#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato in Odiens, Europa il 12 settembre 2014
Affari tuoi è l’adattamento italiano del format (Deal not deal) più fortunato sfoderato dalla Endemol dei tempi d’oro, quella che tra la fine degli anni Novanta e i primi del secolo corrente inventava – a partire dal Grande fratello alias Big Brother – le strutture di programma più interessanti ed efficaci, basate su un impasto di intelligenza dei meccanismi della narrazione, di cinismo populistico e di potenza espressiva.
E così il vecchio gioco del Mercante in fiera, struttura arcinota e immediatamente comprensibile anche dal più incidentale degli osservatori di passaggio, si sposava con la materialità dei pacchi, col gesto liturgico del de-suggellamento dei medesimi, con la trattativa per cambiare le chance, con le facce dei concorrenti tese come quelle di altrettanti Edipi (i bersagli della predestinazione, rigorosamente esentati dall’applicare alcuni abilità, perché il destino non si fa manovrare, ma lo si subisce, – e qui gli spettatori a casa non hanno difficoltà a immedesimarsi in quegli eroi con la e minuscola), etc etc.
Un impasto talmente forte, efficace e fidelizzante da occupare stabilmente l’access prime time di Rai Uno, subito alla fine del Tg1 e immediatamente prima della fiction o del solito varietà di prima serata. Un pilastro – tutt’oggi macina quasi il 20 per cento di share – della rete (insieme all’altro programma di giochi, L’Eredità, che precede il telegiornale e riscuoti consensi anche maggiori) con un pubblico fedelissimo, quasi un club, che da anni mantiene sostanzialmente intatti i suoi lineamenti.
Si tratta di signori e signore (queste un po’ più numerose) molto anziani, forse i più anziani fra tutti i programmi in circolazione nell’insieme delle reti televisive generaliste e non, fortemente concentrato nel Centro-Sud e fra i titolari di licenze elementari, ma non fino al punto da tagliare del tutto fuori le nonne e i nonni in possesso di laurea e diploma.
Un pilastro di RaiUno, dicevamo, oppure una prigione che ne marca e ne vincola fin troppo precisamente e scontatamente l’identità editoriale? In altri termini, quando hai un programma che ti assicura un pubblico di quelle dimensioni e caratteristiche nel cruciale orario delle 20.30, puoi permetterti di concepirne, a seguire, altri che puntino invece a un pubblico giovane, nordico e mediamente più istruito? O non accadrà invece che ogni fiction che produci e ogni varietà che allestisci finiscano con l’essere la trasposizione di genere del medesimo Affari Vostri, con “eroi” che somigliano ai suoi concorrenti e bambini in gara canterina messi al posto di quei pacchi?
Insomma, si può puntare in direzioni nuove se non si rompono i vecchi ormeggi? Interrogativo invero terribile per un’azienda che deve sopravvivere nell’oggi, ma sente le inquietudini, al limite del panico, per il domani. Una di quelle situazioni lose-lose, cioè senza uscita, che nel teatro venivano risolte dall’apparizione di un Demiurgo che con poteri miracolosi scioglieva l’ambascia. Qui, trattandosi di Servizio Pubblico, a scompigliare le carte in tavola ci deve pensare, e non stiamo scherzando, la politica a partire dal governo. Affari loro!, che lo vogliano o no.