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Nonostante la guerra delle case discografiche lanciata negli ultimi mesi, gli utenti continuano a collegarsi al Web dall¿ufficio e a scaricare musica sui loro computer da lavoro.
Uno studio di Blue Coat Systems – fornitore di sistemi sicurezza informatica ¿ rileva che su un campione di 300 persone, il 42% degli intervistati ha ammesso di utilizzare quotidianamente le reti peer-to-peer, come per esempio KaZaA o Gnutella, e il 38,6% di praticare il file-swapping sulle reti aziendali.
Circa il 70% degli utenti di file-sharing dicono di dedicare minimo un quarto d¿ora al giorno a questa attività e circa il 16% ci passano più di un¿ora.
Più di un terzo del campione, ha dichiarato di non essere preoccupato per i loro datori di lavoro, che potrebbero essere presi di mira dalla potente RIAA (Recording Industry Association of America), che raggruppa le principali etichette discografiche.
I due mesi scorsi, la potente RIAA ha avviato una serie di procedure giudiziarie contro un migliaio di utenti di reti di P2P, con l¿accusa di violazione del diritto d¿autore.
L¿Associazione ha utilizzato la procedura anonima detta “John Doe“, che identifica gli internauti dal loro indirizzo Internet.
Dal mese di dicembre, per decisione di una Corte di giustizia federale, la RIAA non ha più il diritto di esigere dai fornitori d¿accessi Internet l¿identità dei loro clienti.
Blue Coat Systems precisa che gli intervistati sono stati contattati per posta elettronica, in diverse società, quotate o meno, la maggior parte americane.
I dati di questo studio, dimostrano ancora una volta come la pirateria non sia un fenomeno da poter arginare facilmente.
La distribuzione della musica via Internet rappresenta oggi una maggiore preoccupazione per le major discografiche, che hanno visto la nuova generazione (i grandi fruitori sono la fascia che va dai 15 ai 25 anni, ndr) abituarsi in men che non si dica al downloading gratuito dal Web.
¿Tutti gli studi mostrano in modo inconfutabile che la crisi delle vendite di Cd, si sta accompagnando allo sviluppo della banda larga¿, ha evidenziato in un¿intervista di alcune settimane fa, Pascal Nègre, presidente di Universal Music France, Gruppo Universal, la prima major a livello mondiale.
Ma pare proprio che stia cominciando a prendere sempre più piede l¿idea del downloading legale di musica. Come sta già avvenendo negli Stati Uniti, l¿idea è quella di combattere più efficacemente la crisi della vendita dei dischi determinate dal dilagare della pirateria sul Web.
Secondo la società americana di ricerca Forrester Research, le vendite di Cd negli Stati Uniti sono diminuite del 15% dall¿inizio del 2003. Il calo dovrebbe arrivare a registrare una perdita del 30% entro il 2008.
Ma la crisi americana è stata in parte compensata dalla forte crescita della vendita di musica online.
Uno dei più popolari siti di downloading legale negli Usa, iTunes, di proprietà del gigante Apple, ha venduto più di 30 milioni di brani musicali dal suo lancio, avvenuto lo scorso aprile.
Il nuovo Napster, adesso legale, come tanti altri siti, sta finalmente diventando tra i più usati dagli utenti del Web.
La RIAA è del parere che le proprie azioni legali devono per forza continuare per proteggere la crescita di servizi quali iTunes e altri negozi di musica online autorizzati.
“I servizi di musica online legali… non devono avere come concorrenti altri servizi basati sul download illegale“, ha recentemente affermato Cary Sherman, presidente della RIAA.
“Ecco perché vogliamo inviare un chiaro messaggio: scaricare e condividere musica in una rete peer-to-peer senza autorizzazione è illegale, può comportare conseguenze e minaccia la futura creatività della musica”.
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