Italia
Pubblicità e minori, un argomento che è stato al centro di un lungo dibattito quando è passato l¿emendamento dell¿opposizione alla legge Gasparri, ma che sembra ormai finito nel dimenticatoio.
Un articolo del Financial Times riapre la discussione, fornendo spunti di riflessione su un quadro regolamentare che sicuramente presenta molto aspetti ancora da chiarire.
L¿ottobre scorso, l¿opposizione è riuscita a far passare l¿”emendamento di Rifondazione comunista che prevede che i minori di 14 anni non possano più essere utilizzati in spot e televendite.
Operazione che ha determinato la necessità che il Ddl tornasse al Senato per una quinta lettura.
Allora alcuni della maggioranza avevano chiaramente commentato che si trattava di una mossa politica per impedire l¿approvazione del testo di riforma del sistema radiotelevisivo e non sicuramente quella di tutelare i minori.
Allora il ministro Maurizio Gasparri, firmatario della legge, aveva commentato: ¿Ritengo che la norma che vieta l”uso di minori nelle pubblicità sia eccessiva¿. Gasparri, infatti, aveva detto che a venir danneggiato da questa norma, non sarebbe solo l¿aspetto commerciale, ma tutto il resto.
¿Penso, ad esempio, agli spot ¿ aveva sottolineato Gasparri – che stanno andando in onda per ora per le adozioni, oppure quelli per la difesa del terzo mondo o del servizio civile. Ecco perché parlo di norma eccessiva¿.
Nel merito della questione era intervenuto anche il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che aveva definito l”emendamento ¿¿un controsenso (¿) un emendamento di boicottaggio¿.
Secondo il presidente di Mediaset, infatti, ¿Il divieto di utilizzare i minori negli spot pubblicitari è una regola che esiste solo in Svezia, in nessuna parte d”Europa c”è una limitazione di questo tipo¿.
Dello stesso parere anche il vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi.
¿La pubblicità che vede protagonisti bambini secondo me non fa male a questi ultimi e danneggia solo il mondo pubblicitario¿, aveva dichiarato Berlusconi Jr ai giornalisti a margine della presentazione di due trasmissioni televisive nate proprio per solidarietà con il mondo dei minori.
Secondo l¿Osservatorio sul Lavoro minorile si è trattato di un duro colpo per l¿industria italiana della pubblicità.
Uno studio di Nielsen Media Research, che riguarda i primi 10 mesi del 2003, rileva circa 1.000 pubblicità televisive e sulla carta stampata che utilizzano bambini.
Nello stesso periodo, sono stati spesi 483 milioni di euro per pubblicità che si riferiscono al target dei minori.
¿Questo fa capire la gravità della situazione che si è creata in Italia, con un emendamento che impedisce ai bambini di apparire nelle pubblicità dei pannolini, giocattoli e dolci, oltre che su quelle dei telefonini, dei servizi finanziari e delle automobili¿, sottolinea il Financial Times.
Il quotidiano riporta anche il commento di Marco Testa, presidente dell¿agenzia Armando Testa, che ha dichiarato: ¿I bambini sono un punto di riferimento per la famiglia. In Italia, sicuramente, tendiamo a usare i bambini negli spot per andare dritti ai genitori. Fa parte del nostro spirito latino¿.
¿I bambini hanno la chiave per aprire il cuore degli adulti¿, aggiunge Testa.
L¿Upa (Utenti Pubblicità Associati), che include società come Ferrero, Procter Gamble e Barilla, sta portando avanti ormai da tempo un¿azione mirata all¿annullamento dell¿emendamento controverso.
¿Si tratta di una norma assurda¿, ha commentato il presidente dell¿Upa, Felice Lioy. ¿Vietare i bambini negli spot causerà grossi danni economici ai pubblicitari. La pubblicità riflette la vita di tutti i giorni. Escludere i bambini, non ha senso e rende gli spot inefficaci¿.
Molte agenzie hanno dovuto sospendere i contratti con le emittenti televisive, che non vogliono incorrere in sanzioni per la violazione dell¿emendamento.
I telespettatori italiani non hanno ancora avvertito il peso di questa situazione, perché continuano a vedere in televisione ¿culetti nudi, mamme che danno ai loro figli merendine, e padri che sorridono orgogliosi ai loro pargoli, seduti dietro macchine scappottate¿, scrive il Financial Times.
Questo, perché l¿industria di settore sta interpretando le nuove disposizioni normative nel senso di non estenderle alle campagne pubblicitarie ideate precedentemente all¿entrata in vigore della Legga Gasparri, mentre si resta liberi di ricorrere a bambini non italiani per i nuovi spot.
Un dirigente della Ferrero, ha commentato: ¿Se non verrà presto abolito questo emendament,o saremo costretti ad andare all¿estero per produrre le nostre campagne pubblicitarie¿.
Qualche settimana fa due proposte di legge presentate dagli onorevoli Garnero Santanché (AN) e Romani (FI) e da Bianchi Clerici e Caparini (Lega Nord) suggerivano di abolire il divieto alla presenza di minori di 14 anni negli spot televisivi. Pare che anche alcuni esponenti della Margherita sarebbero d¿accordo, ma non si sa ancora nulla.
Ci si aspettava infatti che all¿inizio di luglio fossero decise le guidelines per regolamentare meglio la materia. Ma per il momento è stato tutto rinviato a ottobre.
Nel frattempo, sono stati inoltrati diversi ricorsi all¿Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che denunciano la violazione delle nuove disposizioni.
Anche se l¿Autorità, presieduta da Enzo Cheli, ha fatto sapere che fino a quando non saranno decise le linee guida della materia, non avrà potere per intervenire.
I pubblicitari comunque mantengono l¿ottimismo e sono convinti che il Parlamento interverrà presto per discutere l¿emendamento e prevedere nuove disposizioni. Il problema, come evidenzia il Financial Times, è che i tempi del nostro Parlamento sono lunghi e gli iter tortuosi.
In ogni caso, bisognerà aspettare la fine di ottobre per avere una nuova regolamentazione, e questo significa che le agenzia pubblicitarie non potranno salvare dalle nuove norme le campagne pubblicitarie di Natale.
E, come dice il Financial Times, ¿Un Natale senza bambini è difficile da pensare¿.
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Per ulteriori approfondimenti, consulta:
Archivio delle news sulla Legge Gasparri
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