Si torna a parlare di allineamento Iva tra eBook e libri di carta. L’occasione è la riunione informale dei 28 ministri europei della Cultura, presieduta dal Ministro Dario Franceschini, che si terrà domani alla Venaria Reale a Torino, nell’ambito delle iniziative del semestre di presidenza italiana del consiglio dell’Unione europea.
A rilanciare la discussione su un tema molto caldo quale appunto quello dell’Iva sui libri digitali è l’on. Antonio Palmieri, responsabile Innovazione di Forza Italia.
Con una nota Palmieri invita il governo Renzi e il Ministro Franceschini ad affrontare la questione.
“Se il governo Renzi è davvero per l’innovazione – scrive l’on. Palmieri – domani a Torino il ministro Franceschini proponga ai ministri Ue della Cultura che in Europa l’Iva sui libri digitali sia la stessa dei libri su carta (4%, ndr)”.
“Era – aggiunge il deputato azzurro – tra i contenuti della proposta di legge Pdl 2011 per l’agenda digitale. La Francia ci sta provando. Uniamo le forze e facciamo innovazione davvero, passo digitale, dopo passo digitale”.
Inizialmente si era parlato anche di taglio dell’Iva sugli eBook al 10% nell’iter di approvazione del Decreto Legge Cultura, approvato lo scorso maggio. Successivamente, per timore di una procedura di infrazione da parte della Ue, il Ministro ha preferito evitare di trattare la questione nel Decreto, rimandando tutto al semestre di presidenza italiana della Ue.
Al momento, infatti, le disposizione comunitarie prevedono aliquote differenti tra libri di carta e digitali, considerando i secondo servizi eCommerce.
Il vertice di domani potrebbe quindi essere la giusta occasione per rimettere sul tavolo di confronto la questione.
“La Francia – ricordava Franceschini in occasione dell’approvazione del DL Cultura – ha abbassato al 7% l’Iva sugli eBook e subito è finita in procedura di infrazione. Noi non possiamo portarla al 4% come per i libri cartacei” perché è un’aliquota agevolata e non può essere applicata a nuovi prodotti.
L’idea del governo italiano è di portarla dal 22 al 10% ma questo, appunto, “farebbe scattare la procedura d’infrazione“. Perciò “sarà un tema su cui ci impegneremo nel semestre, a partire dal 1° luglio. La provocazione francese c’è già stata e ci aiuterà a porre la questione sul tavolo europeo”.
Una promessa importante, quella fatta da Franceschini, perché si tratta di una misura attesa dal mercato e che servirebbe anche a mettere le imprese italiane nelle condizioni di competere con le aziende straniere che hanno sede in Lussemburgo e pagano il 3% d’IVA, come Amazon contro cui il governo francese ha adottato una linea dura, arrivando ad accusare il gruppo americano di dumping. Una condizione di privilegio per le web company che oltretutto ricorrendo ad aggressivi sistemi di ottimizzazione fiscale si sottraggono in tutto o in parte al pagamento delle tasse, rendendo davvero difficile concorrere con loro.
Domani l’argomento potrebbe essere affrontato insieme ad altri che riguardano la trasversalità delle politiche culturali e la revisione della strategia Europea 2020 e i nuovi modelli di governance del patrimonio culturale materiale, immateriale, digitale condivisi fra enti pubblici, privati e società civile. Oltre a un focus sul diritto d’autore.