Sicurezza

Internet of things, il 70% degli oggetti connessi a rischio hacker

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In otto casi su dieci sono a rischio sicurezza i dati personali degli utenti contenuti negli oggetti connessi al web. La mancanza di password fra i problemi più diffusi.

La crescente diffusione di oggetti connessi – Tv, frigoriferi, termostati, serrature e molto altro – ha aperto la stura ad una miriade di nuove potenziali brecce per attacchi informatici di ogni tipo. I livelli di sicurezza dell’Internet delle cose sono ancora troppo bassi, secondo uno studio condotto da Fortify, divisione specializzata in security di Hewlett-Packard, secondo cui il 70% degli oggetti più comunemente utilizzati per l’Internet delle cose presenta delle vulnerabilità, a partire dall’assenza completa di password, sistemi di codifica ed encryption per connettersi al web o a network locali oppure mancanza di restrizioni all’accesso.

 

“L’Internet delle cose consentirà di collegare un numero infinito di oggetti e sistemi, ma nel contempo presenterà una sfida importante per respingere le minacce, visto l’ampliamento consistente della superficie che si apre per potenziali attacchi”, ha detto Mike Armistead, vice president e general manager enterprise secuirity di Fortify.

Per questo, “con la crescente adozione di oggetti connessi diventa sempre più importante prevedere da subito l’integrazione di strumenti di sicurezza all’interno di questi prodotti allo scopo di scoraggiare le minacce e evitare di esporre i consumatori a pericoli seri”. Lo studio di Fortify arriva dopo la recente ondata hacker ai danni di macchinari medicali, auto, televisori e persino bagni pubblici muniti di connessioni a Internet.

La ricerca ha passato in rassegna i device più diffusi e le loro componenti cloud riscontrando in media 25 vulnerabilità ciascuno. Tv, webcam, termostati, telecomandi per la gestione energetica, telecomandi per spruzzatori e innaffiatori, serrature, allarmi domestici, telecomandi per scale e apriporta. Lo studio ha rilevato che in media otto oggetti su dieci mettevano a repentaglio la sicurezza di informazioni personali come ad esempio il nome dell’utente, l’indirizzo email, la sua data di nascita, gli estremi della carta di credito, le informazioni sanitarie.

La maggior parte dei device non ha una password e se ce l’ha è semplicissima, ad esempio “1234”. Secondo lo studio HP, nel 2020 ci saranno 26 miliardi di oggetti connessi in Rete.

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