Europa
Dimentichiamoci dello stereotipo del vecchio sporcaccione intento a reperire materiale pornografico dalla rete: sembra infatti che i più assidui utenti di siti a sfondo osceno siano adolescenti che vivono ancora a casa con i genitori.
Uno studio effettuato in Nuova Zelanda, fornisce l¿identikit dello scaricatore-tipo di materiale porno e immagini violente da Internet. ¿Abbiamo paura che i nostri ragazzi siano in balia dei malintenzionati che circolano in Rete ¿ dice l¿autrice del report, Angela Carr – ¿Il fatto è che i ragazzi possono essere la parte più orrenda di Internet¿.
Nel 1996 è stata istituita in Nuova Zelanda, la Censorship Compliance Unit, con lo scopo di rafforzare le misure di prevenzione e repressione dei crimini pedo-pornografici. Con l¿avvento di Internet di massa, l¿operato dell¿Unità si è spostato in rete, dove il fenomeno ha assunto contorni molto più inquietanti.
Secondo lo studio ¿ che ha analizzato il profilo di 106 persone indagate per reati sessuali – i criminali sono per lo più maschi, di provenienza caucasica, appartenenti alla classe media e con un buon livello di conoscenza del computer. Tutti hanno collezionato materiale pedofilo, ma c¿è di peggio: 17 persone sono state trovate in possesso di immagini di violenze sessuali, 14 con immagini di torture, 2 con immagini necrofile.
L¿età degli indagati è compresa tra i 14 e 67 anni, l¿età media è quindi intorno ai 30 anni. Il dato che più sconvolge, però, è che un quarto di questi criminali ha meno di 20 anni, sono studenti e vivono ancora a casa con mamma a papà. Il gruppo degli studenti è primo nell¿infamante classifica, seguito dai lavoratori del settore hi-tech e dai colletti bianchi. ¿Queste persone, spiega la Carr, hanno più probabilità di essere coinvolti, poiché hanno più familiarità con le nuove tecnologie che entrano nella loro vita in modo più massiccio che per altra gente¿Comunque il dato più significativo è che il campione rappresentativo per l¿indagine non include alcuna donna¿.
Cesare Guerreschi, fondatore e presidente della Società Italiana Interventi sulle Patologia Compulsive (S.I.I.Pa.C.) afferma che la dipendenza dal sesso virtuale è uno dei più frequenti sottotipi dell¿ Internet Addiction. ¿Si stima che un soggetto su cinque dipendenti dalla Rete sia impegnato in qualche forma di attività sessuale on-line¿.
Il sesso patologico, prosegue Guerreschi, è una dipendenza non molto conosciuta perché non è legata ad una sostanza, ma secondo le stime, attualmente in Italia soffrono di ¿pornodipendenza¿ circa il 2,5% degli adulti. La percentuale è destinata a crescere esponenzialmente, in parallelo con la diffusione del Web.
La commissione ammette che non sempre chi visiona materiale pedo pornografico è un pedofilo, ma nella maggior parte dei casi c¿è connessione. Anche se molti dei soggetti presi a campione non hanno un background criminale, il numero di chi ha commesso reati sessuali è infatti più alto del normale. Lo studio evidenzia anche che i crimini sono molto spesso connessi alla professione: alcuni indagati svolgevano infatti opere di volontariato tra i ragazzi e quello in possesso di immagini necrofile era coinvolto nell¿organizzazione di funerali.
I giovani pur non essendo ovviamente gli unici a compiere reati pedopornografici in Rete, sono facilitati perché insospettabili. ¿Prendiamo un ragazzo di 25 anni, attraente¿nessuno lo riterrebbe capace¿, conclude la Carr.