BIBLIOTECH
Dino Audino Editore, Roma 2006
Pagine 176
ISBN 88-7527-136-4
Prezzo 15.00
Nei film, in tutti i film, si possono trovare sequenze semplicemente belle e sequenze invece magiche. Le prime sono quelle in cui la “bellezza” è data da elementi non necessariamente “filmici” in senso stretto, quali, ad esempio, la recitazione oppure il paesaggio oppure la sceneggiatura; le seconde sono invece quelle dovute esclusivamente al lavoro della cinepresa e per la loro natura sarebbero impensabili prima e al di fuori dell’intervento del linguaggio filmico. Ne deriva che, mentre i film semplicemente “belli” possono essere anche raccontati a parole, quelli “magici” sono intraducibili nel linguaggio verbale e occorre, dunque, soltanto vederli.
L’intento del presente repertorio è, dunque, quello di mostrare le sequenze in cui la cinepresa si “stacca” dalla storia per ascendere ai piani alti della “poesia”.
Si tratta, naturalmente, di sequenze pur sempre inserite all’interno di una salda struttura narrativa e che da questa traggono la loro ragion d’essere espressiva (altra cosa sono, invece, i formalismi gratuiti e le sperimentazioni visive fini a se stesse) e per questo sono analizzate essendo precedute dalla sinossi e dallo script della scena. Il tutto per acciuffare quei “colpi di cinema” che da soli valgono la visione di un film e che sono i soli che restano impressi nella memoria dello spettatore anche a distanza di anni, allorché della storia si sarà quasi perso ogni ricordo.
(dalla quarta di copertina)
Angelo Moscariello, critico e saggista, attualmente collabora con “L’indice” e “La rivista dei libri“. È docente di Storia del Cinema presso l’Accademia dell’Immagine (dal 1996) e l’Università di L’Aquila (2003-2005). Ha pubblicato: “Il cinema di Godard” (1970); “Claude Chabrol” (1977); “Cinema e/o letteratura” (1981); “Come si guarda un film” (1982); “Come si gira un film” (1995); “Invito al cinema di Losey” (1998); “L’immagine equivalente. Corrispondenze tra cinema e letteratura da Dante a Robbe-Grillet” (2005).