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Gli Stati Uniti sono determinati a impedire l¿adozione di un¿istanza dell¿Onu che consentirebbe un controllo diretto di Internet.
Così ha riferito un alto dirigente americano, aggiungendo che il governo si batterà per assicurare la libertà d¿espressione al primo Summit sulla tecnologia dell¿informazione.
A questo vertice mondiale sulla società dell¿informazione (WSIS ¿ World Summit on the Information Society) ¿ sono attesi almeno 62 capi di Stato e altri esponenti di governo ¿ e si terrà dal 10 al 12 dicembre a Ginevra.
Inoltre, gli Stati Uniti non sosteranno la proposta del Senegal di creare un fondo di solidarietà per colmare il digital divide, finanziando i progetti dei Paesi in via di sviluppo, ha precisato David Gross, coordinatore del Dipartimento di Stato per le comunicazioni internazionali e la politica d¿informazione.
Come sarebbe alimentato questo fondo, chi lo gestirebbe e quali Paesi ne beneficerebbero, sono i tre aspetti che preoccupano maggiormente Washington, secondo il responsabile che capeggerà la delegazione americana a Ginevra.
Gross si è dichiarato fiducioso sul fatto di essere compreso, evocando, a scanso di equivoci, la possibilità di un comunicato separato dalla dichiarazione finale.
Per gli Usa e altri Paesi industrializzati, è fondamentale che il controllo di Internet resti di dominio privato e che non sia trasferito a una nuova agenzia dell¿Onu, come hanno proposto Cina e Brasile.
¿E¿ importante che il settore privato continui a dirigerlo (Internet)¿, ha detto David Gross, sottolineando che la libertà d¿espressione deve rimanere un principio basilare per il Web.
Ricordando che è già stata istituita un¿impresa a partecipazione pubblica, la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN), per vigilare sulla Rete mondiale.
In realtà, già molti osservatori hanno avanzato grosse perplessità per questa richiesta proveniente da un Paese come la Cina, che sicuramente non può essere citato come esempio di rispetto della democrazia. Ricordiamo che quasi ogni giorno arriva dalla Cina la notizia dell¿incriminazione e dell¿imprigionamento di dissidenti che si sono serviti di Internet per diffondere la propria protesta contro il potere di Stato.
Si tratta dei cosiddetti cyberdissidenti che vengono perseguiti dal governo cinese.
A riguardo, si registra una presa di posizione dalla parte della Germania, che attraverso la voce del cancelliere Gerhard Schroeder ha esortato la Cina ad assicurare un più libero accesso a Internet, e a fermare la persecuzione dei cyberdissidenti che si esprimo sul Web in favore della democrazia e del pluralismo.
Parlando davanti agli studenti dell¿università Sun-Yatsen di Canton, il cancelliere, in visita in Cina con un¿importante delegazione di industriali, ha ricordato nel suo discorso ¿la questione importante della libertà su Internet¿.
Schroeder ha spiegato che se la Cina vuole raggiungere l¿obiettivo di diventare in quattro anni il più grande mercato Internet del mondo, ¿deve concedere maggiore libertà agli utenti e agli operatori¿.
Schroeder, criticato da Amnesty International per essere stato troppo moderato nell¿affrontare la questione dei diritti dell¿Uomo in Cina, ha spiegato che il senso del suo discorso è stato quello di avviare un dialogo ¿aperto e costruttivo su alcune questioni controverse¿ che coinvolgono Berlino e il governo cinese sullo Stato di Diritto; di cui uno dei capitoli riguarda precisamente i diritti dell¿Uomo.
Il cancelliere si è difeso dicendo che non si tratta per il governo tedesco ¿di esportare alcuni concetti, ma di cercare di richiamare la coscienza universale in materia di diritti dell¿Uomo¿.
La repressione dei cyberdissidenti in Cina spaventa molto le organizzazioni di difesa delle libertà.
Secondo Reporters sans frontières, circa 43 cyberdissidenti sono attualmente in prigione.
Lo scorso novembre, quattro dissidenti erano stati condannati in appello a pene che vanno da otto a dieci anni di prigione per aver pubblicato in rete degli articoli favorevoli all¿instaurazione di un sistema politico liberale.
Un dissidente cinese in esilio negli Stati Uniti, ha accusato martedì Pechino d¿aver creato una ¿polizia Internet¿ per perseguire i cyberdissidenti.
Xu Wenli ha spiegato che ¿prima il governo perseguiva coloro che parlavano ai media stranieri. Ultimamente, sono state arrestate alcune persone perché utilizzavano Internet¿.
Circa 30.000 uomini sono stati incaricati di esaminare lo scambio di informazioni via Internet.
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