BMG e Sony ottengono anche l´OK dall¿Antitrust Usa. Si inasprisce la concorrenza sul mercato discografico internazionale

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Via libera anche dagli Stati Uniti alla fusione tra Sony Music e BMG (Bertelsmann Music Group).

La Federal Trade Commission (FTC) ha dato il proprio OK alla fusione che porta alla nascita della seconda major mondiale, che sar&#224 la pi&#249 importante rivale sul mercato discografico di Universal Music, divisione musica del colosso dei media Vivendi Universal.

Il vai libera dagli Usa arriva a distanza di una decina di giorni da quello incondizionato ottenuto dall¿Antitrust Ue.

Secondo le stime della Commissione, nello Spazio economico europeo (Ue pi&#249 Norvegia, Islanda e Liechtenstein), la nuova unit&#224 sar&#224 equivalente, in termini di porzioni di mercato, a Universal, numero uno del settore.

Sony e BMG, che hanno presentato sempre la loro operazione come una soluzione per fronteggiare la contraffazione di Cd e la pirateria via Internet, hanno vinto alla fine questo braccio di ferro con Bruxelles, iniziato nel gennaio scorso.

¿Adesso, cominceremo a mettere in atto questa transazione e ci concentreremo sull¿integrazione delle due aziende¿, ha commentato il presidente di BMG, Rolf Schmidt-Holtz.

L¿accordo prevede il raggruppamento dei contratti con gli artisti, la registrazione delle canzoni, la commercializzazione delle opere e la vendita di Cd.

BMG ha sotto contratto artisti come Dido e Britney Spears. Sony, dalla sua, ha Beyonc&#233, Shakira, Jennifer Lopez.

Inizialmente sembrava molto difficile che le due major ottenessero il via libera da parte dei servizi Antitrust della Ue.

Preoccupata dalla concentrazione sul mercato della musica, Bruxelles, aveva, quattro anni prima respinto il progetto di fusione tra Emi e Time Warner.

Allora la Commissione non aveva ufficialmente posto il proprio veto all¿operazione, ma aveva tenuto un atteggiamento ostativo, spingendo le due societ&#224 a rinunciare all¿accordo.

Nel caso di Sony e BMG, i servizi del commissario Ue alla Concorrenza Mario Monti erano inizialmente molto critici.

Un mese dopo, avevano avviato ¿un¿indagine approfondita¿ per verificare se la fusione avrebbe potuto creare o rafforzare ¿una posizione dominante delle major sul mercato discografico¿.

Allora, Bruxelles spiegava che se l¿operazione Sony-BMG fosse passata, il mercato musicale sarebbe passato da cinque a quattro major discografiche – Universal, SonyBMG, Warner ed EMI – che avrebbero controllato circa l¿80% del settore discografico europeo, e i maggiori mercati nazionali dello Spazio economico europeo.

A maggio, i servizi dell¿Antitrust Ue avevano indirizzato a Sony e BMG una severa lista di obiezioni, nella quale si stimava che, da un¿analisi preliminare, l¿operazione sembrava incompatibile con le disposizioni normative Ue in materia di concorrenza.

Secondo quanto evidenziato dai servizi di Monti, una jointventure al 50% tra le due big del mercato musicale, avrebbe potuto portare ad una tacita collusione nei prezzi, come veniva evidenziato da alcune similarit&#224 gi&#224 rilevate nel prezzo di vendita al dettaglio e all”ingrosso.

Ma Sony e BMG avevano risposto che l”accordo e i prezzi erano compatibili con una libera competizione.

Le due major avevano spiegato che ogni Paese ha un mercato differente e non ci sarebbe ¿n&#233 omogeneit&#224, n&#233 collusione tacita¿, come aveva indicato una fonte, a margine del primo giorno di audizione, avvenuta a porte chiuse a Bruxelles.

Le case discografiche indipendenti avevano lasciato intendere che la Commissione evocava, nella comunicazione della lista di obiezioni, la possibilit&#224 che i due Gruppi coordinassero i loro prezzi. Cosa poi smentita dalle due major discografiche.

Dopo l¿audizione orale, avvenuta a fine giugno, per permettere a Sony, a BMG e agli operatori che si contrapponevano alla fusione, di comunicare le proprie ragioni, la posizione della Commissione Ue &#232 radicalmente mutata.

Secondo gli esperti, l¿analisi effettuata dalla Commissione sulle conseguenze di una fusione che darebbe vita a un operatore con una quota del 25,2% del mercato mondiale della musica, &#232 notevolmente pi&#249 ¿dettagliata¿ rispetto a quella effettuata nel 2000, quando a voler realizzare una fusione erano le societ&#224 Warner ed EMI.

All¿epoca, le Autorit&#224 di Bruxelles si erano, in effetti, essenzialmente limitate a studiare gli effetti della fusione sul mercato della produzione musicale, lasciando da parte le conseguenze che avrebbe avuto su quello della registrazione musicale, vale a dire la vendita dei Cd.

Bisogner&#224 adesso fare i conti con le etichette musicali indipendenti, che hanno gi&#224 annunciato un¿azione legale contro la decisione della Commissione Ue. I rappresentanti di Impala e dell”Upfi (Unione dei produttori francesi indipendenti) avevano prodotto dei documenti davanti alla Commissione che proverebbero che le major agirebbero di concerto per gestire i prezzi di vendita dei dischi.

Ma questo non &#232 stato sufficiente. Patrick Zelnik, presidente dell¿Upfi aveva gi&#224 giudicato molto duramente la Commissione, ¿Sony e BMG hanno minacciato la Commissione di ritirarsi dai mercati locali. Se questa fusione va a buon fine, non ci sar&#224 futuro per gli artisti e le societ&#224 europee. Questa operazione &#232 veramente scandalosa. A che serve avere un¿Autorit&#224 della concorrenza se il mercato non &#232 sottoposto ad alcuna restrizione?¿.

A questo si aggiunger&#224, la lotta intestina che si consumer&#224 con le altre major, Vivendi Universal in primis, che punta molto sulle entrate provenienti dalla divisione musica.

Proprio ieri il colosso francese ha presentato la trimestrale, con scadenza 30 giugno, che evidenzia come sia proprio la musica a fare da traino all¿andamento della societ&#224.

Il Gruppo ha registrato vendite nel secondo trimestre, per 5,42 miliardi di euro, in calo del 12%, per via della vendita dell”unit&#224 di Entertainment statunitense

Il dato &#232 stato tuttavia superiore alle attese degli analisti, che mediamente stimavano ricavi a quota 5,13 miliardi di euro.

A contribuire positivamente la bilancio, i ricavi messi a segno dalla divisione musica, Universal Music Group.

Il fatturato dell¿unit&#224, che pesa al 20% sull¿attivit&#224 totale della societ&#224, &#232 salito del 2% a 1,09 miliardi di dollari.

E¿ proprio la buona performance della divisione musica ad aver piacevolmente colpito gli analisti. Il mercato si aspettava infatti una riduzione dei ricavi a 998 milioni di euro.

UMG ha beneficiato di una ripresa delle attivit&#224 negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, che ha compensato lo scambio sfavorevole e la debolezza persistente di alcuni mercati, in particolare quello francese, e delle vendite meno sostenute in Giappone.

L¿arrivo sul mercato discografico internazionale di un Gruppo forte, come quello SonyBMG creer&#224 inevitabili problemi e inasprir&#224 ancora di pi&#249 la concorrenza di un settore gi&#224 messo a dura prova dalla pirateria online.

&#169 2004 key4biz.it

Raffaella Natale

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