Italia
I senatori dell’ VIII Commissione Lavori pubblici del Senato saranno impegnati per tutta la settimana a sciogliere le riserve sul testo di riforma del sistema radiotelevisivo, che porta la firma del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri.
Dall’otto luglio prossimo il Ddl licenziato, passerà alla discussione in Senato.
Oggi è partita, intanto, la discussione dall’articolo 20 del Ddl, per passare poi al tanto dibattuto articolo 21 che riguarda la disciplina della Rai.
Si tratta delle nuove regole di riorganizzazione della Tv pubblica, comprese quelle della nomina dei suoi amministratori.
Su questo tema, Luigi Grillo – relatore e presidente della Commissione – ha già presentato degli emendamenti che hanno sollevato parecchie polemiche, in quanto tra l’altro ripristinano per il presidente Rai il voto, a oltranza, a due terzi della Commissione di Vigilanza.
Altrettanto importanti i successivi. l’articolo 22 riguarda il processo di privatizzazione dell’emittente, il 24 e il 25 (che un emendamento del relatore vuole completamente sostituire stabilendo tempi ancora più rapidi) il passaggio al digitale terrestre e la relativa accelerazione per arrivare a regime entro la fine del 2006.
Ma è ancora rimasto in sospeso il famoso articolo 15, per il momento messo da parte, che regolamenta i nuovi principi che eviteranno le concentrazione sul mercato dei media.
Il governo ha ribadito la propria intenzione di mantenere l’attuale soglia del 20% del sistema integrato delle comunicazioni, che rappresenta l’insieme degli introiti di tutti i media italiani.
E comprende canone, pubblicità, abbonamenti e altro ancora. Un limite che, secondo alcune stime, avvantaggerebbe in primo luogo i grossi Gruppi.
Potrebbe però essere introdotta una norma asimettrica per gli incroci proprietari tra stampa e Tv – proposta sempre dal relatore ¿ che bloccherebbe per due anni la possibilità di Rai e Mediaset, di comprare giornali.
Il ministro Gasparri stesso si è detto disponibile all’introduzione di norme asimmetriche, compresa però anche quella che stabilisce per Telecom Italia, in quanto leader del mercato Tlc, il limite al 10%.