Garbagepatchstate.org

di Flavio Fabbri |

RECENSITI


Garbagepatchstate.org

Dall’11 aprile 2013, la grande isola d’immondizia che galleggia per gli oceani di tutto il mondo è stata riconosciuta come Stato dall’Unesco e il suo nome è Garbage Patch State. Una provocazione e una denuncia chiara, portata avanti dall’artista italiana Maria Cristina Finucci, che con l’istallazione ‘Wasteland’ (in mostra alla prossima Biennale d’arte di Venezia) a inaugurato la cerimonia ufficiale a Parigi. Di questa nuova nazione liquida e poliforme c’è anche un sito web istituzionale: www.garbagepatchstate.org.

 

Lo stato non possiede confini definibili né ubicazione certa: la sua posizione cambia continuamente, ma è dotato di un esercito regolare, di armi potenti, di Istituzioni, di una popolazione che cresce a ritmi incessanti. Ogni anno nuove migliaia di tonnellate di rifiuti, soprattutto plastica, vanno ad aumentare la grandezza del Garbage Patch, attualmente stimata intorno ai 10 milioni di Kmq. L’artista italiana ha pensato bene di dare una bandiera a questo Stato e una Costituzione. Il vessillo è caratterizzato da un fondo azzurrino, come il mare, segnato da puntini rossi, dei vortici, che ricordano il simbolo del riciclo (mancato) di tanta e tanta monnezza finita in mare seguendo fiumi, canali di scolo e il tragitto di migliaia di grandi navi  mercantili.

 

Patrocinata dal ministero dell’Ambiente, ‘Wasteland‘ è un’opera d’arte pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce minuto dopo minuto: già oggi, se si potessero raccogliere tutte le immondizie che galleggiano su mari e oceani e quelle più pesanti, che ne tappezzano i fondali, si creerebbe un deposito di rifiuti più esteso dell’Himalaya e più alto dell’Everest. Nel solo gorgo tra Hawaii e Giappone, nel Pacifico, si calcola galleggino 3,65 milioni di tonnellate di plastica. Circa 1 milione di pesci e altrettanti gabbiani muoiono all’anno per occlusione da ingestione di oggetti di plastica. Il problema però è anche di natura organica, perché i microframmenti di quella plastica buttata nei mari creano un ‘brodo’ che e’ scambiato dai pesci per plancton. Così, quelle sostanze, incamerate nelle carni dei pesci, arrivano a noi che a nostra volta le immettiamo nei nostri organismi come cibo (avvelenato9.

 

Accedendo al sito web del Garbage Patch State si può subito notare visivamente la disposizione degli enormi gorghi di immondizia che galleggiano negli oceani di tutto il mondo. Basta passare il mouse sul globo terrestre che occupa l’home page e si individuano subito le 5 regioni mobili che compongono lo Stato della Monnezza. Nei canali di navigazione del sito, che si trovano nella parte in alto a destra della prima pagina, ci sono le fotografie terribili dell’isola di plastica in ‘Gallery‘ e gli effetti che essa ha sulla fauna marina (che poi arriva sulle nostre tavole), l’area stampa in ‘Press‘ (ancora in via di allestimento), le proprietà del Garbage Patch State in ‘Programmi’, con le note ironiche ma statisticamente valide relative al territorio, lo Stato, la bandiera, la cultura, gli eventi e le statistiche della nuova nazione riconosciuta dall’Unesco.

 

Nell’area ‘Chi siamo’, invece, è spiegata bene la genesi del progetto e quindi del sito web: “un sistema di vita per gli abitanti del Garbage Patch State, la cui mitologia è frutto dell’apporto di molte persone. Alla stesura dei testi che la compongono hanno contribuito gli studenti dell’Università di Ca ‘Foscari che aderiscono al programma “Competenze per la Sostenibilità” della prof. Chiara Mio. Si tratta, come nella mitologia classica, di una narrazione fantastica in contrapposizione ad una spiegazione che soddisfi un interesse scientifico, mirata a suggerire riflessioni per una più responsabile condotta dell’uomo”.

 

Il progetto Wasteland si basa essenzialmente sul coinvolgimento del pubblico e vive delle reazioni che riesce a provocare nelle persone con cui entra in contatto, per questo Garbage Patch State si muove anche sui social media, in particolare Facebook e Twitter. The ‘Away’ State, anche definibile come l’Isola che non c’è, è un’espressione artistica e culturale del nostro tempo, un modo per informare, provocare e comunicare con la gente, con il nostro vicino di casa, per far comprendere a fondo (perché ancora ce n’è bisogno) quanto ci costa, in termini di qualità della vita e di impatto ambientale, il continuo consumo di prodotti altamente inquinanti.

 

Dopo il passaggio all’Università di Ca’ Foscari, per la Biennale di Venezia, da settembre 2013 Wasteland sarà a in esposizione a Roma, presso il Museo MAXXI e l’Università degli Studi Roma Tre.

 

Graficamente Garbagepatchstate.org non colpisce per un’interfaccia particolarmente curata o d’impatto visivo, ma l’idea di dare un’immagine e una dimensione globale alle tante chiatte d’immondizia che si sono formate nei mari di tutto il mondo è sicuramente originale, in termini artistici, e utile, da un punto di vista sociale e culturale. I contenuti del sito sono facilmente accessibili, anche se in via di definizione, e caratterizzati da linguaggi semplici e alla portata di tutti. Buono il livello di interazione con i contenuti, quasi tutti multimediali, e altrettanto soddisfacente è il grado di user experience.

 

Contenuti: @@

Grafica: @@

Usabilità: @@@

 

Legenda: @ sufficiente; @@ buono; @@@ ottimo

 

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