Europa
I ministri dell¿Unione europea hanno raggiunto stamani una posizione comune sulla Direttiva per la brevettabilità dei software. Lo ha annunciato il ministro dell”economia lussemburghese e presidente di turno dell”Ue, Jeannot Kreckè, osservando che ¿l”adozione di oggi è dettata da ragioni istituzionali e per non creare un precedente che causerebbe ulteriori ritardi¿.
Le nuove disposizioni comunitarie introdurranno nei Paesi dell”Unione un nuovo regime di brevettabilità. L”obiettivo è garantire in tutta la Ue una protezione “effettiva, trasparente e armonizzata” dei software in modo da stimolare investimento e innovazione. Per essere brevettabile un software dovrà essere “nuovo, poter essere applicato a livello industriale, e implicare un”attività inventiva. Inoltre, dovrà apportare un contributo tecnico alla situazione dell”evoluzione tecnologica“.
Secondo il testo della direttiva, non sarebbero dunque brevettabili i programmi per il computer espressi in codice, quelli che attuano metodi per l”esercizio delle attività economiche, metodi matematici, e che non producono effetti tecnici oltre a quelli delle normali “interazioni tra il programma e il computer”.
Il testo avrebbe dovuto essere approvato lo scorso 17 febbraio dal ministri europei, ma era stato ritirato per la terza volta dall¿ordine del giorno, come aveva lamentato il Commissario Ue al Mercato interno, Charlie McCreevy, che si era detto veramente ¿dispiaciuto¿.
La Conferenza dei presidenti di gruppo del Parlamento europeo aveva allora nuovamente inviato alla Commissione, come prevede l¿iter legislativo della Ue, la bozza della legge sui brevetti dei software, sottolineando la propria disapprovazione per la legge.
La bozza di Direttiva deve adesso tornare al Parlamento europeo che, in prima lettura, aveva adottato una posizione più aperta verso il software libero, rispetto al Consiglio e alla Commissione Ue.
L¿accordo ministeriale ¿apre la porta a una seconda lettura in Parlamento¿, che eviterà di allungare ulteriormente i tempi, ha dichiarato con soddisfazione il ministro Jeannot Krecké. Il ministro ha anche commentato che “è ora necessario trovare un terreno di intesa tra le istituzioni, un compromesso che tenga conto tanto delle legittime attese dell”industria che di quelle degli utilizzatori”.
Nella consultazione di oggi, solo la Spagna ha votato contro. Ha cambiato posizione, dunque, la Polonia, che inizialmente aveva minacciato di esprimere parere negativo. Si sono, invece, astenuti l¿Italia, il Belgio e l¿Austria.
Molti Paesi membri hanno deciso di sostenere questa posizione comune, nonostante alcune reticenze, sperando di ottenere ulteriori modifiche dopo la seconda lettura in Parlamento.
Krecké ha, infatti, assicurato che si cercherà di rispettare tutte le posizioni. Sei Paesi (Ungheria, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Danimarca e Cipro) hanno annunciato d¿aver depositato una dichiarazione che mira a ottenere dei chiarimenti in merito alla Direttiva.
La Polonia, in particolare, ha fatto sapere che sosterrà la Direttiva, nella seconda lettura in Consiglio, solo se verranno apportati alcuni emendamenti.
Molti però fanno notare che la possibilità di introdurre emendamenti significativi al testo in seconda lettura è del tutto teorica, perché in tale frangente sarà richiesta una maggioranza qualificata per qualunque modifica. In caso di approvazione definitiva, la battaglia contro la nuova direttiva si sposterebbe nei singoli Stati, dove gli oppositori del provvedimento tenteranno di ottenere una ratifica morbida.
Riferendosi all¿approvazione di oggi, il senatore dei Verdi, Fiorello Cortiana, ha parlato di ¿limiti delle Istituzioni europee¿.
¿Il Parlamento ha chiesto a chiare lettere di riavviare la discussione sul testo, e Commissione e Consiglio hanno ritenuto che fossero chiacchiere da bar, non risoluzioni del Parlamento Europeo. Siamo arrivati al ridicolo quando Barroso, richiesto in audizione dal Parlamento, ha risposto ¿ e sta agli atti ¿ che non aveva tempo¿.
Cortiana è primo firmatario della mozione per il riavvio della Direttiva firmata al Senato da quasi un terzo dei senatori di tutti gli schieramenti.
¿Ora i due milioni di cittadini europei che hanno chiesto di non accettare che il software, fosse brevettabile, le migliaia di piccole e medie imprese che hanno preso posizione, le centinaia di parlamentari europei e degli Stati membri devono porre tutto il loro peso perché si raggiunga la maggioranza qualificata nella seconda lettura del Parlamento, bloccando definitivamente questo tentativo che andrebbe a solo vantaggio delle grandi multinazionali asiatiche e americane e metterebbe in grandissima difficoltà il tessuto di medie imprese europee¿, ha concluso Cortiana
Da mesi il disegno di legge sulla brevettabilità dei software, come predisposto dalla Commissione, fa discutere. Il Parlamento europeo ha chiesto di ritirare il testo adottato oggi e di ripartire da capo. Richiesta che però non è stata accolta né dalla Commissione Ue né dai ministri.
I problemi nascono sulla questione se sia necessario prevedere un brevetto anche per i programmi per computer o invece si debba seguire il modello statunitense che prevede di assegnare un software patent per sistemi commerciali su Internet.
Questo progetto di legge oppone i giganti mondiali dell¿informatica, che vogliono poter brevettare tutto, come negli Stati Uniti appunto, dove è possibile brevettare anche le semplici idee, e i fautori del software libero, il cosiddetto freeware, che desiderano lasciare il massimo dei programmi informatici a disposizione di tutti.
Michel Rocard, europarlamentare francese del Partito socialista, è il maggiore oppositore alla brevettabilità del software. In un¿intervista rilasciata recentemente al quotidiano Le Monde, ha spiegato le ragioni di questa posizione.
L¿ex Primo Ministro francese ha chiarito che le polemiche nascono dall¿ampiezza degli interessi coinvolti in questa legge. Rocard dice che intorno alla brevettabilità dei software circolano cifre esorbitanti, si parla di 35-40 miliardi di dollari l¿anno di royalties.
¿Nessuno contesta che un¿idea sia brevettabile: che si tratti di una successione di parole, di un accordo musicale o di un algoritmo. Si dice che Einstein abbia detto ¿Una formula matematica non è brevettabile¿. Che cos¿è un software? Un insieme di formule matematiche correlate che guida il funzionamento di un computer. Non è quindi brevettabile in quanto tale¿, ha detto Rocard.
Il deputato Ue ha anche precisato che l¿articolo 52 della Convenzione europea sui brevetti del 1972 esclude la brevettabilità dei software.
Nonostante ciò, continua Rocard, l¿Ufficio europeo dei brevetti ne ha concesso circa 30mila in meno di dieci anni.
Il riferimento va poi agli Stati Uniti. Rocard ha sottolineato a Le Monde che negli Usa esistono solo delle leggi quadro sui brevetti, ma non esiste niente di specifico per le invenzioni di software.
L¿iniziale intenzione della Commissione, nel 2002, era di mettere ordine in un ambito legale caotico. ¿Tuttavia – ha evidenziato Rocard – il testo non conteneva alcuna disposizione giuridica che fissava la linea rossa tra ciò che è brevettabile e ciò che non lo è¿.
¿Da ciò risultava che il testo della Commissione era permissivo senza alcun chiaro limite¿.
Il Parlamento, in prima lettura, aveva proposto degli emendamenti che prevedevano la brevettabilità solo per quei software che implicavano ¿la messa in opera delle forze della natura¿.
L¿europarlamentare ha spiegato che così era stato fissato un limite che avrebbe consentito di brevettare 15-20% dei software oggi prodotti.
Il 24 settembre 2003, il Parlamento ha adottato questi emendamenti con una maggioranza di 361 voti, 157 voti contrari e 28 astensioni.
Ma questa votazione non è piaciuta alla Commissione e ha determinato la presa di posizione da parte dei grandi gruppi informatici, primo fra tutti Microsoft.
Diverse aziende, non solo americane hanno fatto pressioni sulla Commissione, ha ammesso Rocard, riferendosi a Nokia ad Alcatel.
La Commissione europea si è allora servita di consulenze esterne, da parte di Microsoft e altre società informatiche, con cui, ha detto ancora l¿europarlamentare francese, ¿non è mai stato possibile intenderci¿.
¿Per loro ¿ ha sottolineato Rocard ¿ tutto ciò che può produrre profitto cessa di essere un motore di crescita¿.
Per ulteriori approfondimenti, leggi:
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