Mondo
di Dom Serafini (Video Age International)
Con la morte di Renato M. Pachetti, avvenuta il 19 gennaio a New York, si é chiuso completamente lo spiraglio americano per i prodotti audiovisivi italiani. A dir il vero, l”industria televisiva italiana ha iniziato a scomparire dal radar nordamericano nel 1993, da quando Pachetti andò in pensione dalla carica di presidente della Rai Corp. Infatti, al NATPE – il più importante mercato televisivo per le Americhe, recentemente tenutosi a New Orleans – quest”anno tra i 350 espositori non una società italiana era presente.
Riassumere il contributo di Pachetti al settore televisivo italiano é molto semplice: riprendiamo le parole pronunciate dal produttore americano Russ Kegan, parlando con amici fuori dalla chiesa di St. Vincent Ferrer nella quale si é svolto il funerale, venerdí 24 gennaio: “Pachetti ha trasformato la Rai da una società ”can”t do” a una ”can do” (ossia da ”non si può fare a ”si può fare”)”.
Come ha ricordato il fondatore della Viacom, Ralph Baruch, durante l”elegia, “Renato era in grado di organizzare udienze con il Papa per gli alti dirigenti Tv americani e far avvicinare i dirigenti Tv italiani a qualsiasi personaggio americano”.
Pachetti aveva 77 anni, l”età di mio padre, ed é stato come un padre per me, da quando ci siamo conosciuti nel 1978: severo, spesso critico, ma sempre disponibile e di buon umore. Come, tra l”altro, hanno affermato i suoi tre figli.
Appena andato in pensione volle che fossi eletto membro del consiglio dell”International Academy, l”associazione che assegna gli Emmy e della quale é stato presidente dal 1975 al 1993. Un compito non semplice, considerando che i giornalisti non potevano essere ammessi.
Da quando rimase paralizzato e non poteva più seguire i lavori dell”Academy, l”Italia è stata messa da parte. Nemmeno un programma valido come “Perlasca” é stato selezionato per la presentazione alla giuria e l”industria Tv italiana, cosí “romacentrica”, nemmeno si accorge del suo isolamento.
Pachetti aveva invece portato la televisione italiana nelle Americhe: in Canada, negli Usa e nell”America Latina. Non solo la Tv per gli italiani residenti all”estero, ma anche le grandi produzioni Tv italiane al pubblico americano, come “Marco Polo” e “Gesù di Nazareth”, per un totale di 11 serie sulle principali reti Tv Usa; inoltre, cosa in cui nessun altro é più riuscito, le fece trasmettere doppiate.
Pachetti era un personaggio unico: all”apice del suo potere portava il monocolo ed era molto formale in pubblico, in privato era una macchietta. Amava far fare bella figura all”Italia, e molti ricordano ancora quando invitò una delegazione dell”International Academy a Firenze durante uno sciopero generale; senza perdersi animo, assieme alla moglie Diane, preparò le stanze d”albergo agli ospiti.
Da tempo aveva smesso di passare le vacanze nella nativa Massa Carrara e a Forte dei Marmi, forse perché si sentiva minacciato a livello politico e giudiziario per cose che avevano a che fare con Rai Corp., da sempre un bersaglio politico.
Ultimamente era disilluso sull”Italia: non leggeva più i giornali italiani, limitandosi a guardare i notiziari Rai. Ogni tanto gli inviavo ritagli di giornali su notizie che potevano interessargli.
Sempre fedele ai suoi principi, aperto nel dichiarare la sua affiliazione politica, onesto negli affari e nei consigli e capace di acute analisi, non c”era personaggio politico o industriale italiano che Pachetti non conoscesse.
L”ultima volta che l”ho sentito é stato prima di Natale per un articolo su Rai International. Ma ci sentivamo spesso anche per altre questioni come, ad esempio, per parlare de “la Scuola d”Italia”, l”istituzione della quale é stato uno dei fondatori ed oggi l”unica scuola italiana in tutto il nord America.
Tra i suoi meriti, il “New York Times” ha anche citato la presidenza della Foreign Press Association, quella della Gruppo Esponenti Italiani e la carica di consigliere alla Princeton University.
Pachetti arrivò a New York per la prima volta nel 1955 come corrispondente Rai. Ci tornò nel 1960 come corrispondente all”Onu e poi, nel 1970, come vice presidente di Rai Corp. e quindi, nel 1980, come presidente.