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L¿uso largamente diffuso di Internet tra i giovani, preoccupa alcuni psicanalisti. Serge Tisseront, noto studioso della relazione tra i giovani e i media, ha esteso la propria ricerca anche al Web, e a come le nuove tecnologie dell¿informazione e della comunicazione siano in grado di modificare il carattere dei giovani e il loro modo di relazionarsi.
Tisseront, intervistato da una nota rivista francese di hi-tech, è entrato immediatamente nel merito del problema.
Sostenendo, che secondo il suo parere, la cosa più preoccupante è l¿incoraggiamento che i giovani trovano da Internet a celare la propria identità per entrare in rapporto con i propri coetanei.
Fino a oggi, aggiunge l¿esperto, ¿i ragazzi conoscevano gli altri a viso scoperto¿. Oggi lo fanno attraverso le chat, i forum, i giochi online. Questo gli permette di celare il proprio status sociale, le reali intenzioni, ma anche l¿età, il sesso, il colore della pelle, e quant¿altro ancora.
Questo spiega, in gran parte, l¿entusiasmo straordinario dei giovani per il Web.
Ma, avverte Tisseront, queste tecnologie modificano la maniera di percepire gli altri e se stessi.
Se prima c¿era maggiore interesse dei ragazzi a uscire per incontrare i coetanei, per scambiarsi idee, oggi ci si rifugia in Internet.
Perché in qualche modo permette la via di fuga, cioè da la possibilità di interrompere le relazioni iniziate via chat senza dover rendere conto a nessuno. Comodo, no?
Ma dall¿altro verso, consente di stabilire dei rapporti, che poi magari sfociano in un vero e proprio incontro al di fuori delle mura virtuali di una chat.
Internet da la possibilità di approfondire le conoscenza lentamente, allontanando così la paura di molti ragazzi di oggi di impegnarsi troppo velocemente in una relazione nella quale possono sentirsi prigionieri.
In ogni caso, secondo lo psicanalista, Internet può provocare l¿isolamento di questi ragazzi. Anche se spesso si inizia a chattare proprio in vista di incontri reali.
Il problema maggiore è, però, un altro, ed è legato al rischio di lasciar credere ai ragazzi più fragili che i loro interlocutori online sono identici a come si sono presentati in Rete.
E¿ questa l¿ingenuità di cui approfittano i pedofili che approcciano via Internet.
Tisseront avverte, però, che non è vietando ai ragazzi di navigare in Rete che si risolve il problema, ma piuttosto spiegando che ci sono delle regole che devono essere rispettate, prima di ogni cosa quella che online si incontrano spesso degli alter ego, più che persone vere.
Nel libro di Tisseront ¿L”intimité surexposée¿, lo psicanalista parla anche del fatto che nelle chat i giovani possono far emergere alcuni aspetti del loro carattere che solitamente nascondono agli altri, isolandosi.
Ed è proprio cavalcando questa principio che alcuni esperti incoraggiano, invece, l¿uso delle chat.
Due giorni fa, il gigante informatico Microsoft ha annunciato di voler chiudere dal 14 ottobre prossimo i propri servizi di chat, perché ormai diventate rifugio di pedofili e spammer.
Ma questa idea non è piaciuta a tutti. Come per esempio a Tonino Cantelmi, psichiatra esperto di Internet-dipendenza e direttore della Scuola di specializzazione di psicoterapia cognitiva-interpersonale di Roma.
Cantelmi ha dichiarato che ¿¿la decisione di Microsoft, dettata da motivi di sicurezza e di vigilanza sulla privacy degli utenti, manderà in crisi quei 500.000 cybernauti italiani per i quali ormai le chat costituiscono quasi la principale fonte di relazione¿.
¿Insomma – dice l¿esperto – creerà mezzo milione di cyber-solitari¿.
Non solo ¿ aggiunge Cantelmi – a risentirne saranno anche molti dei 12 milioni di italiani utenti di Internet (“circa il 10% tende all¿abuso”).
¿Sarà una piccola rivoluzione, per single e non. Si stima infatti che il 30% delle coppie italiane nasca oggi sul Web. E le chat sono ormai la seconda miniera di incontri e relazioni affettive, subito dopo i luoghi di lavoro¿ dice l¿esperto, autore insieme a Stefania Cannizzaro di un recente studio sui ¿Sentimenti in Rete¿ pubblicato su ¿Psicotech¿, la rivista della Società italiana di psicotecnologie.
Secondo Cantelmi, che prevede difficoltà soprattutto per i cyber-solitari, quello della privacy ¿¿in questo caso è un problema risibile. Quando qualcuna parla in piazza, infatti, tutti lo possono vedere e ascoltare. Ecco, le chat sono come moderne piazze e chi le ”frequenta” è ben consapevole delle regole del gioco¿. Inoltre l¿improvvisa chiusura di questi luoghi di incontro non farebbe bene nemmeno a chi ne abusa.
¿La disassuefazione – conclude – prevede un percorso lungo e consapevole. Non basta un click¿.
Solo che, a mio avviso, una riflessione è doverosa. Quello che mi fa pensare è che cosa è successo a questi giovani che si rifugiano nel cyberspazio per non incontrare i coetanei? Dov¿è finita la sensazione del primo incontro? E gli sguardi, le carezze?
E¿ possibile che Internet sia un surrogato così potente?