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La violenza televisiva

BIBLIOTECH


Carocci, Roma 2006
Pagine 200
ISBN 88-430-3707-2
Prezzo 18.80

 

La violenza in televisione è un tema “caldo” che vive di contrapposizioni.

 

C’è chi la condanna sempre e comunque, chi la assolve sostenendo che essa riflette semplicemente ciò che accade nella vita sociale e chi addirittura le assegna un positivo valore di liberazione e sfogo delle tendenze aggressive.
C’è poi chi osserva che violenza e crudeltà sono presenti anche nelle tragedie greche, nei drammi di Shakespeare e nelle fiabe di Perrault e dei fratelli Grimm. È vero. Ma qual era il senso della violenza, in quale contesto veniva presentata e quali funzioni sociali assumeva? Insomma, cosa c’è di simile e cosa c’è di diverso tra quei racconti di violenza e la violenza televisiva?

 

Il volume risponde a questi quesiti analizzando le forme che la violenza assume nei diversi generi televisivi, le motivazioni che spingono i creatori a produrre e distribuire programmi con contenuti violenti e i destinatari ad apprezzarli, gli effetti che la violenza televisiva può produrre sulla mentalità, le emozioni e i comportamenti degli spettatori.

 

La tesi centrale è che accanto a una violenza “nella” televisione, vi sia una violenza “della” televisione, che non è appena la riproduzione della violenza reale, ma presenta caratteri propri e specifici: la violenza tiepida, la violenza-spettacolo, la violenza del monopolio della parola.
(dalla quarta di copertina)

 

Guido Gili è docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e preside della Facoltà di Scienze umane e sociali dell’Università del Molise.

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