Senza un’azione rapida per la creazione di un mercato più equo e trasparente – obiettivo che può essere realizzato solo abolendo le distorsioni in essere tra telco e OTT – l’Europa rischia di restare ai margini anche nel settore die Big Data. È questo il parere di responsabile Big Data di Telefonica Richard Benjamins, secondo cui se non verranno affrontate, e nel modo giusto, le questioni che ostacolano lo sfruttamento dei Big Data, “tutto accadrà fuori dall’Europa”.
Per definire i Big Data, ossia i volumi di dati di grandi dimensioni, si ricorre alle ‘tre V’: volume (la dimensione effettiva del dataset, che è pari ad almeno una decina di terabyte e può arrivare ai petabyte); varietà (in riferimento alle diverse tipologie di dati, strutturati e non, come le pagine internet o quelle dei social network) e la velocità (il fatto che i dati variano molto velocemente e tendono a diventare obsoleti nel giro di pochissimo tempo).
Le applicazioni legate ai Big Data sono tante: dalle previsioni del traffico a quelle economiche e metereologiche, dalla progettazione di motori per gli aerei alla ricerca sul cancro. Qualunque cosa facciamo oggi, ne implica l’uso.
Secondo stime della Commissione, la tecnologia e i servizi mondiali legati ai big data arriveranno a 16,9 miliardi di dollari nel 2015 e grazie ai dati si potranno creare centinaia di migliaia di posti di lavoro. Le imprese che fondano i propri processi decisionali sulle conoscenze generate dai dati registrano un incremento di produttività del 5‑6%.
Si calcola inoltre che nel 2020 il PIL Ue potrebbe crescere dell’1,9%, solamente grazie alle soluzioni Big & Open Data, che è molto di più di quanto sarà la crescita ufficiale dell’Eurogruppo stimata per quell’anno. Uno scenario a cui più volte si è riferito il Vicepresidente della Commissione Ue, Neelie Kroes: “Big Data non è solo uno slogan di moda, è la ricetta per un’Europa competitiva“.
Ma queste previsioni e questi numeri non porteranno a niente se l’Europa non cambierà passo: “Ormai quasi ogni cosa è digitale e i dati sono al centro di tutto quello che succede”, ha affermato Benjamins, sottolineando che se non verranno affrontate, e nel modo giusto, le questioni che ostacolano lo sfruttamento dei Big Data, “tutto accadrà fuori dall’Europa”.
La questione da affrontare è innanzitutto la disparità di regole tra telco e OTT che genera confusione nei consumatori e nelle aziende – non si capisce perché, insomma, pur offrendo gli stessi servizi, due aziende di due settori diversi sottostanno a regole differenti.
Avere stesse regole per tutti, ha detto Benjamins, garantirà la sicurezza e la privacy dei cittadini: “Tutti siamo d’accordo sul fatto che i dati sono la linfa vitale delle tecnologie digitali. E’ perciò cruciale che la riforma del quadro giuridico sulla protezione dei dati crei un ambiente digitale affidabile”, ha detto, suggerendo ai decisori politici di adottare un approccio “risk-based che consideri non solo come i dati vengono raccolti, ma anche come vengono usati”.
Un quadro, quindi, che protegga innanzitutto “le persone prima dei dati e che prevenga ogni tipo di abuso”.