Italia
All¿indomani della memorabile firma che ha avviato la privatizzazione della Rai, con la nascita della Rai Radiotelevisione Italiana Spa, incalzano le polemiche, prevedibili del resto.
Per il Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, che ha partecipato ieri mattina alla cerimonia di firma della fusione, si è trattato di un momento storico.
¿In sé la firma dell”atto di fusione Rai Spa-Rai Holding è un pezzo di un lungo processo, ma è anche un momento storico, anche perché si svolge in un luogo storico e nel cinquantenario della Tv¿, ha commentato Gasparri.
Il ministro ha auspicato che ¿questa azienda, dal grande prestigio in termini di cultura, conoscenza e sapere, possa vivere da protagonista in futuro¿.
¿Questo atto – ha aggiunto Gasparri – è uno degli adempimenti importanti di una legge importante, che ha in sé altri sviluppi che saranno poi le autorità competenti a gestire e ad attuare¿.
Soddisfazione per l”avvenuta fusione, primo passo verso l”ingresso di soci terzi nel capitale sociale della Rai, è stata espressa in un comunicato dall¿azienda di Viale Mazzini.
¿Il consolidamento della struttura finanziaria, la lotta agli sprechi e i maggiori investimenti sull”innovazione consentiranno – si legge nel comunicato – di assolvere ancora meglio gli impegni di Servizio Pubblico, previsti dal Contratto di Servizio, e la sua missione civile e culturale per il Paese, con una Rai capace di raccogliere le sfide del futuro¿.
Ma non tutti hanno espresso lo stesso trasporto per questa operazione, prevista dalla Legge Gasparri.
Dall¿opposizione, Fabrizio Morri, responsabile Informazione della Segreteria nazionale Ds, commentando le dichiarazioni del ministro Gasparri, ha dichiarato: ¿In un Paese normale non potrebbe mai accadere che un ministro delle Comunicazioni parli come se fosse insieme ministro dell”Economia e Direttore Generale della Rai, senza essere cacciato¿
¿Ma succede nell”Italia di oggi ¿ ha proseguito Morri -, con questo governo e questa maggioranza a pezzi su tutto e su tutto impegnata a sfasciare ciò che ancora resiste. In questo ”cupio dissolvi” finisce anche la sgangherata privatizzazione Rai, della quale l”unica cosa chiara è la fretta, la superficialità ma soprattutto i tagli alle produzioni (fiction, risorse alle reti, nuovi programmi) che renderanno l”azienda meno competitiva, e meno servizio pubblico¿.
Morri ha posto poi l¿accento sul rischio per i posti di lavoro, soprattutto a Roma e nel Lazio, e sul Cda che definisce ¿delegittimato e monco¿.
Paolo Brutti, capogruppo Ds in commissione Lavori Pubblici del Senato, ha espresso la preoccupazione che con il testo unico ci sia l¿intenzione di rimettere in discussione alcuni elementi portanti decisi dalle precedenti disposizioni normative.
¿E” un”operazione scandalosa, visto che già ora vengono sfondati senza riguardo tutti i limiti imposti senza che venga fatto nessun intervento sanzionatorio¿, ha detto senza mezzi termini Brutti.
Il senatore dei Ds ha spiegato che ¿¿quello che oggi potrebbe essere fatto pesare come un”inerzia dell”Autorità garante delle Comunicazioni, domani sarebbe assolutamente normale. Naturalmente Gasparri nega che le cose stiano così, ma basta vedere quello che sta succedendo per smentirlo categoricamente¿.
Per Brutti dietro tutto questo c¿è l¿intenzione di favorire il polo televisivo di proprietà della famiglia del premier Silvio Berlusconi.
Tutto questo avviene, ha aggiunto, mentre, ¿¿per attuare una privatizzazione ”pilotata” della Tv pubblica, i vertici Rai hanno tagliato importanti risorse per le produzioni, in particolare della fiction. Sembra proprio che l”obiettivo sia quello di disarmare la Rai e ingrassare Mediaset¿.
Questi commenti nascono all¿indomani della riunione del Cda Rai, nella quale è stata adotta una delibera che dovrebbe essere in sostanza il documento attuativo del ¿giro di vite annunciato e deliberato un paio di mesi fa sugli iter produttivi e i budget della struttura fiction¿.
Al termine della riunione erano addirittura circolate voci sulle possibili dimissioni da parte del presidente di Rai Fiction Agostino Saccà, immediatamente smentite dallo stesso.
¿Non ho mai pensato di dimettermi. Il Cda ha reso operative delle decisioni assunte un mese fa. Allora, avevo detto che il Consiglio è sovrano e se si avvicina alle nostre decisioni, ci aiuterà a far meglio il nostro lavoro¿, ha commentato Saccà.
Le indiscrezioni parlavano della mancata condivisione, da parte di Saccà, delle nuove procedure per la produzione di fiction che prevedono che ogni passaggio, compresa l”attivazione del prodotto, dovrà essere approvato dal Consiglio, limitando l¿autonomia decisione del presidente di Rai Fiction.
Non è la prima volta, che Saccà si trova ai ferri corti con i vertici di Viale Mazzini. Bisognerà aspettare le prossime mosse per saperne di più.
Altro importante elemento, che con l¿avvio del processo di privatizzazione della Rai, ha sollevato forti perplessità, è il canone.
Il canone Rai, intanto, resterà, ha precisato il Dg Flavio Cattaneo.
¿E” un corrispettivo che lo Stato paga in cambio di servizi: quando hanno privatizzato Autostrade non hanno tolto il pedaggio¿.
Dello stesso parere il ministro Gasparri che ha dichiarato: ¿Credo che ci sia compatibilità piena tra la privatizzazione della Rai e il canone, che viene reputato dagli analisti una grande garanzia, perché rappresenta un”entrata certa. Quanto poi al ruolo di servizio pubblico dell”azienda, è stabilito dalla Convenzione con lo Stato¿.
Il ministro ha poi aggiunto che sull”eventuale aumento del canone deciderà la Commissione paritetica preposta.
Anche se Cattaneo ha escluso questa possibilità. ¿Continueremo a fare programmi di qualità ma la Rai diventerà più efficiente, più efficace e non dovrà ricorrere all”aumento del canone per garantire la propria legittimità. Dunque, un servizio pubblico garantito dal contratto ma anche un”azienda anche capace di stare sul mercato, a prescindere da quale tipo di scelta farà il Tesoro”, ha detto il Dg.
La nuova Rai, nata dalla fusione, ha un patrimonio netto di 647.049.038,00 euro, un capitale sociale di 242.518.100,00 euro pari ad un numero di azioni equivalenti, ovvero 242.518.100,00.
La società fa capo al ministero dell”Economia per il 99.5583% e alla Siae per 0.4417%.
Secondo le nuove disposizioni regolamentari, entro quattro mesi dal completamento della fusione, quindi entro il 18 marzo 2005, deve essere avviata l”alienazione della partecipazione dello Stato nella Rai attraverso un”offerta di pubblica vendita.
Il presidente del Consiglio e Gasparri hanno detto in più occasioni che l”obiettivo del governo è cedere una quota di almeno il 20-25% delle azioni Rai entro la primavera del 2005.
Il piano di privatizzazione Rai è previsto dall”art. 21 della legge Gasparri, che stabilisce anche che nessun azionista potrà possedere più dell”1% del capitale e i patti di sindacato non possono raccogliere più del 2% delle azioni.
Secondo indiscrezioni di stampa, la Rai avrebbe un valore complessivo di circa 5 miliardi. Il collocamento del 20% frutterebbe quindi allo Stato una cifra prossima al miliardo di euro.
La Legge Gasparri impone che il 75% dei proventi derivanti dalla privatizzazione Rai siano utilizzati per ridurre il debito pubblico, mentre il restante 25% andrebbe a finanziare gli incentivi per il digitale terrestre.
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