REPORT
Di Assinform
Pubblicato: giugno 2012
Prezzo: 150,00
Il Rapporto Assinform giunge quest’anno alla 43esima edizione, confermandosi punto di riferimento, consolidato ed esaustivo, dell’analisi nazionale del settore ICT: in nessun altro Paese europeo viene pubblicato, dalle associazioni di settore, uno studio così completo sul mercato dell’high-tech nazionale, con confronti puntuali con le principali economie mondiali.
Cambiamento. È il termine che più ricorre nell’edizione del Rapporto Assinform di quest’anno. I trend dell’ICT si intrecciano con i tratti di una trasformazione profonda, che supera anche l’onda della globalizzazione e che ora accelera, facendo evolvere sempre più profondamente il nostro modo di comunicare, di produrre e fare sistema, di trascorrere il tempo libero e quindi, in sintesi, cambiando il nostro stile di vita.
Già sappiamo che le dinamiche di mercato in Italia non hanno corrisposto alle attese. Ancora nel 2011, crisi e manovre di risanamento hanno frenato la domanda di ICT, allargando il gap digitale rispetto ai paesi guida dell’Europa e dell’economia mondiale. È un fatto, così come è una necessità l’urgenza di ridare slancio alla crescita al più presto, investendo e credendoci. Perché così facendo è il Paese a guadagnarci in termini di occupazione, opportunità di impresa, benessere e prospettive per le generazioni future. Ma non è tutto.
Infatti, il Rapporto di quest’anno porta ad evidenza segnali nuovi. Segnali che aprono scenari in cui rigore finanziario e modernizzazione non sono affatto in antitesi, e che vanno colti.
Guardando più a fondo e superando i limiti del perimetro tradizionale dell’ICT, la prospettiva cambia, rivelando opportunità che non vanno trascurate. Al calo marcato delle componenti tecnologiche più tradizionali si contrappone la crescita di realtà che sino ad oggi restavano nascoste o escluse dalle precedenti osservazioni. E il riferimento è non solo all’evoluzione al digitale di interi comparti, come quelli dei contenuti, dei servizi e prodotti di intrattenimento o dei sistemi speciali. È anche a tutte quelle componenti nate dalla combinazione, o come si usa dire “convergenza”, sempre più stretta tra informatica e telecomunicazioni, come il cloud computing, i servizi online in mobilità, la dematerializzazione dei documenti, l’internet delle cose, e così via, sino a tutto quanto ruota attorno ai social network e alle smart community.
Tutte queste realtà trovano riconoscimento esplicito nella nuova classificazione del mercato introdotta nel Rapporto 2012 da Assinform, quella del Global Digital Market. Una impostazione che articola anche le componenti di sempre in modo diverso e più consono ai tempi, che permette una visione più completa e attenta alle evoluzioni, di capire come il potenziale della domanda ICT sia enorme, soprattutto a favore delle PMI. E rende chiaro che per far ripartire la modernizzazione digitale, oggi, non servono più piani faraonici, ma poche e chiare decisioni, semplici ma strategiche.
Buona parte di quelle decisioni sono già contemplate nell’Agenda Digitale Italiana, l’insieme dei provvedimenti che il Governo dovrebbe mettere a punto per mettere l’Italia al passo con gli indirizzi di Europa 2020 per la modernizzazione infrastrutturale e culturale.
Gli ambiti di intervento definiti dal Governo in materia di Agenda Digitale sono proprio quelli su cui Assinform da tempo richiama l’attenzione: diffusione della ultra banda larga, soprattutto per le imprese, condizioni favorevoli per l’ecommerce, accelerazione delle pratiche di egovernment, sviluppo delle competenze digitali, sostegno alla ricerca e all’innovazione ICT, maggiore interazione fra imprese, cittadini e pubbliche amministrazioni basate sull’ICT.
Nel momento in cui va in stampa questo Rapporto, sono ancora in corso i lavori della “Cabina di regia” interministeriale che presenterà entro giugno le linee guida di intervento dell’Agenda Digitale Italiana e i relativi provvedimenti attuativi. L’auspicio è che prendano forma misure e azioni sostanziali, durevoli nel tempo, e realizzabili da subito.
È tempo che sia così. Non abbiamo più bisogno di rinvii su aspetti che condizionano sempre più la collocazione del nostro Paese nella divisione internazionale del lavoro e del benessere. La nuova visione del Global Digital Market lo conferma, e ci fa capire che ci sono dinamiche spontanee che vanno colte e incoraggiate. È questo il cambiamento che dobbiamo realizzare.