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Il terrorismo del futuro? Sarà quello che arriverà dal cyberspazio. Questa è una convinzione che sta assumendo sempre più forza.
Il potere del Web, la velocità delle comunicazioni, la possibilità di arrivare i pochi secondi da qualunque parte del mondo, comodamente seduti su una poltrona, semplicemente disponendo di un computer e una connessione Internet, ci mettono davanti a una situazione preoccupante, che va presa in considerazione con urgenza.
Presto non ci sarà più bisogno di kamikaze, di dirottatori e sequestratori, basterà un clic del mouse per creare danni irreparabili.
Davanti a questa prospettiva, che diventa sempre più concreta, è necessario stabilire delle alleanze tra Stati, per combattere l¿avanzata del cyber- terrorismo.
Di questo sembrano convinti gli Stati Uniti che, a poche ore dalla rielezione del presidente George W. Bush, già parlano della volontà di intervenire immediatamente sull¿argomento, specie davanti alle continue minacce di Osama Bin Laden, che ha ventilato questa possibilità.
Proprio ieri il parlamentare americano Tom Davis, co-presidente dell”Information Technology Working Group governativo, ha parlato dell¿intenzione degli Stati Uniti di avviare una più stretta collaborazione con l¿Unione europea per contrastare la minaccia proveniente dalla Rete.
Secondo il repubblicano della Virginia, davanti al crescente livello di attacchi denial-of-service a siti Web, il governo Bush dovrebbe stringere legami con l¿Europa nell¿ambito della difesa dai cyber attacchi, avviando un¿azione di polizia internazionale.
¿Se alcuni di questi strumenti cibernetici cadessero nelle mani di gruppi estremisti – ha spiegato Davis – potrebbero trasformarli in armi usate per interrompere le operazioni di business ed eliminare le difese nazionali¿.
Aggiungendo che sta diventando sempre più concreta la possibilità che ciò accada in modo imminente.
Si tratta di ¿un bersaglio troppo facile, vista la precisione con cui hanno lavorato per l”11 settembre. Questo è più facile da fare“.
E sicuramente uno dei motivi che hanno permesso simili attacchi, è la mancanza di un¿azione congiunta, di una collaborazione su questi temi, che ormai sono uno dei punti essenziali del piano di sicurezza di un Paese.
Impegnarsi contro il terrorismo oggi significa trovarsi davanti a professionisti di Internet, che in un batter di ciglia rischiano di mandare in corto complessi sistemi informatici, disabilitare le infrastrutture critiche in tutto il mondo, dalle centrali elettriche alle reti di controllo del traffico aereo.
“Se sei un terrorista, non hai sempre bisogno delle bombe. Se puoi controllare le centrali (elettriche), se puoi farlo da un computer ovunque, puoi fare molti danni“, ha dichiarato il repubblicano Davis.
Questo mette l¿intero mondo in una situazione di allerta. “Non dobbiamo aspettare una Pearl Harbor cibernetica“, ha detto senza mezzi termini Davis.
Un recente rapporto Usa mette sotto accusa le strategie del Pentagono in materia di cyber-sicurezza, sottolineando la carenza di coordinazione e l¿incapacità di definire le priorità in fatto di contrasto alla criminalità e al terrorismo online.
Il Dipartimento Usa per la sicurezza nazionale (DHS) ha creato, nel giugno dello scorso anno, una unità chiamata National Cyber Security Division, con lo scopo di fronteggiare la crescente minaccia del cyber terrorismo, definito uno tra i 5 maggiori pericoli per la sicurezza nazionale.
La divisione avrebbe dovuto colmare i gap dei sistemi informatici nazionali, per rispondere in modo incisivo agli incidenti informatici e rendere le infrastrutture critiche nazionali meno vulnerabili a cyber attacchi.
Di fatto, però, secondo il rapporto, gli Stati Uniti si trovano ancora di fronte a ¿¿un gran numero di sfide per gestire le minacce e le vulnerabilità a lungo termine sul fronte della cyber criminalità¿.
In caso di attacchi estensivi alle Reti informatiche il Paese, in pratica, si troverebbe completamente isolato, con i sistemi incapaci di notificare l¿emergenza e da qui tutte le conseguenze connesse.
Il rapporto ¿ Progress and Challenges in Securing the Nation”s Cyberspace ¿ è stato coordinato dall¿ispettore generale Clark Kent Ervin e getta una nuova ombra sulla sempre più fragile sicurezza degli Usa di fronte al terrorismo in tutte le sue forme.
Davis ritiene che gli Stati Uniti dovrebbero a questo punto investire più dei 60 miliardi di dollari di budget annuale per interventi mirati e rafforzare la sicurezza nell¿Information Technology, magari stabilendo delle partnership commerciali anche con società non americane, esperte nell¿eSecurity.
Il parlamentare pensa a contratti con le aziende europee e israeliane che operano in zone che lottano da più tempo contro la minaccia del terrorismo.
Gli Usa hanno un surplus commerciale di 8 miliardi di dollari in prodotti e servizi It, ha commentato Davis, e questa potrebbe essere una ragione per spingere il governo americano, come più grande consumatore di prodotti It, ad acquistare in qualunque Paese riesca a fornirgli i miglior software a prezzi più competitivi.
Progress and Challenges in Securing the Nation”s Cyberspace
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Per ulteriori informazioni, leggi:
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