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La criminalità, si sa, si evolve al passo con i cambiamenti della società: se un tempo dovevamo stare attenti al portafoglio sull¿autobus, nell¿era di Internet il rischio che corriamo riguarda qualcosa in apparenza intangibile, ma molto ricercato dai malfattori al passo coi tempi.
Impazzano in rete i cosiddetti ¿ladri di identità¿: non solo hacker, anche normali ¿impiegati¿ pronti a scandagliare i siti web e le banche dati alla ricerca di tutte le informazioni personali degli utenti, dal numero di carta di credito alle password e le eMail.
Informazioni che vengono rivendute oppure utilizzate per effettuare truffe a danno dei malcapitati di turno, depredati di tutti i loro dati e inconsapevoli autori di transazioni da capogiro o acquisti smodati, ma anche di peggio.
I ¿ladri di identità¿, infatti, fanno spesso parte di una vera e propria rete criminale che, ad esempio, acquista beni di valore con le carte di credito degli utenti per poi rivenderli ad altri ¿affiliati¿ della rete stessa.
Il fenomeno è molto più evidente negli Usa, dove il furto di identità è considerato il crimine in più forte espansione: lo scorso anno il governo ha stimato le perdite alle istituzioni finanziarie e alle aziende in oltre 48 miliardi di dollari, mentre i quasi 10 milioni di utenti coinvolti hanno subito danni economici per oltre 5 miliardi di dollari.
La scorsa settimana T-Mobile Usa, filiale mobile dell¿operatore storico tedesco Deutsche Telekom ha fatto causa a un hacker accusato di essersi introdotto nelle sue reti e aver spiato tutto quanto avveniva sui telefonini degli utenti, dalle conversazioni alle eMail, dalle password ai numeri di previdenza sociale e alle foto.
Peccato che tra i documenti trafugati, oltre a numeri e foto di diverse star di Hollywood, vi fossero anche dei dossier appartenenti a un agente dei servizi segreti che stava indagando proprio sul traffico di identità digitali.
Documenti che l¿hacker ¿ un 21enne californiano ¿ ha cercato poi di rivendere on line, dando il via a una sorta di gioco del gatto col topo con gli agenti che l¿hanno infine arrestato.
Sempre la scorsa settimana, un tecnico informatico, accusato del più vasto furto di identità digitali della storia, è stato condannato a 14 anni di prigione da un giudice che ha riferito che l¿imputato ha causato ¿danni inimmaginabili¿.
Il giudice George Daniels ha riferito che il caso di Philip A. Cummings evidenzia quanto sia facile ¿generare il caos¿ nella vita ¿finanziaria e personale¿ degli utenti dei sistemi informatici.
L¿impatto finanziario, la sofferenza personale e le conseguenze per le vittime individuali di questo tipo di reati, non sono neanche lontanamente immaginabili, spiega Daniels.
Allo stesso tempo, come ha spiegato una delle vittime, è anche difficile ottenere l¿attenzione delle autorità quando si scopre che c¿è qualcosa che non va sul proprio conto corrente.
Una donna, implicata suo malgrado nella vicenda, ha riferito quanto sia stato complicato convincere le forze dell¿ordine a darle retta dopo aver scoperto un addebito di 1.500 dollari sulla sua carta di credito.
Movimento effettuato da qualcuno che aveva acquistato le sue informazioni personali da Cummings.
La donna, che di truffe certo se ne intende dal momento che lavorava presso l¿unità anti-frode di una compagnia aerea, ha dichiarato di aver immediatamente cominciato a scrivere lettere a chiunque avesse la competenza di indagare sugli strani movimenti sul suo conto.
La polizia della Florida ha però risposto che non poteva indagare sul caso poiché la somma prelevata era inferiore a 5.000 dollari.
La donna è stata poi contattata dall¿FBI, che aveva scoperto che il suo caso si inseriva in un vero e proprio traffico di portata molto estesa.
In base ai dati raccolti dagli investigatori, la serie di furti era iniziata appena Cummings aveva cominciato a lavorare alla Teledata Communications Inc, una software company di Long Island che si occupa dell¿informatizzazione dei sistemi bancari.
Cummings avrebbe accettato di vendere a degli intermediari le password e i codici per il download dei report delle carte di credito di decine di migliaia di utenti, a 60 dollari l¿una.
Cummings si è scusato e si dichiarato colpevole di cospirazione e frode lo scorso settembre, mentre la maggior parte delle vittime è stata rimborsata dalle banche e dalle società delle carte di credito.
Il risarcimento, però, non basta a far recuperare agli utenti la fiducia nelle reti informatiche e c¿è chi riferisce avvertire un senso di ¿paranoia¿ ogni qual volta qualcuno chiede di fornire i propri dati personali.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
Un hacker viola le reti di T-Mobile Usa. Rubati documenti riservati e foto di personaggi famosi
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