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È stato appena pubblicato lo standard che andrà a risolvere i problemi di interoperabilità delle etichette RFID e che dovrebbe permettere il lancio sul mercato di etichette di alta gamma a partire da aprile 2005.
Le etichette ¿intelligenti¿ consistono in una serie di tag unici inviati via radio ed utili a permettere l”identificazione di qualsivoglia oggetto tramite la rete GPS. Hanno dunque campi d¿applicazioni vastissimi, che spaziano dal monitoraggio delle merci a quello delle persone.
L¿arrivo di uno standard unico ¿ battezzato “EPCglobal UHF Generation 2“- oltre che risolvere i problemi di compatibilità dei diversi prodotti attualmente sul mercato, dovrebbe anche ridurre notevolmente i costi di produzione.
Lo standard, che sarà royalty free – è stato pubblicato il 16 dicembre dalla società EPCglobal, incaricata della standardizzazione delle tecnologie RFID (Radio frequency Identification) dal novembre del 2003.
¿L¿obiettivo di Generation 2 è di fornire uno standard unico per le etichette RFID, oggi coperte principalmente da tre standard differenti e incompatibili¿ ha spiegato Henri Barthel, direttore tecnico di EPCGlobal.
Tra le migliorie introdotte dallo standard, un migliore livello di sicurezza per i dati registrati sul tag, grazie a un meccanismo che blocca i campi di identificazione impedendone la modifica o la rimozione senza la giusta password.
Oltre a questo, un meccanismo di ¿autoeliminazione¿ che consente, tra l¿altro, di cancellare automaticamente tutti i dati dall”etichetta elettronica nel momento in cui la merce esce dal negozio.
Questa è una caratteristica molto importante dal momento che le tecnologie Radio frequency identification stanno facendo molto discutere a causa del loro carattere ambivalente: agli innegabili vantaggi delle applicazioni mediche e di sicurezza fanno infatti da contraltare le aspre critiche dei sostenitori della privacy.
C¿è infatti chi crede che il monitoraggio costante non verrà limitato alle sole merci ma potrebbe essere esteso anche alle persone, presagendo uno scenario poco rassicurante in cui una serie di lettori RFID invisibili memorizzeranno ogni singolo passo per trasmetterlo non tanto ai commercianti, quanto alle autorità.
Insomma, le tecnologie RFID sono associate in modo inequivocabile al Grande Fratello Orwelliano, ma lo scenario descritto dai ferventi sostenitori della privacy appare poco probabile, soprattutto per ragioni tecniche.
Spiega infatti Scott R. Silverman della Applied Digital Solutions, che le critiche vengono rivolte a funzionalità che questi chip non possiedono neanche, come la possibilità di monitorare gli individui attraverso il satellite.
Esistono attualmente tre categorie di etichette RFID: la più diffusa, e anche la meno cara da produrre, utilizza le frequenze sulla banda dei 1.356 MHz e offre un raggio d¿azione di circa 50 cm. Le altre due varianti utilizzano le frequenze UHF nella banda degli 868 MHz e hanno una portata di qualche metro.
Le specifiche di EPCglobal UHF Generation 2 utilizzano in Europa la banda da 865,6 a 867,6 MHz e permettono un raggio d¿azione da 2 a 4 metri e una capacità di lettura di circa 600 chip al secondo.
Si tratta di chip passivi, cioè non fanno che re-inviare un segnale emesso da un lettore e sono incapaci di inviare delle informazioni in modo autonomo.
L¿applicazione di queste etichette, abbiamo detto, sono vastissime: dal monitoraggio dei depositi commerciali ai piccoli pagamenti, dai trasporti alla logistica.
La Food and Drug Administration, tra l¿altro, ha autorizzato l¿impianto sottopelle di microchip RFID per scopi sanitari, in modo da fornire ai medici l¿intera storia sanitaria e favorire l¿intervento immediato, riducendo i rischi di errore e i margini di intervento.
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