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Il mondo dopo la fine del mondo

BIBLIOTECH


Et al. Edizioni

Pubblicato: giugno 2012

Pagine: 116

ISBN: 8864630762

Prezzo: 11,00

 

La fine del mondo è arrivata con l’arte contemporanea e con internet. Il mondo dopo la fine del mondo è la realtà che stiamo vivendo: “Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è ormai entrato in una fase di implosione. […] Dopo tremila anni di espansione in ogni settore e di crescente alienazione specializzata nelle innumerevoli estensioni tecnologiche del corpo umano e delle sue funzioni, il nostro mondo, con drammatico rovesciamento di prospettive, si è ora improvvisamente contratto. L’elettricità ha ridotto il globo a poco più che un villaggio“.

 

C’è anche una data: il 1964. Uno scollamento temporale tra storia e vita quotidiana, dopo di cui ci si rese conto che il mondo era finito e altri mondi avevano preso vita.

 

I Beatles arrivano per la prima volta in America. Di lì a poco, le rivolte nei campus universitari avrebbero scosso tutti. È il 1964, e “l’estate della libertà” avrebbe scritto una pagina della storia dei diritti civili. È un anno di inizi, di inneschi.

Ma è anche l’anno in cui viene pubblicato il libro di Marshall McLuhan, “Understanding Media: The Extensions of Man” (“Gli strumenti del comunicare”), destinato ad avere un’influenza planetaria sul nostro modo di considerare i mass media.

 

Con “villaggio globale” McLuhan si riferiva al potere di identificazione che prima la consistenza delle distanze rendeva molto difficile. Un ossimoro che non smette ancora di affascinare: il mondo ridotto ad un villaggio globale. Un concetto su cui sono stati versati fiumi d’inchiostro e su cui non mancano le perplessità avanzate da diversi studiosi, su tutti Marc Augé.

 

I mass media sono dei potenti strumenti di identificazione dell’altro. Lo includono nel villaggio globale, ovvero in uno spazio circoscritto dai media stessi. Una raggiunta delimitazione del mondo. Una fine mediatica del mondo.

 

Saranno quindi l’arte e i new media a generare nuovi mondi: “Con mondo dell’arte oggi si intende un mondo di relazioni sospette, difficilmente circoscrivibile e che costituisce l’aura di alcune opere d’arte contemporanea. Prima le opere d’arte, poi le identità virtuali del Web, ricreeranno altri mondi. Mondi sorti dalla saturazione delle informazioni che ci parlano continuamente del Mondo“.

 

Con la comparsa di Facebook anche il mondo della rete subisce un processo di implosione. Che sia allora solo il mondo dell’arte contemporanea l’unico mondo ancora rimasto, l’unico mondo dopo la fine del mondo? Con gli strumenti della filosofia – ma soprattutto della pop filosofia – Tommaso Ariemma ci conduce attraverso mostre, scandali, vampiri e rivoluzioni tecnologiche all’interno di un campo dove i social media e l’arte contemporanea rappresentano due modi opposti di mostrare cose e persone e dove ne va della nostra identità e dell’amicizia con l’altro.

 

 

Tommaso Ariemma, è insegnante di Estetica presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Fra le sue ultima pubblicazioni: L’estensione dell’anima. Origine e senso della pittura (2009); Logica della singolarità. Antiplatonismo e ontografia in Deleuze, Derrida, Nancy (2009); Immagini e corpi. Da Deleuze a Sloterdijk (2010); Contro la falsa bellezza. Filosofia della chirurgia estetica (2011).

 

Flavio Fabbri

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