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Il Gruppo americano di media ed entertainment, Walt Disney, ha cominciato a organizzare la sua difesa di fronte all¿assalto del numero uno americano del cavo, Comcast.
Ma dietro questo muro, il regno magico dei cartoon starebbe affilando le sue armi: le banche del Gruppo, Goldman Sachs e Bear Stearns, avrebbero cominciato a lavorare su alcuni modelli che dimostrano che l¿offerta di Comcast sarebbe inferiore alle stime di mercato.
Questo, quanto rivela il Wall Street Journal, che cita una fonte vicina all¿azienda.
L¿offerta di Comcast ometterebbe una delle componenti primarie del valore della Walt Disney Company: la sua cultura di impresa in particolare, che da più di 80 anni l¿ha lasciata ai vertici del mercato mondiale dei media.
Disney dispone della propria università, destinata a insegnare ai suoi impiegati i metodi di lavoro del Gruppo, un codice d¿abbigliamento così severo che ci manca poco che vengano vietati anche i baffi, la missione dell¿entertainment, la priorità accordata ai clienti e la fondazione leggendaria dell¿impresa.
Oggi, dopo essersi trasformata in un gigante dei media sotto la guida del suo presidente Michael Eisner, Disney resta ancora un¿impresa dove ciascuno si chiama per cognome e dove i dirigenti portano volentieri la cravatta con l¿emblematico Mickey Mouse.
¿Siamo una grande impresa, tutto ruota intorno ai valori della famiglia, che hanno contribuito alla creazione di una grande immagine per Disney¿, ha detto il presidente in questi giorni.
Traduzione: Walt Disney Company non ha niente di un¿impresa normale e per Comcast, dopo la rilevazione delle attività via cavo di AT&T (vedi scheda) nel 2002 per 72 mld di dollari, la conquista di quest¿isola felice, potrebbe non essere così facile.
Gli analisti di Citigroup, ritengono che ¿Disney potrebbe tranquillamente respingere l¿Opa ostile¿, e si dicono ¿fiduciosi sulle prospettive a lungo termine¿ della società.
Secondo il Wall Street Journal, il Gruppo starebbe in realtà aspettando l¿arrivo del ¿cavaliere bianco¿, nella persona del leggendario Barry Diller, di cui Michael Eisner è stato per tanto tempo un protetto e che gli è sempre restato molto vicino.
Barry Diller fino a poco tempo fa era alla vicepresidenza dell¿altro gigante dei media, Vivendi Universal.
Dopo il fallimento industriale delle fusione Aol Time Warner e di quella Vivendi e Seagram, l¿annuncio dell¿Opa di Comcast su Disney è una vera sorpresa.
Comcast rimette in gioco un concetto caro all¿ex presidente di Vivendi, Jean-Marie Messier, la famosa convergenza tra i contenuti (musica, cinema, ecc.) e i distributori (reti via cavo, telefono e Internet).
Questa operazione, in caso di successo, potrebbe far diventare il primo operatore via cavo americano, un leader mondiale sul mercato mediatico, dietro Time Warner e News Corp.
La nuova unità peserebbe circa 125 mld di dollari e impiegherebbe circa 180.000 persone, con 21,5 mln di abbonati al cavo.
Questo tentativo di fusione ricorda quella tra il fornitore d¿accessi Aol e il gigante dei media Time Warner nel 2001, e del Gruppo francese Vivendi con la società canadese Seagram, proprietaria degli studios Universal nel 2000.
Queste grandi ambizioni si sono dovute poi scontrare con la dura realtà economica e l¿esplosione della bolla speculativa, cosa che al momento però non sembra preoccupare il presidente di Comcast Brian Roberts.
Per l¿operazione, Roberts punta sull¿attuale debolezza della casa di Topolino.
Lo scorso dicembre, Roy Disney, nipote del fondatore Walt Disney, la lasciato il Cda della società, per mancata condivisione dei metodi di gestione del presidente Michael Eisner.
Disney ha perso anche uno dei suoi principali partner: lo studio d¿animazione Pixar, di proprietà di Steve Jobs, patron di Apple. Una perdita catastrofica per la società.
La fusione è ancora lontana dall¿essere una realtà. Il principale ostacolo sarà il parere delle Autorità antitrust, della Federal Communication Commission (FCC) e del Dipartimento americano di Giustizia.
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