INTERVISTA
Ieri, martedì 30 marzo 2004, è iniziato in Commissione Cultura della Camera l’iter di approvazione del cosiddetto Decreto Urbani. Key4biz.it segue con attenzione le vicende che intorno ad esso si stanno susseguendo di ora in ora intorno al decreto e per primo ha dato notizia dell’incarico dell’on. Gabriella Carlucci quale relatore nella Commissione competente. Per queste ragioni abbiamo raggiunto Gabriella Carlucci, ponendole alcune domande sui punti di maggiore criticità. Sarda di nascita, romana di adozione, ma eletta a Trani, Gabriella Carlucci è responsabile del Dipartimento Spettacolo di Forza Italia. Componente della Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione e della Commissione parlamentare per l’infanzia, è stata, tra l’altro, prima firmataria di alcune proposte di legge nel campo delle attività di spettacolo. Intende, come ci ha detto, interpretare al meglio l’incarico assegnatole in occasione dell’iter sul decreto Urbani.
Intervista a cura di Raffaele Barberio
K4B. Allora, On. Carlucci, da oggi il decreto Urbani è all’esame della Commissione Cultura della Camera e lei, anche in quanto responsabile Spettacolo di Forza Italia, ne è relatrice. Un incarico impegnativo per un decreto nella bufera, da affrontare in tempi forzatamente stretti.
R. I tempi stretti sono stati determinati dal decreto-legge che ha, a parer mio e della maggioranza, i requisiti di urgenza previsti dall’art. 77 della Costituzione e che impongono alle Camere di convertire il decreto entro 60 giorni. I motivi di urgenza erano dettati anzitutto dalla necessità di reperire finanziamenti per il settore cinematografico e, poiché il decreto si occupa fondamentalmente di cinematografia, si è deciso di dare una risposta netta e chiara anzitutto gli operatori del settore, che lamentavano da tempo i danni economici provocati dalla pirateria. Basti pensare che la pirateria comporta perdite equivalenti (secondo stime ritenute attendibili dagli stessi operatori):
– ad 1,5 miliardi di euro, per lo Stato, derivanti dall’evasione dell’Iva;
– a 4,2 miliardi di euro, quantificabili per le imprese operanti in Italia (relativamente ai settori audiovisivo, musicale, software, videogiochi, libri, moda).
Tutto ciò, ovviamente, si ripercuote negativamente anche sul mercato del lavoro, con migliaia di posti di lavoro a rischio nei settori che più soffrono della pirateria, come quello cinematografico.
Secondo i dati dell’International Intellectual Property Alliance-Iipa (federazione delle maggiori associazioni mondiali di editori, librari, fonografici, cinematografici, audiovisivi, di software), l’Italia continua a registrare uno dei tassi di pirateria piu’ alti d’Europa. Nel 2002, la Iipa stimava per l’Italia la perdita totale in 783 milioni di dollari statunitensi, un livello quattro volte superiore al Paese che risulta secondo in questa ‘lista nera’ europea e cioè la Spagna, con 167 milioni di euro. Degli 783 milioni di pirateria ‘culturale’: 140 sono a danno dell’industria cinematografico-audiovisiva; 42 dell’industria fonografica; 363 dell’industria del software informatico; 215 del software di intrattenimento (videogiochie simili); 23 dell’industria editoriale. Sono cifre impressionanti, non crede?
In ogni caso, prevedo che durante l’iter si possa estendere la ¿giurisdizione¿ del provvedimento anche ad altri settori dell’industria culturale: musica ed editoria, ma anche software di intrattenimento, come richiesto peraltro da diverse associazioni di settore (dalla Fimi all’Aie). Vorrei chiarire che il Ministro non intendeva ¿ignorare¿ questi settori, ma semplicemente concentrarsi sul cinema, dato che il decreto-legge è nato come decreto-legge per il cinema. Temo che su questo punto ci sia stata confusione, purtroppo.
K4B. Il decreto centra un problema serio, concreto, da combattere, come la pirateria dei prodotti audiovisuali, ma perché non una consultazione pubblica per arrivare ad un provvedimento in piena trasparenza?
R. Ho letto ed apprezzato le tesi sostenute dal Suo portale: il modello delle istituzioni europei (consultazioni ampie, con un¿agenda temporale non affrettata) è senza dubbio ideale, ma talvolta è necessario agire in tempi brevi. In questo specifico caso, come ho spiegato, c’era l’urgenza e la necessità di intervenire per trovare i finanziamenti relativi alla cinematografia (la situazione della quota cinema del Fondo Unico per lo Spettacolo, secondo i dati che ha il Ministero, appare veramente drammatica), e quindi, poiché il problema della pirateria è altrettanto grave per l’industria cinematografica come quello relativo ai fondi, si è pensato di unire i provvedimenti, anche al fine di garantire una rapida risoluzione del problema.
K4B. Come mai lei non ha presentato in Commissione alcuna proposta di emendamento in avvio di iter? E quale è l’ordine dei lavori previsto?
R. E¿ prassi normale. Ad inizio discussione, il relatore si limita ad una analisi, il più possibile indipendente, della situazione. Successivamente si passa agli emendamenti, che possono essere presentati sia dal relatore, sia dalla maggioranza sia dall’opposizione. Come Commissione Cultura, abbiamo chiesto delle audizioni e, al fine di valutare al meglio le proposte emendative, che verranno quindi presentate durante l’iter della discussione e/o termine delle audizioni stesse. Le audizioni avranno tempi stretti, ma tutti i soggetti interessati verranno comunque invitati a presentare memorie scritte, cui verrà data la massima pubblicità.
K4B. Il ministro Urbani ha varato il decreto senza consultazioni significative con Gasparri e Stanca, che pur hanno da dire qualcosa sullo sviluppo di internet e sulla Società dell’Informazione, come pensa di affrontare questa carenza a monte?
R. Attraverso lo strumento delle audizioni, forse tardive ma comunque preziose, avremo sicuramente fra le mani un quadro preciso di questo settore. Inoltre, quando la Direttiva europea sarà approvata definitivamente, sarà comunque necessario tornare più approfonditamente su alcuni punti del decreto. Ribadisco: Urbani non ha certo tentato¿ un ¿golpe¿! Si era limitato ad intervenire nello ¿specifico¿ del cinema: le caratteristiche della problematica affrontata hanno determinato un putiferio ingiustificato, perché questo decreto-legge non ambiva ad una novella normazione dell’intera materia della repressione della pirateria¿ A questo punto, però, è bene recepire le istanze che la società civile, gli ambienti professionali e soprattutto quello che Lei definisce ¿il popolo di internet¿ richiede: libertà, anzitutto, sacrosanta libertà, ma, aggiungo, anche rispetto di norme. I diritti degli autori e dei produttori delle opere dell’ingegno non possono essere subordinati ad una visione anarcoide: come dire? Se lo Stato non vigilasse, quanti pagherebbero imposte e tasse?!? Il diritto d’autore non è un¿ ¿optional’, ovvero finisce per esserlo, ma solo in un mondo ¿no copyright¿ che esiste solo nell’utopia di qualche estremista libertario.
K4B. Intende sollecitare un confronto tra tutte le componenti della filiera?
R. Certamente, come Lei potrà riscontrare direttamente dai resoconti della Commissione Cultura (a partire dalla mia relazione di avvio del dibattito, martedì 30 marzo), le audizioni saranno rappresentative di tutti i soggetti della filiera internet, dai ¿grandi¿ ai più ¿piccoli¿ player del sistema.
K4B. La Direttiva europea sulla proprietà intellettuale approvata a Strasburgo tre giorni prima del decreto Urbani indica in modo netto la distinzione tra chi riproduce a scopo di sfruttamento commerciale indebito e su vasta scala e chi produce la copia ad uso personale (tenuto al pagamento della sola royalty). Il decreto Urbani va in direzione opposta. Crede vi possa essere un ripensamento del nostro governo?
R. E¿ allo studio la possibilità di tenere nella massima considerazione il disposto degli artt.71 sexies e septies della legge 633/1941 sul diritto d’autore, salvaguardando così la copia privata. Le ricordo anche, comunque, che la Direttiva che Lei cita non è stata approvata definitivamente, ma solo in prima stesura. Non è ancora testo di legge. Sto anche pensando ad una ¿quota¿ dei ricavi dei fornitori di connettività: dopotutto, la copia privata ad uso non di lucro passa comunque attraverso la rete. E se i produttori di hardware e di supporti sono sottoposti ad un prelievo che va ad alimentare i fondi per autori e produttori di opere dell’ingegno, non è equo fare altresì per quanto riguarda la vendita di connettività? Si ricordi che il 3 per cento del prezzo di vendita di apparecchi per riproduzione audio e video va giustappunto ai fondi per la copia privata¿
K4B. Da più parti, peraltro, osservatori ed addetti ai lavori sostengono che il decreto non sia allineato con quanto sta accadendo in Europa. Non intravede il rischio di uno scollamento dalla UE?
R. Non credo proprio, anzi. In effetti, la Direttiva (se il testo attuale diverrà effettivamente legge) prevede sanzioni ancora più dure nei confronti della pirateria (ad esempio, blocco dei conti bancari), ed inoltre è proprio di oggi la notizia di oggi di una operazione anti-pirateria via internet avvenuta in Italia, Danimarca e Germania, oltre che in Canada, che conferma che le dimensioni socio-economiche del fenomeno sono tali da rendere opportuni interventi urgenti, qual è, giustappunto, un decreto-legge.
K4B. La pirateria delle opere audiovisuali è una piaga antica. Combatterla è importante. Eppure i marciapiedi sono pieni di venditori ambulanti che propongono videocassette e DVD quasi sempre riforniti dalla criminalità organizzata. E¿ evidente che non siamo stati capaci di fermare quel mercato. Non vi è il rischio che il decreto fermi in rete tanti pesci piccoli e lasci nuotare nel mare dell’illecito tutti i pesci grandi?
R. Non credo, perché le autorità di polizia che operano nel settore sono in grado, con l’aiuto dei fornitori dei servizi dell’informazione, di monitorare il sistema e distinguere i comportamenti malavitosi. Se si riflette attentamente, è più agevole ¿ volendo, con la collaborazione dei ¿provider¿ ¿ ¿pescare¿ il pirata in rete, che¿ su un marciapiede.
K4B. Non trova che una formulazione del provvedimento sbagliata possa inceppare il meccanismo di crescita della banda larga in Italia, allontanando la prospettiva della società dell’informazione?
R. Non credo. Questo Governo ha fatto molto per lo sviluppo della banda larga ed i dati lo dimostrano: siamo il Paese in cui la banda larga cresce più velocemente, abbiamo incentivi per l’acquisto di pc da parte dei giovani, finalmente è stata creata la prima ¿Università On-Line¿ anche in Italia e la eMail ha valore di raccomandata. Senza contare lo sviluppo della firma digitale¿ Fatti, non parole. E lo sostengo senza alcuna retorica. Sfido l’opposizione a contestare questi dati di fatto.
Sono convinta che il decreto-legge Urbani non abbia goduto di una adeguata comunicazione e che molte delle sue intenzioni siano state distorte da interpretazioni allarmiste e strumentali: addirittura è stata tirata in ballo la segretezza della corrispondenza, che mai nessuno ha messo in discussione, anche perché ¿ Lei mi insegna ¿ i sistemi di file-sharing non corrispondono esattamente a delle email… Credo che il Ministro non si offenda, poi, se qualcuno si permette di fargli notare che una sanzione di 1.500 per un giovane internauta che scarica un film pirata non è esattamente ¿simbolica¿, così come il prospettato sequestro delle apparecchiature e la messa alla gogna sui giornali¿ Credo che il Parlamento provvederà a ¿ponderare¿ queste misure.
K4B. Su internet si è scatenata una protesta generalizzata da parte degli utenti, che minacciano di restituire gli abbonamenti alla banda larga. Una petizione lanciata due settimane fa ha già raggiunto oltre 29.000 firme. l’intera vicenda potrebbe avere ripercussioni negative anche in chiave elettorale?
R. Sono convinto nella sacralità della libertà d’opinione e di comunicazione, ma trovo assurdo che un cittadino sottoscriva un abbonamento a banda larga¿ solo per poter scaricare file coperti dal diritto d’autore, ed infatti non credo che questi ¿protestatari¿ rappresentino l’universo mondo degli utenti internet, la maggioranza dei quali ritengo operino in modo serio ed onesto. Non giriamoci intorno: si tratta di una violazione di un diritto garantito dall’art. 9 della Costituzione e il fatto di ¿restituire¿ gli abbonamenti in caso di approvazione del decreto mi suona quasi come un ¿ricatto¿. In ogni caso, credo che sia una operazione retorica e strumentale sostenere che questo decreto ¿criminalizza¿. Un reato è un reato. Qui si sta cercando di evitare che il nostro Paese, ancora una volta, si dimostri quello dei ¿tarallucci e vino¿: Lei vuole che, dato che la pirateria è purtroppo ancora evidente sui marciapiedi di alcune città (ma molto dipende dalle amministrazioni locali: per esempio, i cd e dvd pirata abbondano a Roma, ma non più a Milano¿), vuole che essa fiorisca allegramente, con l’alibi della ¿libertà¿, anche sulla rete?!? Credo che Lei avrebbe atteggiamenti meno ¿tolleranti¿ e libertari, se sapesse che un portale altro copia e riproduce allegramente (e ¿dona¿ alla collettività degli utenti) il data-base delle migliaia di articoli che sono una delle ricchezze di Key4biz, e per l’accesso ai quali Lei giustamente pretende un pagamento¿
K4B. Onorevole Carlucci, anche lei, immagino inconsapevolmente, cade nell’errore di considerare favorevoli alla pirateria coloro che sono contrari al Decreto Urbani.
Come lei sa, non è così. Ma su questo avremo molti giorni per confrontarci.
Mi scusi la domanda un po¿ provocatoria, ma il ministro Urbani crede veramente che questa misura sia utile a proteggere il cinema italiano? Perché pare che le pellicole che girano siano altre, innanzitutto americane¿.
R. Non direi proprio: sotto Natale i film più danneggiati sono proprio quelli italiani, che poi si rivelano i campioni di incassi dell’anno. Guardi che la quota di mercato dei film italiani, a livello ¿theatrical’, in Italia, è abbastanza stabile. E se guarda sui banchetti di Porta Portese (o sui ¿marciapiedi¿ che Lei cita), un film su tre è italiano.
K4B. On. Carlucci, e se proponessimo al ministro Urbani di distribuire gratuitamente in rete quei film italiani che hanno goduto di finanziamento pubblico, magari staccando poche decine di biglietti, e che ora sono dimenticati in un cassetto? Non sarebbe una bella azione di promozione della cultura cinematografica italiana, valorizzando titoli, registi, sceneggiatori ed interpreti? Magari pacificandosi con il popolo della rete?
R. Cerco di rispondere a tono, usando la Sua stessa provocazione: è una bella idea, che mi riprometto di portare all’attenzione del Ministro Urbani quanto prima¿ Peraltro, al di là della Sua battuta, so che qualcuno, a Cinecittà, sta lavorando veramente a questa idea (soprattutto per quanto riguarda i ¿famigerati¿ film invisibili e spesso invedibili, buona parte dei cosiddetti ¿articoli 28¿¿), bislacca solo in apparenza. Ad esser seri, però, mi sia consentito osservare che i problemi del cinema italiano, che sono storici quanto strutturali, vanno affrontati con serietà. Come Lei ben sa, il Ministro sta per emanare i decreti attuativi della legge sul cinema recentemente approvata, e credo che nell’arco di pochi mesi potranno essere apprezzati i primi risultati di una normativa che cerca di immettere, dopo decenni di clientele, nel sistema assistenziale alcune logiche meritocratiche, sulla base di automatismi e del ¿reference system¿. Peraltro, ricordo che il Parlamento sta per affrontare una legge organica sul cinema, di cui sono relatore, che potrà apportare tutte le possibili correzioni agli eventuali errori che dovessero emergere, tra qualche mese, dalla prima applicazione della legge Urbani.
Relazione dell’On Gabriella Carlucci all’avvio di iter del Disegno di legge Urbani
Il resoconto del dibattito in Commissione
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