Il paradosso dell¿abbondanza

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Italia



di Giancarlo Livraghi

Esperto in Comunicazione

GANDALF

La quantit&#224 di ¿informazione¿ disponibile &#232 enorme ¿ e continuamente crescente. La mitica ¿biblioteca di Alessandria¿ avrebbe oggi dimensioni ingestibili. Ci avviciniamo continuamente a quel paradosso dell¿infinito che Borges defin&#236 ¿biblioteca di Babele¿. Contemporaneamente continuano a crescere le risorse di comunicazione personale. Il fenomeno della ¿congestione informativa¿ &#232 noto e studiato da almeno un secolo, ma ha assunto dimensioni che superano le previsioni pi&#249 azzardate.

Anche i ¿meno abbienti¿ di informazione hanno pi&#249 fonti disponibili di quante ne possano gestire. Le persone e le famiglie che usano abitualmente una gamma pi&#249 vasta di strumenti sono indubbiamente avvantaggiate, ma al tempo stesso sommerse in una sovrabbondanza di risorse che produce una congestione comunque pesante e talvolta ossessiva.

All¿abbondanza di strumenti si unisce una sostanziale povert&#224 di contenuti. C¿&#232 una concentrazione ¿ che non &#232 del tutto ¿globale¿, ma domina quella parte del mondo in cui viviamo. La ¿gerarchia¿ delle informazioni &#232 sempre pi&#249 centralizzata. In parte per una precisa volont&#224 di predominio, ma largamente anche per la passivit&#224 del sistema, che tende sempre pi&#249 a essere ripetitivo e omogeneo. Notizie, informazioni, commenti, opinioni tendono ad aggregarsi intorno a un unico modello ¿ di linguaggio, di cultura e di contenuti.

Un quotidiano ha pi&#249 di cinquanta pagine. Si &#232 calcolato che per leggerle tutte ci vorrebbero otto ore. Un settimanale ne ha pi&#249 di duecento. E questa &#232 solo una piccola parte della ¿mole¿ di informazioni a disposizione di tutti. Ma in questa apparente abbondanza c¿&#232 una intrinseca scarsit&#224. La maggior parte di quelle pagine si concentra su pochi argomenti, che ¿qualcuno¿ ha pi&#249 o meno arbitrariamente deciso di considerare i pi&#249 rilevanti. E (come vedremo pi&#249 avanti) la ¿scala di priorit&#224¿ dei temi trattati dalla stampa (e perfino quella dell¿editoria libraria) &#232 spesso determinata dalle scelte della televisione.

Si pone quindi per tutti (i ¿meno abbienti¿ come i ¿pi&#249 abbienti¿ di informazione) un duplice problema. Da un lato, come destreggiarsi nella sovrabbondanza di materiale disponibile. Dall¿altro, come andare oltre la superficie per cogliere informazioni, notizie e scambi personali meno generici e pi&#249 significativi.

In termini storici e di evoluzione culturale (con tempi che si misurano in decenni o generazioni, non in mesi o anni) questo &#232 un problema nuovo, che non abbiamo ancora imparato a capire e gestire. E tende a complicarsi continuamente perch&#233 l¿evoluzione dei sistemi e degli strumenti &#232 molto pi&#249 veloce della capacit&#224 umana di governarli.

Nessuna persona vivente oggi in Italia &#232 capace di immaginare un mondo senza televisione. Anche chi era gi&#224 adulto quando la televisione non c¿era ha qualche difficolt&#224 a capacitarsi di quale fosse la sua esperienza di quei tempi ormai remoti. La televisione esiste da mezzo secolo. Un tempo molto lungo nella vita di ogni singola persona. Ma estremamente breve nella storia della cultura umana. Sono pochi, in questa prospettiva, anche i cent¿anni trascorsi dalla nascita della ¿telegrafia senza fili¿ e gli ottanta dalla nascita della radio, cio&#232 dei primi sistemi di broadcasting.

Cinquant¿anni fa l¿Italia non era solo un paese povero dal punto di vista economico, ma anche povero di informazione e di comunicazione. C¿era un livello elevato di analfabetismo (o comunque di scarsa capacit&#224 di lettura). Libri, giornali e telefono erano il privilegio di pochi. La situazione &#232 profondamente cambiata, anche se rimangono quelle diversit&#224 che il rapporto del Censis aiuta a definire e approfondire.

Il problema non &#232 ancora del tutto risolto. La propensione alla lettura in Italia &#232 molto pi&#249 bassa che in altri paesi di paragonabile sviluppo economico e culturale. Secondo un¿indagine dell¿Ocse il 65% degli italiani ha ¿competenze alfabetiche molto modeste¿ o ¿al limite dell¿analfabetismo¿. Vedi anche le osservazioni sui libri nella quarta parte di questa analisi e i confronti internazionali nell¿appendice

Un aspetto curioso di questo studio &#232 che accomuna cose apparentemente diverse. Alcune sono nella categoria dei cosiddetti mass media ¿ come la stampa, la radio, la televisione. Altre sono strumenti di comunicazione personale, come il telefono. Altri ancora, come il computer e l¿internet, sono sistemi che comprendono una gamma estesa di attivit&#224 diverse.

Questa intenzionale ¿commistione¿ &#232 molto interessante, perch&#233 aiuta a definire il quadro complesso delle risorse e perch&#233 riflette una realt&#224 in evoluzione. Il mondo dei sistemi di comunicazione &#232 un magma turbolento in cui ci sono state, e potranno ancora esserci, sviluppi inaspettati ¿ e i cui i ruoli si mescolano con conseguenze in gran parte imprevedibili. Per capire l¿evoluzione in corso occorre, come fa questo studio, porre al centro dell¿analisi i veri protagonisti: le persone, le famiglie, le comunit&#224 umane.

Allargare la gamma delle risorse &#232 utile, se non necessario. Ma la ¿congestione informativa¿ costringe a scegliere. Non solo quali strumenti usare, ma anche come. Quasi senza accorgersene, persone e famiglie di fatto stabiliscono una scala di priorit&#224. Spesso in modo un po¿ troppo passivo ¿ determinato dall¿abitudine e dall¿imitazione.

La crescente molteplicit&#224 di strumenti non crea solo una congestione ¿ con conseguenti ¿crisi di rigetto¿, gi&#224 visibili in alcune situazioni. Pone anche a ciascuno la responsabilit&#224 delle scelte. A ognuno per il proprio ¿consumo¿ personale. E a chi ha la responsabilità di altri (genitori, educatori, ¿fornitori¿ di informazione) per il modo in cui orientano il comportamento dei loro ¿discepoli¿.

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