Italia
In Italia, l¿investimento pubblico in tecnologie dell¿informazione e della comunicazione (Ict) è ancora troppo basso rispetto ai maggiori Paesi europei. L¿incidenza sul Pil è di appena lo 0,21%, contro lo 0,26 della Germania, lo 0,40% della Francia e lo 0,64% della Gran Bretagna. Questi i dati forniti dalla società Internet Monitoring (su fonte Ocse) nel corso del convegno ¿Internet e la Società Virtuale¿, tenutosi il 15 febbraio a Palazzo Marini a Roma. All¿incontro sono intervenuti, tra gli altri, il vice ministro per l¿Economia, Mario Baldassarri; l¿on. Maria Beatrice Magnolfi, della Commissione Giustizia dei Ds; Paolo Vigevano, del Ministero dell¿Innovazione e delle Tecnologie.
Per gli organizzatori del convegno, i minori investimenti pubblici nel settore dell¿Ict, fatte salve alcune situazioni di eccellenza, limitano le potenzialità di sviluppo del nostro tessuto produttivo e l¿efficienza delle stesse amministrazioni pubbliche. Come ha ricordato Maria Beatrice Magnolfi, dei Ds, nel suo intervento, per l¿Ict ¿…ci sono due grandi emergenze nel nostro Paese: la pubblica amministrazione e le piccole imprese¿.
Per Beatrice Magnolfi occorre ¿…fare un piano per lo sviluppo digitale. Raggiungere con la larga banda anche i piccoli comuni, dove siano questi a farsene carico se le aziende di tlc non li considerano remunerativi. Per questo noi proponiamo un investimento di 200 milioni di euro¿. Per le Pmi, la ricetta secondo Magnolfi potrebbe consistere nella concessione di un credito d¿imposta per l¿acquisto di materiale informatico. ¿I dati Assinform parlano di un investimento medio per le nuove tecnologie, da parte delle piccole imprese, di appena 1.500 euro nel 2004. Neanche l¿acquisto di un pc…¿. Secondo Magnolfi, esiste un ¿…problema culturale. Spesso l¿imprenditore non sa cosa farne della larga banda e di Internet…¿. Oltre al credito d¿imposta, la proposta della Magnolfi è di inserire nelle imprese un tutor per le tecnologie, nella persona di un ricercatore o di un esperto di informatica. Per Magnolfi, infine, ¿occorre fare dell¿Ict il mainstream dell¿azione di governo¿.
Parlando del declino dell¿industria informatica in Italia, Magnolfi ha infine ricordato la vicenda Finsiel: ¿una grande azienda di software che sta per essere venduta all¿asta, senza un piano industriale, con un futuro incerto per i 4 mila lavoratori. Si tratta di un¿azienda di interesse pubblico.¿
Paolo Vigevano, dopo aver ricordato l¿attività del ministero dell¿Innovazione in questi anni di governo e l¿impegno nello sviluppo della società dell¿informazione, ha affermato che la grande potenzialità della rete è nel peer-to-peer, nella condivisione delle banche dati. ¿…Il file sharing, in cui ogni pc diventa parte integrante della rete, permette di aumentare la velocità e la potenza dei computer¿. Anche se, con il diffondersi del peer-to-peer occorre tutelare la proprietà intellettuale con nuove misure. Quanto all¿ipotesi, avanzata dagli stessi organizzatori del convegno, che sia il ministero dell¿Innovazione a gestire e concedere i nomi a dominio con suffisso .it, in una sorta di certificazione statale che dia legalità e garanzie, Vigevano ha ricordato come ¿…il compito dei governi sia un altro: far sì che il peer-to-peer e Internet non divengano il far west, vigilare affinché esista compatibilità con le normative nazionali e internazionali¿.
Rigettando l¿ipotesi, in sostanza, Vigevano ha precisato che anche l¿Icann, l¿ente di gestione dei nomi a dominio americano, è una istituzione non governativa, sebbene sia legata al ministero del commercio da un contratto. Ma, ha ribadito Vigevano, è importante che vi sia una ¿forte autonomia nell¿assegnazione, perché la crescita di Internet passa anche attraverso l¿autonomia¿.
Per il sottosegretario all¿economia, Mario Baldassarri, viviamo in un¿epoca in cui ¿…rischiamo di essere soffocati dall¿informazione, senza avere la conoscenza.¿ L¿utilizzo e la diffusione di Internet, per Baldassarri devono far aumentare la conoscenza, ma occorrono regole.
Per Tripodi, di Unioncamere, che ha parlato in sostituzione del Segretario generale Giuseppe Tripoli, ¿molte aziende ritengono che il sito internet sia un¿infrastruttura e che la presenza in rete non richieda gli stessi requisiti che nel mercato reale¿. In questo, il ruolo delle camere di commercio si rivela molto importante, laddove queste si sono assunte il compito di ¿portare le imprese online¿. Ma, ha precisato Tripodi, ¿…occorre snellire le regole se si vuole che sempre più imprese vadano sul web¿.
Gennaro Di Genova, presidente di Internet Monitoring, ha posto l¿accento sulla mancanza di tutele per gli internauti e di regole per i siti internet e della necessità che sia soggetti istituzionali (ministero dell¿Innovazione, comuni, camere di commercio) ad assegnare e gestire i nomi di dominio, allo scopo di creare una ¿area virtuale legalizzata¿, un ambiente definito in cui i soggetti ¿riconoscibili¿ possano agire sotto precise responsabilità giuridiche.
Pierluigi Sandonnini
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