Con il boom di smartphone e tablet, e delle ormai gettonatissime app, si può benissimo aggiornare all’era digitale la vecchia avvertenza di ‘non trascurare il peso della carta quando si compra il prosciutto’.
La ‘carta’, in questo caso, sono, appunto, le app: molte di quelle più usate, infatti, generano – oltre al cosiddetto ‘traffico utile’ – anche traffico accessorio o di “segnalazione”, che serve prevalentemente per aprire e chiudere una sessione e quindi “risvegliare” i dispositivi dallo stato di standby. Un traffico che, senza che l’utente ne abbia percezione, non solo sovraccarica le reti mobili, ma contribuisce all’esaurimento della batteria e, a volte, anche del credito residuo.
E a generarlo, spesso, sono app ‘insospettabili’ per quanto popolarissime: secondo uno studio condotto da Alcatel-Lucent su 39 app, infatti, quelle che “pesano” maggiormente sono Google Search e Facebook, utilizzate rispettivamente da più di due utenti su tre e da più di uno su due nel campione internazionale considerato.
Seguono WhatsApp, Facebook Messenger, YouTube e una serie di social network e servizi di posta elettronica. Si tratta di Twitter, diversi servizi di posta “client” di Hotmail, Gmail e Yahoo Mail.
Contrariamente a quanto ci si poteva forse attendere, invece, alcune app molto “data intensive”, come Netflix e Dropbox non sono ai primi posti, perché usate saltuariamente e da un numero ancora limitato di utenti, o a causa della ottimizzazione compiuta sul traffico di servizio.
In diversi casi, infatti, le applicazioni sono state riscritte proprio per ridurre la “tara” rispetto ai “dati utili”, con vantaggi per tutti i soggetti della filiera, nota l’analisi di Alcatel-Lucent, condotta per analizzare il comportamento degli utenti e il carico sulle reti mobili.
Lo studio sottolinea che le reti mobili, anche se ormai sono paragonabili, in quanto a performance, a quelle fisse hanno modalità di funzionamento molto diverse. Le reti fisse, infatti, sono sempre connesse perché hanno una struttura IP in grado di ottimizzare il traffico dati, mentre nelle reti mobili si ha la necessità di ottimizzare non solo il traffico in rete ma anche e soprattutto l’autonomia delle batterie.
“Ecco perché è essenziale conoscere quel che effettivamente succede sulle reti, anche al fine di elaborare strategie alternative”, ha spiegato Roberto Loiola, presidente e amministratore delegato di Alcatel-Lucent, sottolineando che “…in questo momento si stanno confrontando due esigenze diverse e spesso contrastanti: l’aumento di prestazioni delle reti mobili, che spinge la crescita delle applicazioni, e la necessità per gli operatori di trovare un equilibrio tra investimenti e ritorno economico”.
L’evoluzione delle reti mobili è costante e il settore, ha aggiunto Loiola, “va verso una ottimizzazione delle infrastrutture, secondo il concetto di Hetnet, cioè delle reti eterogenee, che sono alla base anche degli sviluppi attesi nei prossimi anni con il 5G, ma già oggi puntano su un mix di reti macro, metro, small”.