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Il Pentagono batte in ritirata e rinuncia a quelle che dovevano essere le prime elezioni presidenziali del 2 novembre all¿insegna dell¿hi-tech e della nuova era del digitale.
I militari americani in missione all”estero, come quelli al fronte in Iraq, e le loro famiglie non potranno votare via internet alle prossime elezioni.
La decisione, ufficiale, è stata presa dal vicesegretario alla difesa Paul Wolfowitz, che ha addotto timori per la segretezza del voto.
Anche se solo due settimane si affermava l”esatto contrario.
Il Pentagono aveva predisposto un meccanismo elettorale ed avrebbe dovuto sperimentarlo il 3 febbraio, nel cosiddetto mini-Super Martedì delle primarie per designare il candidato del partito democratico alle elezioni presidenziali. L”esperimento doveva riguardare la Sud Carolina, che ha all”estero molti militari residenti nello Stato.
Il Pentagono intendeva ¿testare¿ il meccanismo predisposto, nonostante le critiche degli esperti, che sostengono che l”affidabilità e la segretezza del voto non sono garantite: ci sarebbe, cioè, la possibilità di alterare il voto e, inoltre, di risalire a chi l”ha espresso.
Alla fine, le preoccupazioni per legittimità e segretezza dei suffragi espressi hanno prevalso. In attesa di perfezionare un meccanismo di voto online, il Pentagono, preoccupato dagli avvisi degli esperti, ha per ora rinunciato.
Ma i produttori delle macchine per il voto elettronico non hanno ancora detto la loro ultima parola.
I circa 6 milioni di americani, civili e militari, che si trovano all¿estero non potranno quindi votare via Internet per eleggere il prossimo presidente degli Stati Uniti d¿America.
Il ministero della Difesa ritiene che il sistema messo a punto nell¿ambito del progetto SERVE (Secure Electronic Registration and Voting Experiment) non sia soddisfacente in termini di sicurezza e non sarà inaugurato nell¿occasione delle primarie in Carolina del Sud, come inizialmente previsto.
Questo Stato aveva infatti accettato di utilizzare in nuovo sistema online, come anche la Carolina del Nord, l¿Arkansas, l¿Utah, Washington, Hawaï e la Florida.
Un rappresentante del Pentagono, incaricato dal governo di verificare e convalidare il progetto SERVE, ha dichiarato che l¿attuale sistema non garantisce sicurezza per cui non si potrà procedere come nelle precedenti intenzioni.
Insomma pare proprio che gli americani che stanno all¿estero non potranno far sentire la propria voce alle primarie in vista delle presidenziali del prossimo novembre.
¿La decisione ¿ ha spiegato il portavoce ¿ è stata presa davanti all¿impossibilità di garantire la legittimità dei voti¿.
La decisione fa seguito a un rapporto del gennaio scorso stilato da quattro esperti che hanno studiato le macchine messe a punto.
Il rapporto è stato firmato da Avi Rubin docente della Johns Hopkins, il professor David Wagner dell”Università della California, da David Jefferson, scienziato d”informatica del Livermore National Laboratory; e dalla consulente di informatica Barbara Simons.
Gli esperti ritengono che allo stato attuale di Internet, è impossibile creare un sistema di voto elettronico che assicuri che una persona voti una sola volta e ne protegga l¿anonimato.
A questo va ad aggiungersi un altro rischio: i voti, secondo i ricercatori, potrebbero essere soggetti a eventuali attacchi informatici che, come l¿esperienza dimostra, hanno spesso colpito sistemi definiti supersicuri, come quelli delle banche, degli Internet provider e anche di alcune tra le più grosse società informatiche. Ricordiamo il recente attacco del virus Mydoom sferrato al Web site del Gruppo informatico SCO.
I ricercatori sostengono che gli hacker potrebbero mettere KO i computer inviando una marea di dati, installare sistemi in grado i intercettare e alterare i voti; oppure diffondere virus tra i computer interessati all”operazione, in modo da alterare le votazioni.
¿Poiché è così ampia la possibilità di attacchi su larga scala, dobbiamo purtroppo raccomandare di chiudere il piano di sviluppo di SERVE e non tentare più nulla di analogo sino a quando sia Internet che l”infrastruttura dei computer siano stati riprogettati dalle fondamenta, o non appaiano altri rivoluzionari sistemi di sicurezza“, avevano detto nell¿occasione gli esperti.
Ma inizialmente, il Pentagono non aveva alcuna intenzione di archiviare il progetto.
“La sicurezza sta migliorando, le procedure sono in corso. Non le conosco e non le direi in giro se le sapessi“, aveva detto Glenn Flood, portavoce del Dipartimento della Difesa, rilevando che alla dichiarazione dei quattro esperti non si sono affiancati gli altri sei che fanno parte dello stesso gruppo di consulenza.
Adesso però pare proprio che il Pentagono si sia dovuto arrendere davanti all¿evidenza dei fatti.
Senza indicare quale saranno le prossime tappe del progetto, il ministero della Difesa ha solamente fatto presente che il governo è sempre interessato all¿iniziativa.
¿Continueremo a studiare tutti i mezzi tecnici che permettono di contabilizzare i voti via Internet¿, ha concluso il portavoce del Pentagono.
Il rifiuto di questo sistema di voto ha sollevato la polemica dei produttori di questo tipo di congegni che, per perorare meglio la loro causa, hanno anche costituito un gruppo di pressione, l”Election Technology Council.
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