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Corriere della Sera e Repubblica nel mirino dei legali di Mediaset. La società e il presidente Fedele Confalonieri hanno dato mandato agli avvocati perché avviino tutte ¿le azioni legali possibili¿ nei confronti dei due quotidiani, per gli articoli usciti sul Corsera il 23 e 24 febbraio e su Repubblica il solo 24 febbraio.
La ragione di un simile provvedimento sta nel fatto che in tali articoli sono stati pubblicati ampi stralci di atti di un procedimento penale dei quali è vietata la divulgazione.
Mediaset nel comunicato sottolinea che ¿In questo modo si è creato un grave pregiudizio alle esigenze di tutela delle diverse parti coinvolte. A salvaguardia delle quali il divieto di pubblicazione è finalizzato¿.
La vicenda è relativa all¿inchiesta aperta dalla Procura Milano sulla compravendita dei diritti cinematografici di Mediaset negli anni 1994-1996.
Lunedì, 21 febbraio, la difesa ha ricevuto le notifiche di chiusura indagine e, nei trenta giorni successivi, potrà presentare memorie e chiedere interrogatori per i propri assistiti. Subito dopo i magistrati, secondo l”orientamento emerso a palazzo di Giustizia, chiederanno al giudice per l”udienza preliminare il processo a carico degli indagati.
La Procura di Milano ha, infatti, chiuso l”inchiesta in vista della richiesta di rinvio a giudizio (art. 415 bis del codice di procedura penale).
I sostituti procuratori Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale hanno chiuso il troncone principale dell”inchiesta che vede indagati, tra gli altri, a vario titolo, per falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale e riciclaggio Silvio Berlusconi,Fedele Confalonieri, David Mills, Candia Camaggi, il banchiere Paolo Del Bue, Giorgio Vanoni, Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto.
La notizia della chiusura dell¿indagine è uscita sulla stampa ancora prima che la difesa ne fosse stata messa a conoscenza. L¿avvocato Niccolò Ghedini, difensore di Berlusconi aveva, infatti, commentato ¿Ancora una volta ricevo una notifica a mezzo stampa. Non ho ricevuto nulla di ufficiale, solo telefonate dai giornalisti. E” un metodo che certo non soddisfa¿.
Ghedini ha ribadito di ritenere le accuse ¿inconsistenti¿, in qualche caso ¿assurde¿ e fa un rilievo di metodo: si tratta di ¿contestazioni che sono sempre le stesse avanzate anche nelle varie richieste di proroga, sulle quali bisogna rilevare l”insussistenza e la non ascrivibilità a Silvio Berlusconi che dal 1993 in poi non era più nulla nell”ambito del gruppo Mediaset se non un socio senza alcuna possibilità di gestione¿.
Ma proprio sul coinvolgimento di Silvio Berlusconi nei fatti sui quali sta indagando la Procura, il Corsera e Repubblica hanno pubblicato stralci dei verbali degli interrogatori di Franco Tatò e Livio Gironi, che all¿epoca dei fatti erano rispettivamente amministratore delegato e manager di Fininvest, che smentirebbero la linea fino a oggi seguita dagli avvocati di difesa.
Da qui la decisione di Mediaset e del presidente di intervenire con un¿azione legale contro i due quotidiani.
Intanto l¿avvocato inglese David Mills (marito del Ministro britannico della Cultura Tessa Jowell, ndr) ha commentato al Guardian di essere stato sentito dalla Procura di Milano, perché all¿epoca dei fatti era il legale di Berlusconi e sarebbe stato l¿artefice del complesso sistema di società off-shore al centro dell¿inchiesta.
Mills ha dichiarato al Guardian che fino a oggi è sempre stato ritenuto dalla giustizia italiana ¿un consulente con alcuna responsabilità in alcune presunte operazioni di frode¿. Mills dice, infatti, d¿essere accusato ingiustamente. Se dovesse essere condannato, l¿avvocato inglese rischia fino a 12 anni di prigione.
L¿indagine, nella quale è coinvolto Mills, riguarda la compravendita di diritti televisivi e cinematografici acquistati da due società off-shore della Fininvest (Century One e Universal One), e poi rivenduti a Mediaset, per 470 milioni di euro, negli anni 1994-1996. Il fascicolo dell”indagine comprende circa 500 mila pagine, ed è stato interamente digitalizzato.
Secondo la procura di Milano, alcune major americane avrebbero venduto i diritti televisivi a due società off-shore, le quali li avrebbero poi rivenduti con maggiorazione di prezzo a Mediaset, che avrebbe ereditato dopo la quotazione in Borsa del 1994 il sistema operativo di Fininvest.
Il tutto, con l¿obiettivo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri nella disponibilità di Berlusconi. I benefici sarebbero stati ottenuti attraverso la Legge Tremonti.
Mediaset si è sempre detta assolutamente estranea ai fatti ipotizzati nelle congetture dell¿accusa: ¿L¿inchiesta si trascina ormai da più di tre anni ed è animata da una sterile volontà di spettacolarizzazione cui fa eco la consueta grancassa mediatica¿.
Per il gruppo ¿non può che essere questo l¿obiettivo che ha ispirato, per ben due volte in tre mesi, l¿invasione degli uffici aziendali ad opera di drappelli di una trentina di uomini per sequestrare documentazione obsoleta, inutile ed eccedente l¿ambito di indagine¿.
Ogni volta sono stati compressi i diritti di difesa e si è trascurato persino di identificare la documentazione asportata, impedendo così alla società di conoscere quali e quanti documenti siano stati acquisiti al fascicolo processuale.
L¿azienda ritiene che l¿accusa si basa non su prove, ma su un teorema privo di alcun elemento di sostegno e il ripetersi a brevi intervalli di perquisizioni spettacolari ne è dimostrazione evidente.
Per Mediaset ¿I diritti cinematografici acquistati dalla società sono veri, esistenti, qualitativamente ineccepibili. Sono stati regolarmente messi in onda e hanno concorso a determinare i successi di audience del gruppo. Tali diritti sono stati acquistati a prezzi di mercato e da operatori del settore, conosciuti sul mercato e accreditati presso le varie rassegne internazionali¿.
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