Non è roseo il quadro d’insieme del mercato italiano delle telecomunicazioni, caratterizzato dall’ormai costante calo di linee fisse e mobili ma anche – segnale ancor più preoccupante, da un elevato livello di litigiosità che fa sì che il 100% delle delibere Agcom sia impugnato dagli operatori. E’ la denuncia del presidente Agcom Angelo Cardani, che ha anticipato nel corso di un convegno i dati della prossima edizione dell’Osservatorio trimestrale sulle tlc italiane.
I numeri, desolanti, del mercato
Il mercato tlc, nell’ultimo trimestre. è stato caratterizzato dall’accelerazione del calo degli accessi alla telefonica fissa (560 mila linee in meno rispetto allo scorso anno, per un totale per la prima volta inferiore a 21 milioni) e da una netta flessione delle linee mobili, diminuite di 1,7 milioni di unità rispetto a marzo e di 3,8 milioni in meno in un anno. Gli sms segnano una flessione del 42% indeboliti dalle app di messaggistica via internet.
Segnali non meno preoccupanti arrivano anche dalla banda larga, che fa segnare il tasso di crescita più basso d’Europa: +0,1% nel trimestre e +0,4% nell’anno.
Unico dato in controtendenza la crescita dei collegamenti sopra 30 MB (+100mila), mentre quelli al di sotto di questa soglia sono diminuiti di 40 mila unità, per un totale di 14,2 milioni di connessioni broadband.
“Oggettivamente le cose non vanno benissimo, anche se ci sono segnali interessanti”, ha ammesso Cardani, che ha poi aggiunto: “I trend sono in decrescita e questo desta preoccupazione per gli operatori e per noi”.
La denuncia: stop a usi strumentali del contenzioso
Al di là dei numeri del mercato, ormai da bollettino di guerra da più di qualche trimestre, il dato più preoccupante Cardani lo comunica quando dichiara che qualsiasi proposta di cambiamento dell’Autorità viene bloccata dagli operatori, che spesso e volentieri si uniscono nell’‘abuso di contenzioso’. Un fenomeno già denunciato a più riprese sul nostro sito.
“Il 100% delle delibere dell’Agcom del 2013 sono state impugnate degli operatori”, ha affermato Cardani, specificando che su 7 provvedimenti sono stati presentati 14 ricorsi e in 3 casi il contenzioso è stato avviato in maniera bipartisan, ossia dagli operatori alternativi e dall’incumbent uniti in un fronte comune.
“Come ci muoviamo, si schierano e ci bloccano…ricorrere è un diritto ma così non si può andare avanti”, ha aggiunto non nascondendo la sua contrarietà e invitando poi le aziende – da Telecom Italia a Vodafone, da Wind a Tiscali, Fastweb e 3 – a cambiare strategia e ad evitare “l’abuso o l’uso strumentale del contenzioso”.
“Bisogna cambiare. Voi avete fior di giuristi noi 4 gatti che si prendono a cornate con i vostri giuristi”, ha detto ancora Cardani, pur sottolineando infine che molte volte è l’Agcom a prevalere “…perché gli operatori oppongono ricorsi pretestuosi”, il cui effetto, però, è quello di rimandare a oltranza l’entrata in vigore di qualsiasi regolamentazione.
E come se non bastassero gli operatori, oggi si è aggiunto anche il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli alla schiera degli ‘oppositori’ dell’operato dell’Autorità. Parlando della decisione dell’Agcom sul canone per l’uso delle frequenze televisive, Giacomelli ha infatti ribadito che il Governo sta valutando “una norma che sospende l’effetto di queste determinazioni”.
La proposta: tavolo con i big del web per regole comuni
Il problema della definizione di regole per garantire parità di condizioni per telco e Over the Top non è certo solo italiano, anche se la disastrosa situazione del mercato italiano conferma come la concorrenza degli OTT stia drenando i ricavi degli operatori in maniera che si potrebbe definire senza ritorno.
Per questo, Agcom vorrebbe aprire un tavolo attorno al quale tutte le parti in cause possano sedersi e confrontarsi per cercare regole comuni, visto che al momento “alcune regole si applicano ad alcuni operatori e ad altri no”.
Un tavolo ‘informale’, cui sarebbe opportuna la presenza anche degli OTT per fare “una lista dei guai e provare ad andare avanti. Se non si fanno sforzi di previsione – ha concluso – si resta doppiamente indietro”.