#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 10 ottobre 2014
Già pochi giorni or sono segnalavamo che a guardare gli ascolti di settembre le cose per la Rai sembravano aver preso un verso positivo. Ma a osservare questi primi giorni di ottobre sembra proprio che a Tarantola e Gubitosi gli corra l’acqua per l’orto, come si dice dei contadini più fortunati e prosperi.
Ci limitiamo al confronto fra RaiUno e Canale5, le due ammiraglie che avvinte nel Duopolio (termine che altrove allude a due parimenti dominanti, mentre in Italia definisce il sistema di regole e di prassi che danneggiano la Rai) assorbono il grosso dei ricavi pubblicitari.
RaiUno tocca il risultato più elevato degli ultimi quattro anni, superando il 20% di share negli orari serali, quelli che grazie all’ampiezza della platea decidono la gerarchia dei canali. Rispetto agli stessi giorni dell’anno passato sono ben quattro i punti di share in più (un milione di spettatori). Sicché Canale5, che non arretra e non avanza, mentre nel 2013 era appaiato a RaiUno oggi la vede in fuga e ormai lontana.
Tutto bene, dunque, per RaiUno e per la Rai in genere? Sì e no.
Sì, se si guarda ai dati complessivi dove a esser primi si fa comunque bella figura. Più problematico il giudizio se si guarda alla composizione del pubblico, dove scopriamo che a dare il primato al cavallo sono di gran lunga le signore più anziane, da sempre le più disamorate di Canale5. Basti dire che le donne con più di 65 anni, che erano già molte, 1,3mln, a seguire la Rai, sono balzate nel corrente ottobre a 1,6mln mentre le coetanee che preferivano Canale5 sono calate da 0,7mln a 0,5mln. Così accade che in questo gruppo demografico l’altr’anno RaiUno raccoglieva già il doppio di Canale5, mentre oggi ne vale addirittura il triplo. Insomma, se l’Italia fosse composta solo di queste adorabili “signore in giallo”, per RaiUno sarebbe il paradiso.
E invece in Italia ci sono anche le altre donne che insieme agli uomini di ogni età si muovono in direzione opposta. La stessa dei laureati, che lasciano RaiUno per approdare a Canale5.
Così, fra guadagni e perdite, RaiUno ci guadagna, ma solo perché si rinserra in una fortezza demografica. Una fortezza robusta, ma marginale. L’equivalente, per quel che ne capiamo, dell’arrocco nel gioco degli scacchi. Ma se ben ricordiamo, restare arroccati non si può perché la fila protettiva dei pedoni comincia a cedere e bisogna presto ritrovare il filo di una strategia di attacco se non si vuole semplicemente prolungare l’agonia.
Che è esattamente il problema attuale dell’azienda pubblica: riuscire a vincere senza contemporaneamente perdere. Diremmo che si tratta di “vincere meglio”, a rischio di passare per incontentabili.