BIBLIOTECH
Apogeo, Milano 2006
Pagine 118
ISBN 88-503-1044-7
Prezzo 5.00
I chip di Nostradamus è un agile testo di 120 pagine circa, articolato in dieci capitoli che dall’alchitech portano al nanotech.
Per ciascun argomento vengono proposti documenti rari o assenti dalle classiche bibliografie, ma soprattutto affrontati con un taglio a metà tra il videogioco e la divulgazione televisiva. Da Gutenberg a Newton, da Tesla a Shockley, da Holt a Gargini (chi sono costoro?) con un’attenzione particolare al transistor e al microprocessore. L’ultimo capitolo è dedicato alla fantascienza, spesso accreditata di potere anticipatorio (ma così non fu), con un’analisi attenta di quali microprocessori abbiano reso possibili amici e nemici della quarantennale saga di Star Trek.
L’era che stiamo vivendo è caratterizzata dall’elettronica digitale. Oltre ad elaboratori personali e a telefonini, questa tecnologia sta modificando l’intero panorama, entrando nella televisione, nella musica e nei film, ma anche nelle automobili, negli elettrodomestici, nei dispositivi sanitari e in moltissimi altri campi, inventandone sempre di nuovi.
Divulgare questi argomenti è estremamente difficile: il termine microprocessore sembra essere infettivo, e al massimo si riesce a contrabbandarlo come il generico chip, svilendo qualsiasi comunicazione. Eppure stiamo parlando di un dispositivo che ha cambiato il volto del mondo.
La straordinaria rivoluzione dell’oggi nasce ufficialmente nel 1971, allorquando un’azienda statunitense, la Intel, grazie anche ad un italiano, Federico Faggin, inventa un nuovo dispositivo: il microprocessore. Da sempre siamo abituati a manufatti che hanno una sola funzione, ma stavolta non è così: con il microprocessore, per la prima volta nella storia dell’umanità è disponibile un sistema privo di una sua anima unica, ma che grazie ad un agente immateriale, il software, può svolgere teoricamente qualsiasi compito. Il microprocessore rivoluziona il modo di pensare del mondo, imponendosi nei decenni e scatenando vere e proprie guerre commerciali.
Al volgere del Terzo Millennio, però, l’evoluzione del microprocessore sembra fermarsi. La conoscenza è cristallizzata sotto alcune forme ormai schiave del loro stesso successo; l’aumento di potenza imposto dal modello produttivo viene ottenuto inserendo più unità uguali su un’unica piastrina di silicio, il chip. È un processo normale: lo stesso è avvenuto per l’automobile a scoppio, oggi in ridiscussione, gli elettrodomestici classici, la radio e la televisione e molte altre soluzioni tecnologiche.
La fisica, quella degli astri e dei proiettili che poi ha portato all’elettronica e alla sua miniaturizzazione, è invece una scienza fuori dall’uomo. Portare conoscenze e coscienze dall’interno dell’uomo verso i punti più lontani da esso è una svolta radicale: può essersi verificata via via nel tempo, un po’ per volta, oppure ha richiesto una decisa frattura con un certo passato?
“I chip di Nostradamus” propende per questa seconda ipotesi, anzi cerca di dimostrare che tale frattura è dovuta ad un sol uomo, circa cinquecento anni fa. L’excursus parte dalla metà del XVI secolo ed affronta alcuni dei principali snodi tecnologici della storia, ipotizzando un rallentamento della microelettronica e dimostrando che con l’avvento delle nanotecnologie – nuove soluzioni che coinvolgono tutte le scienze – si sta tornando ad una scienza dentro l’uomo, che migliora quantità e qualità di cibi, tessuti, medicinali.
(dalla quarta di copertina)
Leo Sorge scrive sull’elettronica di consumo dal 1976. Ha coordinato tre mensili d’informatica (Computer Shopper, Byte Italia e PCUPgrade). Ha collaborato con svariati quotidiani e settimanali, ha realizzato manuali su svariati argomenti tra i quali home e personal computer, software, satelliti, microprocessori, sicurezza, wireless, blog. Il suo sito è http://www.futuristico.it.