Italia
a cura di Raffaella Natale
¿Privacy e giornalismo- diritto di cronaca e diritti dei cittadini¿, questo il titolo del libro di Mauro Paissan presentato a Roma, alla presenza, tra gli altri, del presidente della Camera, on. Pierferdinando Casini, del Garante per la Privacy, prof. Stefano Rodotà e del presidente dell¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, prof. Enzo Cheli.
Si potrebbe dire che non poteva che essere Paissan l¿autore predestinato per un tema come questo. Giornalista per professione, parlamentare per vocazione e oggi membro componente dell¿Autorità garante per la Privacy, Paissan è nella condizione migliore per valutare con cognizione di causa i complessi aspetti di questa materia e da ogni punto di vista. Ha i giusti registri.
Ma il libro rappresenta anche una concreta occasione per testimoniare e documentare gli importanti progressi fatti nell”arco di questi anni grazie agli interventi del Garante per la Privacy in un ambito dai contorni alquanto labili e in un contesto allora privo di una cultura delle garanzie in questo settore .
Abbiamo raggiunto Mauro Paissan per chiedergli di spiegarci meglio le complesse relazioni tra informazione e dignità della persona. Disponibile, come è nel suo stile, Paissan ha tracciato un quadro di grande interesse per un settore che tocca fino in fondo importanti nodi di civiltà.
D. Come indicato dal titolo, il suo libro pone al centro dell¿attenzione il rapporto tra privacy e giornalismo. Prima dell¿impegno politico lei è stato giornalista e certamente si sente sempre tale, ma è anche membro del Garante. Quale dei due punti di vista prevale?
R. Il libro è una dichiarazione di affetto verso la mia professione di origine, nel senso che sono stato e mi sento tuttora giornalista. Certo, l¿esperienza prima politica e ora istituzionale, mi mette anche dalla parte del cittadino che talvolta è vittima del giornalismo. Perciò direi che ho potuto avere entrambi i punti di osservazione.
D¿altra parte, questo è il nostro vero lavoro, perché noi siamo chiamati a creare il punto di equilibrio e il necessario bilanciamento tra il diritto di cronaca e l¿altro sacrosanto diritto del cittadino di vedersi rispettato nella propria dignità.
D. Volendo schematizzare, giornalisti da una parte, come tutori del diritto di cronaca e Garante dall¿altro, come difensore dei diritti dei cittadini e della dignità della persona. E¿ proprio così netta la demarcazione? Sta cambiando qualcosa tra i giornalisti? Che ne pensa il giornalista Mauro Paissan?
R. Dico che la situazione è di molto migliorata in quest¿ultimi tempi.
Quando io facevo il giornalista non era mai un problema pubblicare nomi e cognomi, pubblicare foto di cadaveri, pubblicare foto di minori.
Oggi, però, il problema che ci si pone nelle redazioni, di fronte a una foto di un certo tipo, è se quella foto si deve e si può pubblicare così, oppure se il viso del ragazzo o del bambino va oscurato o ancora se quel nome va oscurato o se vanno messe le sole iniziali del nome e così via.
Questo significa un grande passo in avanti, un miglioramento netto nella sensibilità della categoria.
D. Certo, si tratta anche e soprattutto di aver rispetto della privacy delle persone che si menzionano negli articoli o nei servizi. E¿ questo che vuol dire?
R. Sì, anche perché questa sensibilità dei giornalisti è di certo facilitata dalla forte reattività che l¿opinione pubblica ha nei confronti di questi temi. È sempre più diffusa, tra la popolazione, una consapevolezza dei propri diritti.
D. Da un lato la libertà di informazione, dall¿altro rispetto della dignità e dei fondamentali diritti della persona. Qual è lo stato delle cose in Italia dopo le vampate dei primi anni Novanta?
R. La situazione è migliorata, certo, ma se dovessi essere chiamato a dare dei voti allo stato del giornalismo in Italia su questo particolare tema, darei sì molte sufficienze e anche parecchi voti buoni, ma darei anche qualche insufficienza, perché ci sono delle cadute di stile, anche gravi, di mancato rispetto dei diritti delle persone.
Se assolviamo molti giornali è anche giusto censurare il comportamento di alcune testate.
D. Qualche esempio?
R. Ricordo, ad esempio, il comportamento scandaloso di quasi tutti i giornali nazionali in merito alla notizia della giovane siciliana che aveva contratto il morbo della ¿mucca pazza¿. Nessuno ha fatto nome e cognome, certo, ma è stato detto praticamente tutto su di lei, tanto da farla inequivocabilmente identificare da tutti, mentre lei addirittura era allo scuro della propria stessa malattia. I familiari e gli amici furono costretti a tenerla drammaticamente lontana dalla radio, dai giornali e dalla Tv al solo scopo di evitarle un tale shock.
Quello fu un comportamento irresponsabile e imperdonabile.
D. Lei sottolinea in modo particolare che nel rapporto tra privacy e giornalismo, una istituzione rilevante come quella cui appartiene non può adottare decisioni fotocopia, ovvero modalità replicabili di interpretazione. Mi pare di capire che ritorna ancora, ed in modo forte, il principio di porre l¿uomo, anzi potremmo dire ciascun caso specifico, al centro dell¿attività dell¿Autorità?
R. Esatto. Spesso i colleghi giornalisti mi chiedono come comportarsi in questi casi. La mia risposta è che non esiste una regola, un calcolo matematico, una formula magica. Ed è giusto che sia così, perché ogni vicenda ha le sue caratteristiche, ogni fatto di cronaca ha le sue specificità. L¿importante è che il singolo giornalista abbia una griglia di valori e di principi, che mette al primo posto i diritti delle persone. Starà poi alla sua responsabilità prendere la decisione, se e in che modo pubblicare una notizia o una foto.
D. Nell¿intervento fatto alla presentazione del suo libro, il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ha sottolineato il ruolo della tecnologia nei complessi processi da lei citati. Come sta cambiando il quadro, a suo modo di vedere, per effetto dei nuovi strumenti info-telematici?
R. E¿ cambiato da due punti di vista. Prima di tutto, la nascita e lo sviluppo di Internet hanno fatto sì che l¿informazione viaggi ormai in Rete, spesso con l¿impossibilità di risalire al vero autore di una determinata informazione, soprattutto dall¿estero. In questo caso è difficile imputare delle responsabilità giuridiche. Senza considerare che l¿estrema facilità di riproduzione della notizia fa sì che sia impossibile quantificarla e circoscriverne la diffusione.
Il secondo problema legato alle tecnologie non è estraneo al tradizionale giornalismo stampato, perché sempre più l¿opera del giovane redattore è quella d¿anello di una catena di montaggio. Un ingranaggio di lavoro, di desk prevalente su ogni altra funzione di tipo giornalistico. Questo rischia di aumentare una sorta di cinismo nell¿atteggiamento professionale e una minore attenzione verso i diritti delle persone.
Per questo abbiamo fatto questo libro. Per rivolgerci soprattutto alle nuove leve, al giornalismo giovane e rampante.
D. Quindi un ritorno ai valori della deontologia, che è giusto non mettere da parte mai. Crede che i giovani stiano rischiando di dimenticarli o manchino di considerarli?
R. Non tanto perché siano giovani, ma perché spesso sono utilizzati nelle redazioni giornalistiche con una funzione di tipo ¿produttivistico¿, costretti a produrre un tot di pagine, un tot di notizie, ecc. Se si viene coinvolti in questi meccanismi si rischia di travolgere altri principi e altri valori.
D. La corsa allo scoop spesso porta a dimenticare che si sta parlando di persone e non di cose¿
R. Proprio così. Bisogna avere la consapevolezza di persone in carne ed ossa che hanno i propri diritti, un vita privata, una fede, un orientamento sessuale, uno stato di salute. E che non gradiscono certo essere ¿denudate¿ in piazza.
D. Il suo libro è, da un lato, un bilancio delle attività svolte, dall¿altro uno strumento per il futuro. Quale orientamento prevale?
R. Sicuramente il secondo. Ciò che ci interessava era senz¿altro trasmettere una gerarchia di valori, di principi e di norme che dovrebbero guidare l¿attività giornalistica.
Chiunque sia interessato al libro Privacy e giornalismo ¿ diritto di cronaca e diritti dei cittadini di Mauro Paissan, può richiederne direttamente copia a urp@garanteprivacy.it