Italia
di Raffaele Barberio
Una legge contro internet
E¿ così che si sta configurando il Decreto Urbani approvato dal Consiglio dei Ministri del 12 marzo 2004.
Crescono le polemiche intorno al decreto. Insorge il popolo della rete da un lato, mentre dall¿altro la FIMI (che rappresenta i discografici) e l¿AIE (che rappresenta gli editori) chiedono un ombrello di copertura contro la pirateria.
Ciascun gruppo d¿interesse, tra quelli accorpati in seno alla SIAE è impegnato a far valere le proprie ragioni, senza preoccuparsi del futuro del sistema Paese nelle dinamiche di crescita della società dell¿informazione e del confronto competitivo con i mercati esteri.
Ora una cosa va ribadita con forza.
Chi è contro il Decreto Urbani non è a favore della pirateria, come qualche stolto va dicendo nelle ultime ore.
E¿ una strumentalizzazione tutto sommato abbastanza sciocca e con le gambe corte, molto corte.
Tutti coloro che esprimono un giudizio negativo sul decreto sono parimenti convinti della necessità di difendere il lavoro intellettuale, ideativo, progettuale, artistico, autoriale, industriale che sta dietro ciascuna opera.
Ciò che è in discussione è la convinzione che il Decreto sia sbagliato nella forma e nella sostanza e che sia frutto di una procedura quantomeno inusuale.
¿Il Decreto stabilisce anche che i fornitori di connettività e di servizi devono diventare ¿guardiani della Rete¿ ¿ ha dichiarato Matteo Fici, presidente di Assoprovider – attribuendo agli Internet Provider compiti che cozzano con altre disposizioni legislative di questo Paese in materia di tutela della privacy dei cittadini. Paradossalmente ¿ ha concluso Fici – è come se si volesse condannare le Ferrovie dello Stato per i reati che i suoi passeggeri vanno a compiere una volta arrivati a destinazione con il treno. Si tratterebbe, insomma, di una Legge tecnicamente inapplicabile¿.
¿Il decreto Urbani è un pasticcio ¿ sostiene Paolo Nuti, presidente dell”Associazione Italiana Internet Provider (Aiip) ¿ è inaccettabile un provvedimento che prevede che “i fornitori di connettività″ (gli ISP) non solo impediscano l”accesso ai contenuti protetti da copyright, ma informino l”autorità giudiziaria circa gli illeciti dei quali vengano a conoscenza.
¿Noi provider non abbiamo nessuna intenzione di proteggere la pirateria“, spiega Nuti, “ma qui ci viene assegnato un ruolo di istruzione dell”accusa che non ci appartiene, soprattutto da un punto di vista costituzionale¿¿In via teorica il provider può individuare senza difficoltà i pirati ma, a parte l”onere economico dell”operazione, agirebbe in violazione della privacy e della Costituzione. Una situazione da Cina popolare“.
Scarsa trasparenza: mancata consultazione pubblica ed alterazione del processo decisionale e del metodo democratico
Lo abbiamo detto più volte, ci scuserete se lo ribadiamo.
Ma decidere non è un atto d¿imperio.
E¿ una responsabilità che, nel caso di coloro che occupano ruoli pubblici o operano nelle istituzioni, deve essere fatto con la delicatezza ed il rispetto dei ruoli e dell¿interesse pubblico.
Il ministro Urbani, non è solo persona colta e integra, è il rappresentante di uno schieramento che della libertà ha fatto la propria bandiera culturale, politica e programmatica.
Ma il ministro non ha pensato ad alcuna consultazione pubblica che investisse tutti i soggetti coinvolti.
Perché?
Perché ha ritenuto che su una materia così complessa dovessero essere raccolte solo le opinioni delle parti cinematografiche. I gruppi d¿interesse del cinema si sono schierate dietro il ministro, il che indica che esse sono state quantomeno sentite.
Ma perché non sono stati ascoltati i soggetti appartenenti alla filiera ICT e le associazioni dei consumatori, due anelli importanti nella marcia del nostro Paese verso la Società dell¿Informazione, verso la sua economia e verso le implicazioni di sviluppo economico in esse contenute?
Perché non si è dato luogo ad un¿ampia consultazione pubblica, anche in considerazione di tutti quegli aspetti di protezione di privacy e di trattamento dati personali, che solo pochi giorni fa sono stati discussi aspramente in Parlamento (ci riferiamo al cosiddetto Decreto Grande Fratello), dando luogo ad una soluzione che ha dovuto tenere conto delle istanze della cosiddetta società civile e della comunità industriale, oltre che della normativa vigente?
Ma può anche darsi che ci sbagliamo.
Può darsi che queste consultazioni siano state fatte, magari in forma ridotta.
Allora, vi è traccia di queste consultazioni?
E¿ possibile avere evidenza pubblica di tali consultazioni? Come si fa nel resto d¿Europa?
Magari si poteva mettere tutto su rete internet e darne il massimo di visibilità, come fa la Commissione europea e come si fa nel resto d¿Europa.
Ci allontaniamo dall¿Europa¿..per andare verso la Cina Popolare?
Ed a proposito d¿Europa, si pone il quesito da più parti di un aperto disallineamento dalle posizioni assunte dalla Commissione europea, dalla votazione del parlamento di Strasburgo fatta appena tre giorni prima che venisse approvato il decreto Urbani.
Anche qui, ci permettiamo di ricordare che una buona prassi è quella di sottoporre un testo al giudizio preventivo di Bruxelles.
E¿ una prassi che mette tutti con le spalle al sicuro.
Ebbene, chissà se è stata adottata questa soluzione di prudenza in una materia così complessa e difficile da gestire, per effetto delle normative incrociate tra settori molto diversi sotto il profilo industriale, distributivo, di consumo e dei livelli territoriali da armonizzare tra legislazione nazionale ed Europa.
Come si vede, quindi, è una materia complessa che non può essere risolta in modo dirigistico, dall¿altro, senza consultazione pubblica, senza consultazione pubblica allargata a tutti i soggetti in causa, senza evidenza pubblica delle consultazioni.
Ora la parola passa ai lavori parlamentari.
L¿auspicio è che ci sia un ripensamento. Una considerazione di tutti gli aspetti che pesano sul problema in sé (la manifestazione di pirateria sui prodotti) e sulle soluzioni che presuntamente dovrebbero scaturire da questo decreto.
Ci auguriamo che l¿approfondimento parlamentare rappresenti uno strumento di democrazia per tutelare, veramente, le prerogative degli autori, dei consumatori e cittadini, dell¿industria di settore.
In caso contrario, ci troveremmo ¿ come dice Paolo Nuti ¿ ¿¿in violazione della privacy e della Costituzione. Una situazione da Cina popolare“.
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Per approfondimenti, consulta:
Archivio delle news sul Decreto Urbani, la Direttiva Europea e la Proprieta¿ intellettuale
ESCLUSIVA
Domani, 18 marzo 2004 alle ore 18:00, Key4biz.it pubblicherà il Piano Italiano per lo Sviluppo della Tv Digitale Terrestre, presentato dall¿Italia, al pari degli altri Paesi a Bruxelles in sede di Commissione Europea.