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Hard media

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Johan e Levi Editore

Pubblicato: 30 maggio 2013

Pagine: 176

ISBN: 9788860100931

Prezzo: 20,00

 

Da due secoli a oggi, il superamento del concetto di bellezza in senso classico ha creato una nuova coscienza del gusto, in cui rientra la rappresentazione tanto della violenza e dell’orrido, quanto della sessualità, in tutte le sue forme, anche di perversione.

 

Bruno Di Marino riconduce l’ingresso dell’immagine pornografica nel mondo dell’arte moderna al 1866 quando Gustave Courbet dipinse L’origine del mondo. A partire da quella data, l’arte, liberata dai parametri sociali del buon gusto, ha potuto accedere alla dimensione dell’eccesso, del non rappresentabile e quindi anche del pornografico, ma è soprattutto negli ultimi decenni che si è assistito al moltiplicarsi di immagini di carattere spiccatamente porno nei diversi ambiti delle arti visive, e tra questi anche la performance e il video, linguaggio d’elezione della pornografia moderna

 

L’autore approfondisce inoltre come anche nel mondo del cinema il soggetto pornografico abbia subito notevoli cambiamenti, soprattutto sotto l’aspetto della fruizione di video o film hard. Un cambiamento registrato nell’ultimo decennio e soprattutto legato al web, che ha apportato una nuova rivoluzione nella diffusione e uno stravolgimento superiore a quanto avvenuto per altre tipologie di immagine in movimento, sdoganando il porno come genere vero e proprio.

 

Il saggio illustra attraverso rimandi a critici, artisti, opere, attori, film-maker come l’immagine hard si sia sviluppata e diffusa nell’ambito delle arti visive e del cinema, fino a giungere al web, mezzo attraverso il quale l’immaginario hard, la sua produzione e fruizione si sono aperti al largo pubblico.

(Nota a cura dell’editore)

 

Bruno Di Marino, è uno studioso dell’immagine in movimento, specializzato in particolare in sperimentazione audiovisiva, nuovi media e rapporti tra il cinema e gli altri ambiti artistici (arti visive, design, architettura, fotografia, musica). Nel 1993 ha fondato l’archivio audiovisivo del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, di cui è stato responsabile fino al 2001.

 

Flavio Fabbri

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