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Internet, seppur tra mille difficoltà, sta diventando sempre più popolare tra i giovani vietnamiti. Secondo le cifre rese note dalle autorità, nel 2003 l¿uso della rete nel Paese è cresciuto del 30% con 2,5 milioni di utenti e 400 mila accessi diretti.
Nonostante, però, nelle maggiori città sia tutto un fiorire di Internet Caffè, la Rete resta inaccessibile alla maggior parte degli abitanti, sparsi per lo più in piccoli villaggi rurali. Su una polazione di 80 milioni di abitanti infatti, soltanto il 3,2% ha accesso alla rete, contro il 7,7% della Thailandia e il 34% della Malesia (dati AIV)
Il problema ¿ riferisce Vu Hoang Lien, direttore dell¿azienda statale di gestione della Rete VDC ¿ è che l¿uso del Web è ancora limitato alla posta elettronica e ai forum di discussione.
¿¿Gli utenti sono in maggioranza giovani e non funzionari o uomini d¿affari. E questo è un grave svantaggio¿, ha precisato.
Il mercato è ancora molto ristretto, i computer privati troppo pochi e le barriere linguistiche difficili da superare, dal momento che i siti in lingua vietnamita sono rari e sorvegliatissimi dalle autorità.
¿Bisogna che lo Stato riconosca l¿importanza delle transazioni commerciali su Internet. I problemi di sicurezza hanno già ampiamente ostacolato il loro sviluppo¿ ha dichiarato Nguyen Long, segretario generale dell”AIV.
Il problema però è soprattutto politico. Se da un lato infatti, il governo ha attualmente allo studio una legge sullo sviluppo dell¿eBusiness e sulla certificazione elettronica e ha mandato il Ministro delle Poste e telecomunicazioni al Summit mondiale sulla società dell¿informazione (WSIS), dall¿altro stanno infuriando nel paese polemiche conservatrici sul controllo dei contenuti.
Al di là dei rischi di frode paventati ufficialmente, infatti, a preoccupare le autorità pare sia il dilagare della pornografia e, soprattutto, la dissidenza politica .
Nel giugno del 2002, il Primo ministro Phan Van Khaig ha vietato l¿accesso ai siti pornografici, ai ¿segreti di Stato¿ e ai documenti ¿reazionari¿. Tale materiale in alcuni casi è quello che i vietnamiti all”estero, e i dissidenti residenti in paese, diffondono per criticare il governo. E nonostante la costituzione garantisca la libertà di stampa, il governo reprime severamente ogni opinione dissonante con la linea ufficiale.
Sono più di dieci i ¿cyberdissidenti¿ arrestati in Vietnam con accuse che vanno dallo spionaggio all¿abuso delle libertà democratiche: in poche parole, tutte persone che hanno espresso la propria opinione su Internet.
In Vietnam ¿ denuncia Amnesty International ¿ premere il tasto ¿invio¿ è molto più pericoloso di quanto si creda e può mettere in pericolo non solo la propria incolumità ma anche quella della famiglia e degli amici.
L¿associazione ritiene che il continuo richiamo alla sicurezza nazionale consente al governo di Hanoi di giustificare una pesantissima repressione e ha denunciato la situazione in un rapporto di 34 pagine.
Nel suo rapporto Amnesty ricorda i numerosi casi di censura che si sono registrati nel paese e sottolinea che solo negli ultimi due anni almeno cinque persone sono state condannate a pene detentive, talvolta anche piuttosto lunghe, per aver espresso proprie idee in rete o inviato email con contenuti ritenuti pericolosi per la sicurezza dello stato. Altri sono ancora in attesa di giudizio.
Lo scorso giugno, le autorità hanno condannato a 13 anni di prigione Pham Hong Son, colpevole di spionaggio per aver pubblicato la traduzione in vietnamita di What is Democracy, un pezzo di propaganda americana presente sul sito del Dipartimento di stato di Washington. Secondo l”accusa, Pham sarebbe anche stato in contatto con “forze reazionarie oltreoceano” e si era adoperato per raccogliere fondi internazionali a favore dei dissidenti.
Il meccanismo repressivo vietnamita non ha consentito ai diplomatici stranieri ad Hanoi l”accesso all”aula del tribunale dove, dopo un rapido processo, Pham è stato condannato per spionaggio. Il Tribunale del Popolo ha anche stabilito che, quando sarà rilasciato, dovrà passare tre anni agli arresti domiciliari.
Amnesty sottolinea anche il caso di Le Chi Quang, laureato ed insegnante di informatica, arrestato nel febbraio 2002 in un Internet café. Secondo il verbale della polizia, il dissidente è stato preso con le mani nel sacco mentre inviava email all”estero. Le Chi, che soffre di una malattia cronica difficilmente affrontabile in prigione, è stato condannato a quattro anni di carcere.
Insomma, nonostante i bei discorsi ufficiali sull¿importanza di Internet e della sua diffusione, la leadership del governo si sente sotto minaccia e teme che la rete possa mettere in crisi la supremazia attuale del Partito Comunista del Vietnam.
Tutto quello che non è conforme con i discorsi ufficiali, insomma, è considerato una minaccia e c¿è da scommettere che le autorità non faranno molto per favorire lo sviluppo di Internet nel Paese.
Alessandra Talarico