Italia
Giornata memorabile per lo sviluppo della società dell¿informazione in Italia.
Lo avevamo detto, ripetuto e fortemente auspicato.
Il richiamo da Bruxelles è arrivato.
L¿Unione europea entra autorevolmente e in modo inequivocabile nella vicenda del decreto Urbani.
Lo fa riaffermando l¿importanza del ruolo dell¿Europa nel processo di armonizzazione e inchiodando il governo italiano, che nel caso del decreto Urbani si è mosso con una superficialità senza pari e con la goffaggine di chi ritiene che si possa soprassedere su regole condivise.
Lo fa sottolineando il principio dell¿interdipendenza tra Paesi, normative, mercati, in tutte quelle applicazioni a vocazioni globali tipiche degli strumenti della Società dell¿Informazione.
Già lunedì era corsa voce di una lettera formale della Ue al governo Italiano. Poi sono subentrate le voci sulla ufficializzazione della missiva, con varie ipotesi e la speranza di alcuni di spostare il tutto a dopo le elezioni.
Il dubbio è stato sciolto da Erkki Liikanen, Commissario europeo per le imprese e la Società dell¿Informazione, i cui dubbi sono stati affidati ad un comunicato ufficiale centrato sostanzialmente sulla inapplicabilità del decreto senza l¿approvazione dell¿Ue.
¿Se non è una misura di trasposizione¿ di una direttiva europea, ha affermato Peter Sandler portavoce del Commissario Liikanen, ¿dovremo analizzarlo con cura prima di farci un”opinione sul fatto se una notifica sia necessaria in quanto si tratta di ”regolamentazioni tecniche¿ che hanno impatto sui servizi della società dell”informazione. Nel caso il decreto contenga queste regolamentazioni tecniche – ha aggiunto – la mancanza di una notifica implica l”inapplicabilità di queste regolamentazioni tecniche stesse¿.
¿Se un governo adotta una misura urgente come previsto in base alla direttiva sulla Trasparenza – ha affermato – deve tuttavia notificare la misura alla Commissione in modo tale che possa essere valutato se l”uso della misura d”urgenza era giustificata¿.
In sostanza il governo italiano ha mancato di notificare alla Commissione UE ed ai 15 Stati membri il testo del decreto in via preventiva, come avrebbe invece dovuto in base alla direttiva europea sulla Trasparenza.
Intanto sempre oggi la Camera ha dato il via libera al decreto Urbani sul finanziamento del cinema e sulla lotta alla pirateria audiovisiva e via internet.
Ma anche qui non è mancato il colpo di scena, a segnare ulteriormente la giornata.
A sorpresa, infatti, la Camera ha approvato un emendamento – presentato da Pietro Folena (DS) e Mauro Bulgarelli (Verdi) – sul quale il governo aveva espresso voto contrario.
L”emendamento ha cancellato il comma 7 dell”art. 1 che stabiliva l”obbligo per ¿i prestatori di servizi della società dell”informazione che siano venuti a conoscenza della presenza di contenuti idonei ad integrare le violazioni commesse per via telematica a informarne con immediatezza il Dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero dell”Interno o l”autorità giudiziaria¿.
Sull”emendamento al decreto, il governo è stato battuto per 7 voti: la modifica al testo è stata infatti approvata con 179 sì e 172 no.
Evidente la soddisfazione di Pietro Folena che ha dichiarato che l¿approvazione dell¿emendamento presentato insieme a Bulgarelli ¿E” una nuova sconfitta per il governo. Per la seconda volta in poche settimane, prevalgono gli argomenti del popolo della rete contro chi vuole impedire la circolazione delle idee¿.
Folena ha inoltre aggiunto che ¿¿l”approvazione dell”emendamento è molto importante perché cancella una norma assolutamente illiberale, da “stato di polizia”, che costringeva i provider a svolgere una funzione che un”impresa privata non può e non deve avere e in qualche modo a violare l”art. 15 della Costituzione che prevede la libertà e la segretezza della corrispondenza e della comunicazione¿.
Beatrice Magnolfi dei DS, ha sottolineato invece come la Casa delle Libertà non ha capito che Internet non ha confini e si è dunque ¿¿esposta a una sconfitta che premia il popolo della rete e i Provider italiani ai quali è affidato in massima parte lo sviluppo della società della conoscenza¿.
¿I Provider non sono dei gendarmi – conclude la Magnolfi – e la maggioranza, su questo, come su altri temi, è minoranza in aula e nel Paese¿.
Inequivocabile anche il commento del sen. Fiorello Cortiana (Verdi): “Bene il testo definitivo, ora dalla difesa passiamo all”attacco” – ha sottolineato – “Il decreto Urbani, nella sua formulazione originaria proposta dal Governo era sbagliato e inaccettabile. Il lavoro di tutto il Parlamento, e specificamente della relatrice Carlucci , ha consentito di ridurre il danno, togliendo le sanzioni aggiuntive e restituendo agli utenti di Internet le garanzie costituzionali che il decreto cancellava con un colpo di spugna, primo fra tutti il diritto alla privacy.”
Soddisfazione non dissimile anche da parte di Gabriella Carlucci (Forza Italia), relatrice del provvedimento, a cui è unanimemente riconosciuto il merito di aver assolto il proprio con attenzione e lucidità.
¿E¿ proprio il caso di dirlo, un buon provvedimento mette tutti d¿accordo¿, ha commentato la Carlucci che del Decreto Urbani è stata relatore in Aula. ¿L¿intenso lavoro svolto prima in Commissione Cultura e poi in Aula ha consentito un notevole miglioramento del decreto, col risultato che solo 12 sono stati i voti contrari al provvedimento. Nonostante i tempi strettissimi, imposti dal termine di 60 giorni per la conversione del decreto, siamo riusciti ad addivenire ad un testo largamente condiviso, con implicazioni non solo nel campo della pirateria audiovisiva via internet, come era in origine, ma anche con importanti interventi nel mondo dello sport, delle fondazioni lirico-sinfoniche e nella gestione dei rapporti con tutto il mondo di Internet. Riuscire ad ottenere un consenso quasi ¿bulgaro¿ è un premio al Governo e al mio ruolo di relatore del provvedimento, in special modo tenuto conto della peculiarità del settore che si andava a disciplinare. Inoltre, auspico che questo sia l¿inizio di un dibattito approfondito intorno alla fruizione dei contenuti che la Rete mette a disposizione.¿
Resta ben poco comunque, del decreto come era stato concepito dal ministro Urbani: rispetto alla versione uscita dal Consiglio dei ministri a marzo, nel nuovo testo sono saltate le sanzioni per le copie private: grazie alla modifica dell”articolo 1, infatti, scaricare file audiovisivi da Internet per uso personale non sarà più vietato, solo a condizione però che si tratti di file che hanno assolto gli obblighi previsti dalla legge sul diritto d¿autore e dotati di appositi avvisi informativi.
In caso contrario restano le sanzioni (154 euro, che salgono a 1032 in caso di reiterazione) accompagnate dalla pubblicazione della condanna sui giornali. Questo vale non solo per il download ma anche per la messa in condivisione dei file.
Sotto questo profilo, il problema sostanziale dell¿atteggiamento nei confronti degli utenti finali il cui uso non è finalizzato a scopo di lucro rimane tutto.
Una sanzione di tipo penale scatta invece, come era prevedibile e come è giusto che sia, per chi trae profitto o fa commercio di opere protette attraverso internet. A fronte di questo reato, la legge prevede anche la possibilità del carcere da sei mesi a tre anni.
Infine, con il comma 6-quater si profilerebbe l”introduzione di una tassa sui masterizzatori e sul software di masterizzazione. A parere dei parlamentari, infatti, il 3% sul prezzo di listino deve essere destinato ad autori e produttori di contenuto (musica e cinema).
Ma, ci pare, la questione non è ancora sufficientemente chiara.
Proprio ieri BSA (Business Software Association) aveva espresso, tra l”altro”la più ferma opposizione” a quegli emendamenti che porterebbero all”introduzione di quello che viene definito un bollino virtuale su ogni opera dell”ingegno circolante in rete, cioè la “nota informativa” su cui puntano i promotori del provvedimento. Medesima opposizione veniva espressa contro l”estensione del compenso per la copia privata.
BSA aveva spiegato in una nota che, ¿¿se passasse questa visione, “l”utente verrebbe “tassato” quattro volte solo per disporre della possibilità (teorica) di realizzare col suo computer una copia privata di un file digitale: infatti SIAE raccoglie compensi sul prezzo d”acquisto dell”hardware (il computer stesso), del software per masterizzare la copia, del supporto (il CD vergine su cui si copia l”originale) e del prodotto originale (quello che s”intende copiare), non di rado peraltro protetto da meccanismi anti-copia”.
Il 3% sulle apparecchiature ed i dispositivi di masterizzazione non sono solo i masterizzatori, sono anche i software e più in generale gli stessi sistemi operativi. Ciò vuol dire, per esempio, che tutti i prodotti Microsoft, tutti, dovrebbero avere un 3% di incremento per fronteggiare il prelievo. Sappiamo poi che il rincaro non sarà mai così pedissequo, quindi aspettiamoci una escalation inflattivadi settore in un contesto in cui i prezzi stanno crollando.
Appare evidente l¿esigenza di una modifica che al Senato chiarisca la cosa e la salvi dalla formulazione grottesca che ancora mantiene. specifico emendamento, per limitarne l¿applicabilità alle sole apparecchiature hardware (i semplici masterizzatori).
La legge passa ora all¿esame del Senato.
© 2004 Key4biz.it
Per ulteriori approfondimenti, consulta:
Archivio delle news sul Decreto Urbani, la Direttiva Europea e la Proprietà intellettuale