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Il mercato statunitense della telefonia mobile sta per vivere una nuova battaglia all¿ultima offerta.
Al centro del contendere il terzo operatore nazionale, AT&T Wireless (profilo societario) che – vessato dalla diminuzione degli abbonamenti e dall¿avanzata dei migliori servizi offerti dagli operatori concorrenti – ha infine reso noto di essere alla ricerca di un acquirente.
L”operatoreha archiviato il quarto trimestre 2003 con utili e ricavi in diminuzione a causa delle pressioni sui prezzi e della debole richiesta dei suoi prodotti: i ricavi sono scivolati del 12,8% a 8,1 miliardi di dollari, appena sotto le previsioni di Wall Street, gli utili a 340 milioni di dollari, o 43 cent di Eps diluito.
Attorno alla società, intanto, si susseguono le voci relative alla prossima acquisizione. Chi la spunterà? Le offerte sono arrivate dai quattro angoli del mondo: dal Giappone NTT DoCoMo, che già possiede una quota del 17% nella compagnia si dice interessato al riscatto del capitale restante e potrebbe acquisirlo ad un prezzo inferiore rispetto agli altri pretendenti in ragione di un qualche diritto di prelazione. Molti però sono convinti del fatto che il primo operatore mobile giapponese sia più interessato a trovare un acquirente per la propria quota che ad acquisire la compagnia.
Dall¿Europa arriva invece l¿offerta di Vodafone che però possiede il 45% di Verizon Wireless, primo operatore del mercato Usa attraverso la joint venture Verizon Communications.
Un¿eventuale acquisizione da parte del colosso britannico sarebbe dunque molto complessa dal momento che Vodafone utilizza per le reti europee lo standard GSM (global system for mobile), mentre Verizon Wireless usa il CDMA (code division multiple access). Se il gruppo farà un¿offerta per acquisire AT&T, che utilizza il GSM, dovrebbe liberarsi della quota in Verizon Wireless, cedendola probabilmente a Verizon (che ne sarebbe ben felice). Tutto ciò, però, prenderebbe un po¿ di tempo, ma l¿occasione di mettere le mani su AT&T e creare così un marchio globale è molto ghiotta.
Gli analisti, infatti, sono convinti che Vodafone sia seriamente interessato ad AT&T Wireless e potrebbe scatenare una guerra dei prezzi con l¿altro pretendente più accreditato, l¿americano Cingular Wireless. L¿unione tra i due operatori darebbe vita ad un vero e proprio colosso con 45 milioni di clienti, che metterebbe in ombra Verizon, attuale leader del mercato.
L¿operatore Usa ¿ controllato da BellSouth Corporation e SBC Communications – avrebbe presentato la propria offerta formale ieri, dicendosi disposto a pagare fino a 11 dollari ad azione, per un montante di circa 30 miliardi di dollari, una cifra vicina all¿ attuale capitalizzazione di AT&T.
Cingular sembrerebbe la compagnia più interessata a causa della sua scarsa porzione di spettro radio che limita sia il numero di clienti che possono usare la rete sia la capacità di adattare la rete ai servizi dati di nuova generazione.
L¿offerta prospettata, però, sarebbe stata giudicata troppo bassa e la compagnia starebbe valutando tutte le offerte nonostante non sia stata ancora avviata nessuna discussione ufficiale.
Cingular, inoltre, potrebbe avere un doppio fine: secondo le banche, l¿attuale numero due del mercato sarebbe interessato a rilevare T-Mobile e l¿annuncio di un¿offerta per AT&T Wireless potrebbe avere l¿effetto di far crollare il prezzo della filiale Usa del colosso tedesco Deutsche Telekom.
Un¿altra offerta sarebbe arrivata anche da Nextel Communications – ma anche in questo caso ci sarebbero difficoltà tecnologiche da superare vista la differenza di tecnologie tra le reti delle due compagnie.
L¿interesse suscitato da AT&T Wireless è giustificato dalla composizione del suo portafoglio clienti, soprattutto aziende, disposte a spendere molto più che gli utenti privati. Il marchio, inoltre, è molto conosciuto, nonostante abbia sofferto delle nuove regole sulla portabilità del numero: l¿operatore negli anni ¿90 era il più importante player del mercato wireless Usa.
In ogni caso, il consolidamento appare inevitabile in un mercato, quello Usa, che ha del paradossale: mentre, infatti, il tasso di penetrazione dei servizi è molto più basso che in Europa e in Asia, la domanda ha già cominciato a rallentare e molti operatori – come AT&T – hanno visto ridursi in modo drastico il numero dei clienti in seguito all”approvazione della number portability, lo scorso novembre.