BIBLIOTECH
Edizione Simone, Napoli 2005
Pagine 192
ISBN 88-244-8381-7
Prezzo 12.00
L’erogazione di servizi a distanza al cittadino è una rivoluzione necessaria; per realizzarla, è inevitabile ricorrere all’utilizzo di un sistema semplice, e il più possibile univoco, che condensi un insieme di funzionalità in un unico strumento, quale appunto potrebbe essere la carta d’identità elettronica.
Il concetto anglosassone di convergence – proprio della progettazione dei prodotti hi-tech industriali – sul quale si è a lungo dibattuto in passato, deve essere ora riproposto da chi vuole creare un sistema omogeneo di “distribuzione” elettronica di servizi all’utente-cittadino.
In un sistema di eGovernment è necessario infatti utilizzare pochi strumenti semplici ed adeguati: uno di questi è la smart card che riunisce in sé numerosi requisiti: è piccola (smart), portabile (portable) e può svolgere importanti funzioni solitamente soddisfatte attraverso più strumenti tradizionali.
Più funzioni, quindi, e possibilità di ottenere servizi ed informazioni attraverso una piccola (smart) carta (card) plastificata, dotata di microchip o di banda magnetica laser, attraverso la quale, come vedremo, è possibile interagire con le pubbliche amministrazioni, utilizzandola come un vero e proprio computer portatile.
È innegabile il fatto che la smart card ha avuto, negli ultimi anni, una diffusione a livello planetario, con incrementi ed utilizzi in ogni settore della vita elettronica di ciascun utente.
Ed è questo il problema.
Ognuno si ritrova, infatti, in tasca una moltitudine di smart card, ciascuna delle quali ha un suo preciso scopo, ma in un rapporto di utilizzo sfavorevole: una smart card serve ad ottenere l’erogazione di un unico servizio.
Il rapporto di servizio-utilizzo è quindi di uno ad uno.
Alcuni esempi?
Il bancomat, la carta di credito, la patente smart, la smart card dei servizi sanitari, la carta d’identità elettronica, il passaporto elettronico, la smart pass, la smart-mensa, lo smart-discount del supermarket, la smart per il carburante a prezzo agevolato, la smart con il dispositivo di firma digitale, il borsellino elettronico, la Via-card, la card telefonica, la smart tag di riconoscimento e molto altro ancora.
Questa moltitudine di smart card diverse determina un indubbio svantaggio per l’utente: quello di portarsi appresso tante “tessere”, per la cui conservazione si renderebbe necessario un capiente portafoglio, il che, nel mondo dell’eGovernment, è una contraddizione in termini.
L’utilizzo di queste tecnologie ci impone, allora, una riflessione sulla necessità di realizzare una seria interoperabilità dei sistemi, un ripensamento ed una riprogettazione delle procedure e delle funzionalità che uno stesso prodotto elettronico può offrire ai nuovi scenari della società elettronica, dove la smart card potrebbe diventare una sorta di pietra angolare nella rivoluzione dell’e-evo.
La CIE è uno strumento chiave, solutore di molti problemi, antichi e moderni, legati al riconoscimento certo dei soggetti che operano all’interno della società moderna, e che chiedono all’amministrazione servizi sempre più efficienti, veloci, precisi e qualificati, ma anche più accessibilità attraverso “strumenti a portata dell’utente”. In una parola: humancentred, secondo la filosofia di Jakob Nielsen, guru e massimo esperto dei criteri dell’usabilità.
(dalla quarta di copertina)