Italia
Una sorta di ¿ultra-media¿. Così il Censis definisce la radio nel suo secondo rapporto sulla comunicazione in Italia. Al di là delle mode tecnologiche, la radio è stata capace di sopravvivere alla sua lunga storia, mutando e adattandosi a tecnologie e cambiamenti culturali, riuscendo persino a contaminare i media più evoluti come Internet.
Il rapporto del Censis è stato presentato a Santa Margherita Ligure da Raffaele Pastore, nel corso del convegno ¿Un mondo pieno di radio¿, e afferma che lo stato di salute della radio italiana è buono. I dati pubblicitari e gli ascolti confermano le capacità di reazione alla crisi, che alla radio ha creato più problemi rispetto agli altri media. Lo studio del Censis, realizzato in collaborazione con Ucsi, Mondadori, Rai, Ordine dei Giornalisti, Telecom Italia, Ansa e Ansaweb, rileva come la radio sia in grado di superare tutti gli altri media – televisione esclusa ¿ in quanto a capacità di penetrazione.
Restano lontani quotidiani, settimanali, libri, computer, internet, mensili e tv satellitare. La radio presenta comunque un quadro a due facce. Da un lato, raggiunge oltre la metà (il 53%) della fascia di popolazione cosiddetta ¿povera di media¿, perché legata alla sola televisione; dall”altro interessa il 99% dei cosiddetti ¿pionieri¿, gli utenti più evoluti nei rapporti con gli altri mezzi di comunicazione. Dall”indagine emerge che le preferenze degli ascoltatori italiani vanno alla musica leggera (il 75,3% degli intervistati) e all”informazione (21,9%), quindi ai programmi tematici regionali o locali (14,9%). Tra i 36 milioni di italiani che accendono la radio ogni giorno, il 35% la ascolta ¿quando è possibile¿, il 26% al mattino appena sveglio, il 25% mentre va a scuola o al lavoro. Altri, il 14%, ascoltano la radio mentre sbrigano faccende domestiche, altrettanti mentre studiano o lavorano. Appena il 7% la ascolta dopo avere svolto altre attività più impegnative.
Tra le motivazioni degli ascoltatori, il 39,5% degli italiani accende la radio per avere compagnia, il 31% per svago, il 27% per abitudine. Quelli che non ascoltano la radio lo fanno perché preferiscono nla televisione (il 52,8%), perché annoia (16,3%), perché non hanno il tempo per farlo (13,4%).
Quanto ai luoghi preferiti, la radio si ascolta ovunque. Il 64% degli italiani la accende fuori casa e di questi il 78% in auto, il 18% la ascolta nei luoghi di lavoro, il 3% in negozi e centri commerciali, il 5% in locali pubblici e il 9% in altri luoghi all¿aperto, comprese stazioni e aeroporti.
Oltre alla presentazione del rapporto Censis, il convegno organizzato da Audiradio ha fatto il punto sullo stato dell¿arte della radio. Il 2003 è iniziato con alcune novità per il panorama radiofonico italiano: dopo la stagnazione degli ultimi anni crescono ascolti e introiti. Stabilito il record assoluto di 36 milioni di ascoltatori in un giorno; Radio Deejay sorpassa Radiodue; arrivano i primi segnali di ripresa degli investimenti pubblicitari dopo gli anni della crisi. Il presidente di Audiradio, Felice Lioy, ha affermato che, per la prima volta, le 250 radio italiane monitorate dalla società di rilevazioni hanno superato i 36 milioni di ascoltatori in un giorno. L”anno scorso ci si era fermati a 35,5 milioni. ¿Siamo a pieno titolo – ha detto Lioy – uno dei principali mezzi di comunicazione di massa¿.
Ripresa degli investimenti pubblicitari: il dato economico indica un aumento medio del 10% nei primi cinque mesi rispetto allo stesso periodo del 2002. Audiradio stima un investimento complessivo di 450 milioni di euro nell¿anno in corso, mentre per la prima volta dopo anni ricompare il segno + nei bilanci. Ancora lontano il picco di 505 milioni del 2000, ma la brutta discesa del 2001 (458 milioni) e del 2002 (432 milioni) è stata bloccata.
Secondo Lioy, comunque, gli investimenti restano ancora molto lontani dalla media europea. Le aziende Ue dedicano alla radio il 7% dei loro budget pubblicitari, la Francia sale fino all¿8%, mentre l”Italia resta poco sotto il 5%. ¿La televisione assorbe ancora troppe risorse ¿ ha affermato Lioy – ma le radio attendono con trepidazione la ripresa degli investimenti delle aziende dei servizi¿. Quello dei servizi è il settore in maggiore crescita tra gli investitori pubblicitari. Crescono in particolare turismo, servizi finanziari, benessere e comfort. Al primo posto restano auto, beni di largo consumo e beni durevoli.
Insomma le 600 radio italiane (300 sono associate a Audiradio) godono buona salute, secondo gli operatori. Le 12 radio nazionali raccolgono da sole il 75% degli ascolti, in perfetta media Ue. Secondo le interviste telefoniche di Audiradio, nei primi mesi dell”anno il primato spetta a Radiouno, con 7,2 milioni di ascoltatori al giorno. Al secondo posto, sorpresa per il sorpasso di Radio Deejay su Radiodue, lo scorso aprile: 5,3 milioni contro 5.
¿La radio pubblica non ha perso terreno – ha commentato Lioy -, anzi, ma sono stati bravi a crescere quelli di Radio Deejay¿. Al quarto posto si conferma Rtl 102,5, con 4,2 milioni, e al quinto Radio Dimensione Suono con 4.
¿Nel futuro – ha ricordato Lioy – c”è la tecnologia digitale, che migliorerà diffusione e qualità degli ascolti¿. Per ora, comunque, le radio italiane devono puntare sui giovani, che secondo quanto emerso dall¿indagine Audiradio, aumentano giorno dopo giorno.