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Le decisioni radicali non hanno tardato ad arrivare. A distanza di sole 24ore da l¿aver preso ufficialmente il controllo di Warner Music Group, i nuovi proprietari, guidati da Edgar Bronfman Jr sono usciti allo scoperto.
Prima decisione della lista, la soppressione del 20% dei dipendenti, il licenziamento degli ex dirigenti e la fusione di alcune attività.
Nello spietato mondo delle major discografiche, in piena ristrutturazione, non c¿è spazio per i sentimentalismi.
Di fronte ai giganti, Universal Music Group da una parte e il nuovo Gruppo nato dalla fusione tra Sony Music e BMG (Bertelsmann Music Group) dall¿altra, Edgar Bronfman, il nuovo presidente di Warner Music, ha voluto immediatamente far capire che la società dovrà subire dei cambiamenti radicali, che non sono tardati ad arrivare.
Attualmente, UMG, che fa capo al gruppo francese Vivendi Universal, è in testa alla classifica dei gruppi che operano sul mercato della musica, sulla base dell”andamento del fatturato. Al secondo posto si collocherebbe SonyBMG e al terzo, infine, si pone appunto Warner Music.
Proprio ieri è stata completata l¿acquisizione delle attività musicali facenti capo alla Warner Music, per un controvalore di circa 2,6 miliardi di dollari, che saranno pagati in contanti dal gruppo di investitori, Thomas H. Lee Partners, Bain Capital e Providence Equity Partners, capeggiati da Edgar Bronfman.
L”operazione era stata annunciata nello scorso mese di novembre e rientra nella strategia portata avanti da Time Warner per ridurre il pesante indebitamento e riportare il primo Gruppo mondiale di media in utile.
Time Warner peraltro potrà disporre di un¿opzione finalizzata all” acquisto di un massimo del 15% del capitale della società, esercitabile in qualsiasi momento nel corso dei prossimi tre anni. La percentuale potrà essere elevata anche fino al 20% in presenza di determinati presupposti.
All¿indomani dell¿accordo formale, Edgar Bronfman ha immediatamente deciso di tagliare l”occupazione di un migliaio di posti sui 5.300 attuali, tutto nelle prossime settimane, nell¿ambito di un rigido piano di riduzione dei costi.
Tra i dipendenti che andranno a casa, ci sono anche diversi dirigenti di Warner Music: Sylvia Rhone, responsabile dell¿etichetta Elektra, Val Azzoli e Ron Shapiro, responsabili di Atlantic Records.
Quest¿ultima cosa non sorprende più di tanto, perché è strettamente connessa ad un¿altra decisione di management, quella di fondere alcune divisioni (affari giuridici, finanze¿) dell¿etichetta Elektra e Atlantic.
Commentando la decisione, Edgar Bronfman ha detto che questi ¿cambiamenti dolorosi¿ erano indispensabili per permettere al Gruppo di rimanere competitivo “in una fase di mercato che evolve rapidamente“, ha detto Edgar Bronfman.
Il fatto è che l¿industria della musica sta attraversando una fase particolarmente difficile, segnata da una caduta delle vendite e un aumento preoccupante della pirateria.
In questo contesto, la concentrazione del settore intorno ai due poli, Universal Music con il 25,9% del mercato mondiale nel 2002 e SonyBMG con 25,2%, mette le altre due major in una situazione particolarmente difficile: EMI non rappresenta che il 12% del mercato e Warner Music l¿11,9%.
La casa discografica britannica EMI avrebbe voluto stabilire una partnership con un altro grande operatore del settore, rilevando Warner Music.
Ma le Autorità europee della concorrenza non hanno dato il proprio assenso.
La società appare quindi oggi molto isolata sul mercato.
Quanto a Warner Music, Edgar Bronfman dovrà dar prova di grande determinazione, dopo il fallimento dei suoi investimenti in Vivendi. E sicuramente la gestione dei costi diventerà una questione di vita o di morte.
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