agenti di pattuglia, poi verremo promossi al Traffico, quindi alla Omicidi, alla Narcotici e infine riallocati alla Incendi Dolosi. Ognuno di questi assegnamenti ci porterà a lavorare al fianco di partner diversi, caratterizzati da personalità ben definite, che alle volte ci saranno di aiuto durante le indagini. Soprattutto, però, ci porterà ad affrontare casi diversi: un conto è infatti mettersi sulle tracce di un serial killer, un altro su una società edile che brucia le case di coloro che non voglio venderle i loro terreni. Un conto è esaminare un cadavere brutalmente massacrato da un maniaco, un altro lo è ricostruire le dinamiche che hanno portato Los Angeles a essere invasa da mezzo milione di dosi militari di morfina, indebitamente sottratte all’esercito.
Di conseguenza cambierà anche l’umanità che ci troveremo a investigare nel corso della nostra carriera: barboni e uomini d’affari, giovani lolite che tentano di sfondare a Hollywood e produttori senza scrupoli, galoppini e mafiosi, pugili e allibratori, cantanti e attori, anarchici e mafiosi e, più in generale, tutto quello che ha da mettere sul piatto la Città degli Angeli negli ultimi anni ’40. Ciò varierà non solo i nostri interrogatori ma anche le storie che ci troveremo a dover risolvere e le situazioni in cui resteremo invischiati. L.A. Noire è infatti un gioco che stupisce per la propria varietà: analisi della scena del crimine, ricerca degli indizi, inseguimenti a piedi o in macchina, pedinamenti, appostamenti, sparatorie, scazzottate e interrogatori incrociati, sono solo alcuni degli ingredienti di un cocktail da gustare un sorso alla volta.
Alcuni casi si concluderanno con solo tre domande e tanta azione, altri invece col taccuino pieno di indizi da analizzare alla Centrale di Polizia. Alle volte si dovrà mettere mano alla pistola, altre usare l’intelletto. Potrà accadere che l’indiziato confessi tutto o che voi lo dichiariate colpevole dopo un interrogatorio incrociato con un suo complice, seduto nella stanza a fianco. A questo bendiddio va aggiunto che la sceneggiatura di ogni singola indagine è talmente ben fatta che quel che all’inizio pare un crimine banale potrebbe vedervi alla fine della missione intenti a correre a rotta di collo per il set di un kolossal hollywoodiano, con le scenografie che crollano sotto i vostri piedi mentre inseguite un sospettato. Rockstar ha inventato storie che non si sa mai dove andranno a parare fino a quando non le si vive in prima persona, il che merita un plauso incondizionato.
Tutti e 21 gli episodi di cui si compone questa serie televisiva travestita da videogioco, partono slegati ma alla fine mostrano una linea comune che li unisce. La storia personale di Cole Phelps, il protagonista, si intreccerà con una trama parallela scopribile trovando 13 quotidiani sparsi per Los Angeles. Questo cocktail si arricchirà poi di alcuni flashback in bianco e nero, ambientati nella Seconda Guerra Mondiale a Okinawa, che mostreranno come Phelps sia diventato un eroe decorato e quali segreti nasconda. Una sceneggiatura su tre livelli, dunque, che evidenzia una volta di più l’attenzione riposta da Rockstar, sebbene vista la sua lunghezza richieda una certa pazienza per essere apprezzata.
L.A. Noire è infatti un prodotto che trascende il medium del videogame entrando di prepotenza anche in quello del cinema, e come tale va analizzato tenendo conto di elementi quali il cast degli attori, la qualità della recitazione, la regia e il montaggio. Quello che acquisteremo dal nostro rivenditore di fiducia può essere visto tranquillamente come un disco con dentro un videogioco oppure come un cofanetto di un serial poliziesco dove siamo noi a condurre gli interrogatori, noi a decidere l’ordine con cui portare avanti gli interrogatori, noi a scegliere quali piste seguire e noi a guidare le macchine per le strade di Los Angeles.
La longevità di L.A. Noire va poi ben oltre le 25/30 ore richieste per concludere la storia e raccogliere i collezionabili. Terminato il primo giro di giostra verrà senz’altro voglia di farsene un altro, provando questa volta a fare il perfect score con gli interrogatori (magari con una guida strategica al fianco) e vedendo come cambierebbe la trama se questa volta scoprissimo tutti gli indizi o evitassimo la strigliata del capitano per avere mandato in carcere un innocente.
E se tutto ciò non bastasse, sappiate che L.A. Noire va ancora una volta oltre i confini del videogioco per offrirci un affresco dell’America post-bellica, dove gli uomini di colore sono chiamati negri, dove ci viene assegnata una missione in cui arrestare un comunista per ragioni ideologiche, e dove la massima aspirazione per un poliziotto è mandare un colpevole a morire nella camera a gas. C’è una critica neanche troppo velata verso la società americana bigotta, il suo falso puritanesimo, la sua ignoranza e la sua ipocrisia di facciata, quando poi in privato accadono le peggio cose, anche a livello istituzionale. Ve ne accorgerete nel momento in cui le vostre indagini alla narcotici vi porteranno a indagare su storie che sarebbe meglio lasciare sepolte. Lo scoprirete quando il vostro collega vi dirà che, al di là di un proibizionismo di facciata, la politica ha tutto l’interesse affinché alcol e droga vengano smerciati, perché così le fasce basse della società saranno troppo narcotizzate per capire dove le stia portando realmente l’American Dream.