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Giornalismo italiano

BIBLIOTECH


Mondadori Editore
Pubblicato: novembre 2001
Pagine: 2112
ISBN: 978880458354
Prezzo: 55,00

Tra il 1968 e il 2001 la storia del giornalismo italiano non può non riflettere i segni di una difficile transizione economica, politica e culturale che non è senza rapporto con la realtà dei nostri giorni difficili. La strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) segna un decisivo spartiacque tra due stagioni della vita pubblica italiana e, a sette anni dalla morte mai chiarita di Enrico Mattei, inaugura una sequenza di misteri italiani che sulla stampa quotidiana e periodica trovano una lettura argomentata e un controcanto lucido e appassionato, degno della tradizione più alta del giornalismo d’inchiesta.

 

Degli anni terribili delle stragi offrono un resoconto impegnato e fede degno alcuni eccezionali cronisti di una nuova generazione, da Marco Nozza a Giampaolo Pansa a Romano Cantore, indisponibili al riuso delle malcerte o mistificatorie verità ufficiali. Il terrorismo e la criminalità mafiosa e camorristica diventano due drammatiche pietre di paragone per i giornalisti meno disposti a stabilire, con l’una e con l’altra, relazioni di convivenza non conflittuale: sul duplice fronte della narrazione e della lotta antiterroristica e anticriminale muoiono, tra gli altri, Carlo Casalegno, Walter Tobagi e Giancarlo Siani, presenti nel volume con gli scritti che sono costati loro la vita.

 

Non viene meno il tradizionale codice del “vado, vedo e racconto”, ma anche per effetto della concorrenza del mezzo televisivo e degli strumenti della rivoluzione telematica, si arricchisce e si complica di nuove armoniche nella direzione di una pratica della riflessione critica sempre meno separata dai fatti e sempre più accentuatamente calata in re. Le guerre prossime (nei territori della ex Jugoslavia) e lontane (l’Afghanistan, l’Iraq) continuano a essere raccontate con tempestività e con forza di rappresentazione non più solo da maestri come Egisto Corradi, Bernardo Valli, Oriana Fallaci, ma anche dai più giovani inviati di guerra (Tiziano Terzani, Mimmo Càndito, Ettore Mo), che arricchiscono di nuove implicazioni e prospettive un genere di “corrispondenza” diventato classico nel corso dell’intero Novecento.

 

Alla crisi dei vecchi equilibri politici e di potere, radicalizzata e accelerata nel 1992 da Tangentopoli, corrisponde la tendenziale riconversione della figura professionale del giornalista, esposta, in quel punto, alle accelerazioni impresse all’universo della carta stampata dalle prospettive del “tempo reale” e dalla progressiva erosione degli ambiti canonici della comunicazione “cartacea”. Anche di questa trasformazione profonda che mette in discussione i fondamenti stessi del “mestiere” del giornalista e i cui esiti, quotidianamente sotto gli occhi di tutti, non appaiono facilmente prevedibili nel futuro, il quarto volume aspira a essere un sismografo fedele.
(Dalla quarta di copertina)

Franco Contorbia, è nato a Novi Ligure nel 1946, insegna da trent’anni Letteratura italiana moderna e contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova.
 

 

Flavio Fabbri

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