Italia
diRaffaele Barberio
Da alcuni mesi a questa parte non si fa altro che parlare di Tv digitale terrestre.
Non solo in quelle istituzionali, dove si è assistito allo scontro parlamentare tra maggioranza e opposizione e ¿ subito dopo – al confronto tra il Presidente Ciampi e il Parlamento (attraverso un ordinario rinvio alle Camere, per manifesta inaccettabilità di alcuni passi della legge appena approvata), ma anche sulla stampa, in televisione e in ogni luogo, sino ai banchi di vendita dei regali natalizi.
L¿impressione, ormai innegabile, è che un dibattito così forte è chiaramente e obbligatamente sostenuto dalla esigenza di far avanzare a tappe forzate il nuovo sistema di televisione digitale.
Ma forzate quanto?
Tanto da non rendersi conto più di nulla. Nonostante le esperienze disastrose di Gran Bretagna e Spagna, dove la Tv digitale terrestre ha affossato le società che se ne erano fatte promotrici tra il grande pubblico nazionale.
E bene fa il Sottosegretario Innocenzi ad incontrare le task force britanniche di settore per indagare sulle ragioni di quel fallimento.
Ma allora la Tv digitale terrestre rappresenta realmente quel ¿bagno di sangue¿ indicato da Leonardo Chiariglione?
E allora è vero che chi tocca muore?
Non direi. Il problema non si pone in termini manichei, tra chi vuole la Tv digitale terrestre e chi non la vuole.
La Tv digitale terrestre è un¿opportunità straordinaria.
E¿ un punto d¿incontro, nel segno della continuità, tra le appetibilità storiche multimediali della televisione e le performance di interattività del computer.
Una cosa mai concretizzatasi prima.
Ma qualcuno di voi ha mai visto realizzarsi cose così importanti nell¿arco di pochi mesi? E allora le modalità muscolari con cui il processo in atto si sta realizzando fanno vincere solo la fretta e quando c¿è la fretta non si ha molto tempo per rimanere a discutere.
Non intendo entrare in aspetti di tipo industriale o di sistema.
C¿è troppa fretta in giro per parlare oggi di queste cose.
Key4biz.it interverrà su questo nelle prossime settimane, per contribuire ad un confronto che si preannuncia già caldo.
Qui vogliamo sottolineare solo alcuni aspetti molto semplici.
Anzi così semplici che nessuno, per mesi, ha ritenuto ancora di soffermarvisi per capire meglio i dettagli di una partita che appare ben più complessa rispetto ai tempi compulsivi che stiamo invece subendo.
Intendiamo riferirci ad un aspetto in particolare.
Ad un particolare punto di vista: quello del consumatore. Un anello fondamentale nella catena del valore della Tv digitale terrestre, perché il mezzo in questione è strettamente user-tailored.
Quanto costa realmente al consumatore la Tv digitale terrestre, al di là delle bancarellate secondo le quali la Tv digitale terrestre è gratuita?
Ebbene proprio tra qualche giorno il mensile Focus presenterà all¿opinione pubblica una piccola indagine in materia, che ci permettiamo di consigliarvi, perché è ben fatta nel merito e perché ha il pregio di aver per prima posto l¿accento sui costi reali per il consumatore-utente.
Perché il cerchio industriale, distributivo e commerciale della Tv digitale terrestre si chiuda è necessario:
che vi sia una copertura del segnale,
che siano disponibili idonei set-top-box, possibilmente a prezzi accessibili,
che i programmi abbiano un adeguato livello di appetibilità rispetto a tutti gli altri strumenti oggi disponibili nelle nostre case.
Quanto al primo punto, la partita riguarda gli operatori e si sa che la copertura di per sé è poca cosa e la sua realizzabilità è alla portata, senza problemi di sorta.
Il problema non è questo.
Quanto ai set-top-box, qualche problema esiste già e qualche altro emergerà nei prossimi mesi.
I decoder attualmente disponibili appartengono ad una prima generazione, il che non ha nulla di straordinario se non il fatto che siano considerati inidonei ai servizi previsti entro il 2004. Sono in sostanza vecchi in partenza, ancor prima di nascere, inidonei ad alcune delle applicazioni tipiche del digitale terrestre. Accusano un rumore (impulse noise) che annulla l¿immagine in caso si applicazioni complesse. Potranno tutt¿al più consentire la partecipazione a qualche giochino di Amedeus o Jerry Scotti.
Certo non mancheranno i fanatici del primo acquisto, i cosiddetti early-users.
Ma non mi meraviglierei se sull¿argomento si scatenassero le associazioni dei consumatori.
Resta poi da vedere se il contributo governativo verrà dato anche per questi decoder che dovranno essere sostituiti tra pochi mesi. Il che sarebbe di una certa gravità, perché in tal caso il contributo pubblico verrebbe usato per un sostegno indiretto alle imprese di settore, ma lascerebbe peraltro molto scontenti i consumatori.
Si tratta di decoder di prima generazione che saranno infatti sostituiti tra giugno e settembre 2004 da decoder di seconda generazione capaci di risolvere il citato problema del rumore (impulse noise). Rai, Mediaset e La7 hanno dato specifiche tecniche e parametri di certificazione ai vari costruttori (Nokia, Umix, Samsung ecc.).
Vi è poi un aspetto che riguarda le performance dei decoder.
E¿ emerso che i decoder scelti da La7 e prodotti da Philips saranno in condizione di assolvere ad una serie di funzioni che gli altri non sono in condizioni di garantire, a partire dalla piena interoperabilità con le reti di telecomunicazioni, il che lascia prefigurare, in questo caso, uno sviluppo precoce (verrebbe da dire) di convergenza tra Tv e Tlc. Quindi applicazioni sicure di tGovernment e t-commerce e t-health.
Quanto ai programmi, proprio nell¿interesse del consumatore e nell¿interesse dell¿industria, è necessario ripensare la Tv, creare nuovi modelli di programmi, che dismettano la banale telefonata del pubblico di partecipazione ai quiz (o che non si limitino a quella), per considerare le modalità di consultazione tipiche di internet, sino alle applicazioni settoriali ed avanzate, già citate, di t-commerce, tGovernment, t-health e cosi via.
La Tv digitale terrestre è stata inventata per questo.
In queste settimane Rai e Mediaset stanno annunciando i rispettivi piani di offerta dei multiplex.
Verrebbe voglia di dire che sembrerebbe non vi sia nulla di nuovo.
Sarebbe un bel guaio se la montagna delle promesse e aspettative partorisse il topolino di un¿offerta tradizionale già esistente o appena rivestita di nuovo.
Eppure gli accordi annunciati nelle ultime ore indicano una semplice duplicazione dei canali offerti dai bouquet della piattaforma satellitare di Sky ai multiplex della tv digitale terrestre. In questa chiave offrire BBC World o Coming Soon o VentiquattroOre Tv appare come una semplice azione di mercato delle Tv generaliste (Rai e Mediaset) tesa a sottrarre parti di pubblico al concorrente satellitare.
A poco serve dire che a quei programmi sarà dato valore aggiunto con modalità più o meno interattive.
La pubblicità di questi giorni dice che la Tv digitale terrestre sarà ¿multicanale, interattiva, gratuità¿.
Ora, sul multicanale abbiamo già decine e decine di canali, ivi compresi quelli offerti dalla piattaforma satellitare.
Sull¿interattività potremo considerarci vincenti solo dopo aver risolto i problemi dei set-top-box ancora persistenti.
Infine sulla gratuità, riteniamo sia utile affermare un principio di chiarezza. L¿interattività presuppone il collegamento telefonico per l¿invio della richiesta da parte dell¿utente. Si tratta di un collegamento telefonico che si paga in base alla tecnologia usata o di cui quell¿utente dispone: rete internet analogica o ADSL oppure GPRS, 3G o Wi-Fi nei casi in cui si potrà usare una SIM. Quindi nulla di gratuito.
Una recente ricerca commissionata dalla Fondazione Bordoni indica in 25 milioni di unità le famiglie che utilizzeranno i nuovi servizi entro 5 anni, il che vuol dire la totalità della popolazione italiana. Ma sarà mai possibile un tale unanimismo?
Eppure in tutta Europa si è aperto da settimane un grande dibattito sulle resistenze allo switch-off dell¿analogico a favore del digitale.
Ovunque nella UE si parla di una percentuale variabile tra il 15 ed il 25% dei cosiddetti irriducibili (il che vuol dire svariati milioni di famiglie), di coloro che non hanno alcuna intenzione di convertirsi al digitale (forse per ragioni economiche) e che renderanno perciò un ostacolo concreto allo spegnimento definitivo del segnale analogico.
La tv digitale terrestre ha bisogno di tempi lunghi e questa fretta tutta italiana, non riscontrabile in alcun altro Paese europeo, potrebbe creare anche qualche danno oltre agli innegabili benefici.
Nel frattempo sarebbe forse utile occuparsi di più delle possibili reazioni del consumatore-utente e l¿iniziativa di Focus, che spinge ad andare in tale direzione, ci pare possa rappresentare una ottima occasione di riflessione.