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Tira una brutta aria nel settore dei chip, soprattutto dopo che ieri il colosso statunitense Intel ha ridotto l”obiettivo delle vendite da una forchetta di 8,6-9,2 miliardi di dollari a 8,3-8,6 miliardi e il margine operativo lordo al 58% dal precedente 60%.
La revisione al ribasso delle prospettive, secondo quanto reso noto dal gigante di Santa Clara, sarebbe stata causata da un rallentamento della domanda di microprocessori per computer e di memorie flash per telefonini.
Le stime non hanno certo colto di sorpresa la comunità finanziaria, che tuttavia non si aspettava cifre così pessimiste: Prudential Securities e J.P. Morgan attendevano una revisione per al massimo 100 milioni di dollari.
Il titolo Intel è perciò crollato nel dopo-borsa (ha perso il 7,6% a 19,99 dollari) trascinando dietro di sé tutti i principali titoli del comparto dei semiconduttori.
Un vero e proprio tracollo causato dal crescente calo nella domanda di processori, che ha fatto aumentare le scorte in giacenza. Se a ciò si aggiunge la debolezza del settore delle memorie flash per i telefonini e l¿aggressività della concorrenza cinese, il quadro è completo. E quanto mai sconfortante.
Secondo i dati diffusi dalla Semiconductor Industry Association le vendite globali di chip sono cresciute del 34% a 18 miliardi di dollari nell¿anno concluso a luglio. Sebbene, però, le vendite di chip di memoria siano cresciute del 69%, i profitti totali sono diminuiti dell¿8%.
La Sia ha inoltre confermato le stime per una crescita del 4%-6% nel terzo trimestre, e vendite in rialzo del 28% a 214 miliardi di dollari nel 2004.
I dati ufficiali della Sia cozzano dunque con le previsioni di Intel, che suggeriscono un netto rallentamento, se non una vera e propria interruzione del ciclo di crescita dell¿industria dei semiconduttori.
¿Quello che abbiamo visto in tutto il mondo è una domanda inferiore alle previsioni¿ dice il CFO di Intel Andy D. Bryant, che aggiunge come questo settembre non ha portato con sé quella ventata di ottimismo tipica di questo periodo dell¿anno.
Le perdite maggiori si sono registrate al dettaglio, dal lato consumer, insomma, nonostante gli ampi tagli ai costi applicati ai prodotti Intel all¿inizio del 2004.
¿Negli ultimi due anni, spiega Jim Feldhan della Semico Research Corp ¿ l¿unico elemento trainante del settore sono stati i consumatori. Quest¿anno, invece, il settore business a rialzato la testa¿ rimediando in parte al crollo del consumo privato.
In effetti, durante il secondo trimestre, i profitti della società sono quasi raddoppiati, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
E in genere durante il terzo trimestre si registra un netto miglioramento delle vendite, anche in vista del periodo festivo che rappresenta il periodo d¿oro dell¿industria. Quest¿anno, a quanto pare, non sarà così.
Le maggiori agenzie di rating, da canto loro, hanno abbassato il loro giudizio su Intel: UBS, pur confermando il giudizio di “buy” ha ridotto il target price da 37 a 26 dollari, Bear Stearns ha confermato il rating di ¿outperform¿ sul titolo, riducendo il target sul prezzo da 29 a 24 dollari, mentre il giudizio di Merrill Lynch resta “neutral”. La banca d¿affari non crede che la società riuscirà a risollevarsi entro quest¿anno e ha espresso dubbi anche per il 2005.
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