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La California è entrata in guerra contro lo spamming, la pratica di inviare in modo massiccio eMail commerciali non sollecitate (UCE – Unsolicited Commercial EMail).
Una società di Los Angeles è stata condannata a due milioni di dollari di multa per aver inviato milioni di messaggi elettronici pubblicitari non sollecitati.
A riferirlo è stato Tom Dressler, il portavoce del procuratore generale Bill Lockyer.
E¿ la prima condanna che si registra nel Golden State ai sensi della legge anti-spam votata nel 1998.
La legge è stata rafforzata il mese scorso per rendere più facile perseguire gli spammer. Le nuove misure includono il permesso individuale di citare spammer e di chiedere danni per oltre mille dollari per ogni eMail.
Il giudizio vieta a PW Marketing di inviare posta non richiesta, di accedere a computer che appartengono ad altri senza il loro permesso e omettere la loro identità inviando eMail che sembrano originate da un diverso indirizzo.
PW Marketing e i suoi proprietari, Paul Willis e Claudia Griffin, non potranno inoltre per dieci anni possedere o amministrare qualsiasi affare che riguardi la pubblicità su Internet, senza aver preventivamente informato la giustizia.
La società condannata, che non ha un proprio sito Web ed è stata accusata di operare sotto nomi fittizi, ha inviato milioni di messaggi contenenti consigli su come realizzare lo spamming e una lunga lista di indirizzi eMail.
Secondo la corte, la PW Marketing ha violato la legge anti-spam del 1998 poiché i propri messaggi non riportavano il numero telefonico o un indirizzo di posta elettronico attivo, che permettesse agli utenti di chiedere la eventuale sospensione dell¿invio. I messaggi non facevano neanche la menzione ¿adv¿ (advertisement), come esige la legge dello Stato.
Willis e Griffin sono perseguiti anche davanti alla Federale Trade Commission.
Secondo il procuratore generale Lockyer, la regolamentazione del caso PW Marketing rappresenterà un precedente di grande importanza nella regolamentazione di tutte le future cause contro lo spam.
Intanto prosegue negli Usa l¿iter legislativo del disegno di legge che dichiara illegali le eMail ingannevoli e che fissa un registro “anti-spam” per coloro che non hanno intenzione di ricevere le cosiddette junk-mail (eMail spazzatura).
Il disegno di legge non pone fuori legge tutte le eMail commerciali indesiderate, ma punta invece ai messaggi dolosi e ingannevoli, che rappresentano circa i due terzi di tutte le eMail commerciali indesiderate.
Il 22 ottobre scorso il testo è stato adottato dal Senato, il progetto di legge federale deve adesso essere sottoposto al voto della Camera dei Rappresentanti e dovrà poi essere firmato dal presidente Usa George W. Bush entro la fine dell¿anno.
I cosiddetti “spammers” di Internet potrebbero rischiare il carcere e multe da milioni di dollari, in base a queste nuove disposizioni normative, approvate all”unanimità con 97 voti favorevoli e nessuno contrario.
Attraverso questa votazione, è stata la prima volta che il Senato ha disposto un”azione contro il problema dello spamming.
Con l¿adozione del registro anti-spam, gli Stati Uniti adottano dunque il principio dell”opt-out, da tempo raccomandato in Europa, che permette ai singoli di non ricevere messaggi pubblicitari di cui non hanno espressamente fatto richiesta.
Si ignora, però, come farà concretamente e tecnicamente il Congresso a lottare contro questo ¿inquinamento postale¿, se in realtà tutto si risolve con una condanna a una multa massima di 1 milione di dollari o alla prigione.
Considerato anche che queste pene, saranno inflitte unicamente a coloro che inviano dei messaggi manifestamente di spam.
In altre parole, sarebbero esclusi gli autori di messaggi onesti, quantunque invadenti possano essere.
In questi giorni l¿istituto di ricerca specializzata Pew Internet and American Life Project, ha pubblicato uno studio che evidenzia lo scoraggiamento degli internauti americani di fronte allo spam.
Realizzato su 1.400 utenti di posta elettronica, il sondaggio mostra che il 60% ha ridotto l¿uso della posta elettronica e che il 73% evita già di comunicare il proprio indirizzo eMail per paura di essere spammato.
Senza parlare della perdita di tempo per ripulire la propria casella di posta e nel ritrovare le eMail importanti.
Paradossalmente, numerosi esperti ritengono che la lotta allo spam non può limitarsi a delle misure legislative, per quanto utili possano essere.
Prossima tappa, quindi, la ricerca di soluzioni tecnologiche? Speriamo di sì.