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Dialettica della cultura e della comunicazione

BIBLIOTECH


Franco Angeli Editore

Pubblicato: settembre 2013

Pagine: 142

ISBN: 9788820424978

Prezzo: 17,00

 

Il filo conduttore degli argomenti esplorati nel volume è il principio dell’inafferrabilità della cultura.

Questa espressione si riferisce all’insuperabile tensione che caratterizza il rapporto tra le due dimensioni costitutive dei fenomeni culturali: da un lato il loro darsi come “forme”, sul piano estetico come su quello funzionale, dall’altro il negarsi come “forme”, in una continua ricerca che fa della cultura un “processo”, un mondo in trasformazione, il cui esito, transitorio, è quello della costituzione di “forme” nuove.

 

Non si tratta di discontinuità o alternanza, nel senso della contrapposizione tra due “stati” del sociale, ma di duplicità: di un’antinomia contestuale, sempre presente. Per Georg Simmel, una dialettica di questo genere appartiene, più in generale, alla vita stessa, con riferimento alla quale la cultura designa, in opposizione alla processualità della vita e al suo destino mortale, l’esperienza della “durata”. Su identiche basi, Alfred Kroeber concepisce la cultura in termini di “eredità” (superorganico), includendovi tutti quegli elementi, materiali, ideali, normativi, che resistono al tempo come se vivessero di vita propria, imperituri.

 

Il testo mostra come, in realtà, tale dinamismo antinomico (“forma” e “processo”) si ritrovi, appunto, anche all’interno dei fenomeni culturali, ma con una differenza che, di fatto, capovolge il pessimismo romantico di Simmel: mentre nella dialettica dell’esistenza la ricerca di “forme” (per esempio, con l’arte) risponde al desiderio di sottrarre la condizione umana al suo destino di finitezza, creando oggetti immortali come immortale è l’opera d’arte, nella produzione culturale questo disegno è attuato con la ricerca di un superamento di queste “forme”, ossia propugnando ciò che in esso vi è di indeterminato, di vago, di “aperto”, fermo restando che tale ricerca transita e si esprime sempre attraverso creazioni dello stesso ordine di quelle fatte oggetto di superamento.

 

In questo senso, parafrasando Howard Becker, è difficile, ovunque si guardi, cogliere gli estremi di “una” cultura, di una entità che si offra come unità: ciò che denominiamo così, alludendo a un mondo indivisibile, è sempre un insieme variegato di mondi, un “mondo di mondi”.

 

Se c’è una tradizione, essa si frantuma in stili, ossia in processi innovativi, e un dinamismo del genere si fa valere sia in campo estetico, sia, ancor più, seguendo Roman Jakobson, in quello dei processi di comunicazione.

 

Maurizio Bonolis, è professore ordinario di Sociologia generale alla Sapienza, Università di Roma. Nell’ultimo decennio ha pubblicato studi su temi di epistemologia, di sociologia della cultura, di teoria dell’azione e della razionalità soggettiva.

 

Flavio Fabbri

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