BIBLIOTECH
Feltrinelli, Torino 2005
Pagine 176
ISBN 8807710234
Prezzo 8.50
Le grandi corporation privatizzano sempre più i risultati della ricerca di base scientifica. L’Open Source propone un modello di condivisione delle conoscenze a vantaggio del bene comune.
Negli ultimi trent’anni anche in campo scientifico hanno prevalso logiche di mercato rivolte ai risultati, innescando una gara al brevetto, che ha favorito di fatto solo gli interessi delle grandi corporation.
l sapere scientifico è diventato un bene commerciale da vendere sui nuovi mercati globali, alla stregua delle altre merci. Così come nell’informatica si sta cercando di sottrarre la nuova conoscenza alla logica della privatizzazione, anche in campo scientifico compaiono i primi tentativi organizzati di frenare questa corsa: attraverso l’implementazione dell’idea di Creative Commons (diffusione sotto licenza di prodotti intellettuali con una serie di limitazioni stabilite dagli autori, che però non strozzano un loro uso pubblico), e l’applicazione dell’Open Source, sostenuta dall’azione congiunta di gruppi di ricercatori e da alcune delle più autorevoli riviste di settore (“Nature”). Anche l’accessibilità ai risultati delle ricerche scientifiche è ritenuta da gran parte della comunità scientifica una condizione necessaria per il libero sviluppo della ricerca.
I lavori pubblicati sono realizzati, nella maggior parte dei casi, con finanziamenti pubblici. Ma l’abbonamento alle riviste specializzate è carissimo e ancora di più lo è quello online, per non parlare della proprietà delle testate, concentrate nelle mani di pochi gruppi editoriali, che in questo modo dettano legge nel mercato delle pubblicazioni scientifiche: una questione estremamente rilevante alla luce dell’asimmetria esistente tra paesi ricchi e poveri, ovvero tra paesi che possono accedere a conoscenze e quelli che non se lo possono permettere. Esiste poi il lato materiale, misurato sulla possibilità di utilizzare e trasformare le informazioni in impresa tecnologica. Il caso eclatante è rappresentato dal problema dell’accessibilità terapeutica, come nella questione dei farmaci essenziali alla sopravvivenza nei paesi del Sud del mondo.
(dalla quarta di copertina)
LASER sta a significare Laboratorio Autonomo di Scienza Epistemologia e Ricerca. Il collettivo è nato all’inizio degli anni novanta a Roma dalle lotte studentesche dell’Università La Sapienza. LASER ha vissuto la globalizzazione in prima persona plurale: molti componenti di LASER, ricercatori scientifici a vario titolo, hanno dovuto migrare nei cinque continenti. Ha pubblicato Scienza spa. Scienziati, tecnici, e conflitti.