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Secondo i risultati di una ricerca svolta dalla Clean Production Action e dalla Computer TakeBack Campaign, i residui chimici trovati nella polvere che si accumula sui computer e sui dispositivi elettronici in generale, potrebbero essere dannosi per la salute.
Secondo i due gruppi, i ritardanti antifiamma bromurati posti all¿interno dei PC produrrebbero infatti la fuoriuscita di polveri contenenti alte percentuali di PBDE (difenile polibromurato), quei composti che ritardano la combustione, impiegati in una grande varietà di prodotti industriali e di consumo, come ad esempio elettrodomestici, strumenti elettronici, veicoli, impianti d”illuminazione e prodotti tessili, allo scopo di arginare il propagarsi delle fiamme in caso di incendio.
Questi elementi, se da una parte hanno lo scopo di tutelare la salute umana, dall”altra sono composti chimici persistenti nell”ambiente e soggetti a bioaccumulo.
Test di laboratorio, hanno confermato la loro pericolosità per il sistema riproduttivo e per quello neurovegetativo degli animali e, forse, anche degli esseri umani.
Le due associazioni hanno raccolto campioni di polveri dai monitor dei computer presenti nelle università, negli uffici pubblici e privati di otto Stati Usa e anche in un museo per bambini, giungendo alla conclusione che gli Stati Uniti sono molto indietro rispetto all¿Europa per quanto riguarda gli sforzi fatti per limitare l¿esposizione a questo tipo di sostanze tossiche.
L¿Unione europea, infatti, ha già stabilito che, a partire dal 1° luglio 2006, gli Stati membri dovranno provvedere affinché le apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato non contengano piombo, mercurio, cadmio, cromo esavalente, bifenili polibromurati (PBB) o etere di difenile polibromurato (PBDE).
A partire dalla fine degli anni ¿90 infatti, i PBDE ed altri composti organici bromurati sono stati individuati anche in tessuti umani, nei tessuti adiposi della popolazione generale svedese.
Successivi studi condotti in Spagna, Finlandia e Nord America hanno dimostrato la presenza di tetra, penta ed esa-BDE in latte materno con concentrazioni che sono raddoppiate ogni cinque anni a partire dagli inizi degli anni ”70, tanto da indurre i ricercatori a proporre l”adozione un piano di monitoraggio globale sulla qualità di questo insostituibile alimento e di prevenire ogni ulteriore contaminazione.
È importante sottolineare che i PBDE non si trovano solo nei computer ma anche nei televisori, nelle radio e in molti elettrodomestici e che, nonostante i test sugli animali abbiano confermato la loro pericolosità, non è stato finora possibile identificare i rischi certi per gli esseri umani.
Il nuovo rapporto, arriva proprio nel momento in cui le maggiori aziende hi-tech stanno raddoppiando gli sforzi orientati al riciclaggio dei vecchi Pc.
Ma la strada da fare in questo senso è ancora lunga dal momento che, sebbene colossi del calibro di Dell, Hewlett-Packard e IBM lo scorso anno abbiano venduto più di 60 milioni di computer, il numero di macchine riciclate è ancora molto basso.
Ad esempio, su 26 milioni di nuove unità immesse sul mercato dalla sola Dell nel 2003, sono stati riciclati solo 2 milioni di vecchi Pc.
La società, che ha lanciato un programma di riciclaggio lo scorso anno, ha annunciato nuovi piani per incrementare la quantità di materiali raccolti ¿ in termini di peso – di almeno il 50% entro il 2005.
Nell¿anno fiscale concluso a gennaio, Dell ha riunito materiali elettronici di scarto per oltre 35 milioni di libbre.
Dell, tra l¿altro, ha interrotto l¿uso di PBDE su tutti i suoi prodotti dal 2002 e ha sottolineato che la società sta collaborando conla Silicon Valley Toxics Coalition per promuovere il riciclaggio dei computer dimessi il cui numero, secondo la Environmental Protection Agency toccherà quota 250 milioni di unità entro il 2007.
Lo scopo del colosso informatico è di lanciare presto nuove campagne di riciclaggio più accessibili ai consumatori, dal momento che si tratta di un impegno ¿ e di una responsabilità ¿ che deve essere condivisa con gli utenti.
I computer ¿ spiega Kara Reeve dell¿associazione Clean Water Fund ¿ ¿¿sono la minaccia maggiore per l¿ambiente in termini di volumi e rappresentano il fardello maggiore per le amministrazioni¿i produttori infatti continuano a distribuire nuovi apparecchi, mentre i governi locali sono immobili di fronte a una situazione che non può che peggiorare¿.
Le associazioni ecologiste, dunque, sono sul piede di guerra e chiedono con forza delle nuove leggi che rendano i produttori e i vendor responsabili ¿ anche retroattivamente – per i PBDE e per le altre sostanze tossiche presenti nei loro prodotti.
In alcuni Stati europei, i costruttori sono obbligati ad adempiere a standard di riciclaggio molto severi già da molto tempo. In Germania ad esempio, i PC maker sono responsabili del destino dell¿hardware dimesso già dalla metà degli anni ¿90.
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