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La prima giornata del Summit mondiale sulla Società dell¿Informazione(WSIS ¿ World Summit on the Information Society) si è aperta, come prevedibile, con i riflettori puntati sulla Tunisia, che dovrà ospitare la seconda fase del WSIS.
Il Summit è un evento organizzato dalle Nazioni Unite e dall”Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU ¿ International Telecommunication Union) a cui sono chiamati a partecipare oltre 150 Paesi, circa 6 mila delegati, una sessantina di Capi di Stato, enti del settore pubblico e privato, associazioni e ONG di tutto il mondo.
La Tunisia è accusata, da più parti, di soffocare la libertà d¿espressione, ¿¿è tra i venti Paesi che hanno meno rispetto per la libertà d¿espressione e ospiterà la seconda parte del Summit. E¿ una vergogna!¿, ha dichiarato Robert Ménard, Segretario generale di Reporters sans frontières (RSF).
¿Ritengo questo sufficiente ¿ ha aggiunto Ménard ¿ per screditare il Summit¿, che ha definito una ¿carnevalata¿.
Dello stesso avviso Amnesty International, che ha espresso la sua preoccupazione in merito.
Ma la Tunisia ha respinto duramente queste accuse, e il capo della delegazione tunisina al WSIS, Sadok Rabah ¿ Ministro delle Tecnologie della Comunicazione -, ha dichiarato che ¿la battaglia mondiale per i diritti dell¿uomo, è anche la nostra battaglia¿.
Chiarendo però anche che ¿un Paese responsabile di una popolazione deve anche guardare alla questione della sicurezza, dello sviluppo, e della lotta alla povertà¿.
Poi il ministro ha ricordato che ¿L¿idea dell¿organizzazione del Summit è stata lanciata dalla stessa Tunisia nel 1998¿.
Il presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali ha partecipato alla cerimonia d¿apertura del Summit, intervenendo in modo particolare sul Digital Divide e sull¿accesso ai mezzi moderni di comunicazione, come Internet.
Durante i lavori preparatori, la questione della libertà d¿espressione e del controllo di Internet aveva suscitato accesi dibattiti. Alcune ONG accusano alcuni Paesi come la Cina, il Pakistan e la Tunisia di cercare di far legittimare dal Summit il diritto degli Stati a censurare le informazioni diffuse in Rete.
Ieri una quarantina di Tibetani hanno manifestato davanti le porte del Palexpo, il centro congressi che accoglie il WSIS, per denunciare la censura dell¿informazione in Cina. Questo a prova di quanto la censura e il controllo delle informazione che circolano in Rete, sia sentito da tutti gli utenti, e non solo.
Il progetto di Dichiarazione di Principi fa finalmente riferimento all¿articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell¿uomo, consacrando la libertà d¿espressione, ma anche all¿articolo 29, che autorizza alcuni limiti a questa libertà.
E per alcuni, come Claude Moisy membro di RSF, ¿¿il riferimento all¿articolo 29 potrebbe diventare un alibi per i Paesi repressivi, per dire ai giornalisti ¿state superando questi limiti¿ ¿.
RSF, è stata clamorosamente esclusa dal vertice, colpevole forse di aver diramato alcune settimane fa un preoccupante rapporto sulla mancanza di libertà nel Web. Anche se l¿organizzazione per la difesa della libertà di informazione aveva fatto sapere che avrebbe continuato lo stesso a lanciare le sue accuse da una radio creata ad hoc, Radio non grata, in modo da ¿far conoscere a tutti le violazioni della libertà d¿espressione di cui si sono macchiati numerosi Stati partecipanti al Summit¿. Ma la polizia francese ha costretto ieri RSF a chiudere la radio pirata.
Intanto alcuni alti responsabili delle Nazioni Unite hanno rimproverato ieri ai capi di Stato e di governo occidentali di boicottare il Summit di Ginevra, mentre quelli presenti sono stati accusati dai loro detrattori di voler imbavagliare la libertà d”informazione su Internet.
“Attualmente la maggior parte delle conferenze mondiali si occupano delle minacce a livello mondiale, questo Summit si preoccupa invece di trovare il miglior modo per avere delle opportunità a livello mondiale“, ha dichiarato il segretario generale dell”Onu, Kofi Annan nel suo discorso d”apertura.
“Dal commercio alla medicina online, dall”educazione alla tutela dell”ambiente, abbiamo nelle nostre mani, nei nostri computer e nel cielo che ci sovrasta, la possibilità di migliorare il livello di vita di milioni di persone” ha aggiunto.
Circa nove decimi della popolazione mondiale non è ancora collegata alla Rete e si corre il rischio di aumentare il divario tra Paesi ricchi e poveri.
Altro problema è quello che riguarda l¿ente di regolazione di Internet, ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), che sovrintende all¿assegnazione dei domini e degli indirizzi Internet e che opera sulla base di un accordo con il governo degli Stati Uniti e che comunque vede l”adesione di più di cento Paesi.
L”ICANN viene criticato da diversi Paesi perché sotto esclusivo controllo e mandato degli Stati Uniti. Il livello di polemica è tale che il presidente dell”ICANN, l”australiano Paul Twomey, è stato escluso la settimana scorsa dalle riunioni preparatorie.
Le proposte più drastiche prevedono di passare tutte le competenze dell¿ICANN all”ITU, ma verosimilmente la decisione sarà diversa: l¿Onu creerà un nuovo gruppo di lavoro il quale a sua volta porterà le sue proposte alla seconda tornata del Forum, prevista a Tunisi nel 2005.
Insomma, infine, il vertice mondiale, che avrebbe dovuto affrontare gli scottanti temi del Digital Divide e dell¿Internet Governance, dei mutamenti economico-politici e le problematiche sociali innescate dalla diffusione di massa delle nuove tecnologie di comunicazione, rischia di rivelarsi un vero flop.
Progetto di Dichiarazione di Principi
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